Simposio Rosminiano 2025: Krienke, “insofferenza del limite natura umana si ripercuote negativamente su nostra capacità di vivere relazioni stabili”

“Antonio Rosmini e le sfide del transumanesimo: custodire il senso dell’umano nell’era dell’intelligenza artificiale”: ne ha parlato Markus Krienke, professore di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa presso la Facoltà di Teologia di Lugano, presso la quale dirige la Cattedra Rosmini, intervenendo al Simposio Rosminiano 2025, in corso fino a oggi a Stresa.
“La tecnica si situa antropologicamente nello ‘spazio di libertà’ tra l’essere umano e il mondo intorno, cioè nel rapporto che abbiamo con la natura e gli altri. Prima di chiederci di ‘quale etica’ abbiamo bisogno nell’era delle nuove tecnologie, bisogna dunque analizzare che cosa esse sono e come trasformano tali rapporti. Bisogna porre, appunto, la domanda circa il ‘luogo antropologico’ della tecnologia e come le nuove tecnologie incidono su di esso, ponendo delle sfide particolari a noi e alla società”, ha osservato il docente. “Oggi si parla di transumanesimo per indicare che dalle nuove tecnologie ci si aspetta la realizzazione di un perfezionamento della natura umana che finora era impensabile, con i classici mezzi della civilizzazione, dalla morale alla politica, dall’educazione alla religione – ha spiegato l’esperto -. Dall’ibridazione della natura umana con la tecnica e dal crescente affidamento delle sfide umane ad essa, emerge un’insofferenza con il limite della natura umana. Ciò si ripercuote negativamente sulla nostra capacità di vivere relazioni stabili, di riconoscere l’altro, di vivere relazioni di cura ed empatia, di coltivare dimensioni sociali non rigorosamente sottoposte alla logica dell’efficienza e del profitto”. Krienke ha, quindi, affermato: “L’antropologia di Antonio Rosmini indica in tale situazione culturale precisamente tre elementi o ‘leggi antropologiche’ di cui la dimensione umana della nostra società ha bisogno: la valorizzazione del corpo proprio e degli altri nella sua limitatezza e vulnerabilità, in quanto possibilità di ricchezza di relazione con il mondo concreto, inoltre l’affermazione della singolarità e irriducibilità della persona nella sua dignità, infine il riconoscimento incondizionato dell’altro. La società tecnologia, in altre parole, è una scommessa a noi che riusciamo a coltivare queste dimensioni umane: e l’antropologia rosminiana ci dà proprio in questo senso un grande aiuto”.

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