Giubileo dei bambini: D’Amato (Università Roma Tre), “sono persone”. “Lavorare per aiutare i piccoli ad essere se stessi e i grandi ad assumere il proprio ruolo”

“I bambini sono persone. In Italia li chiamiamo minori, ma minori in che cosa?”. È l’interrogativo posto questa mattina dalla professoressa Marina D’Amato, ordinaria di Sociologia dell’infanzia presso l’Università Roma Tre, durante l’incontro “La Chiesa dei bambini. Verso la Gmb” organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata mondiale dei bambini in vista del World Children’s Day del 2026 e in occasione del Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani.
La docente ha ripercorso le fasi storiche nelle quali l’attenzione per l’infanzia è ciclicamente comparsa e scomparsa lungo i secoli prima di chiedere ai presenti: “Avete idea di chi sono i bambini oggi e chi li vuole?”. D’Amato ha spiegato di come, negli anni, abbia raccolto più di 10mila scritte sui muri dei reparti di ostetricia e neonatologia negli ospedali italiani che hanno lasciato i padri in attesa della nascita di un figlio. Emerge che “tutti vogliono un supereroe. E questo fa sì che ogni bambino viene al mondo già ‘sfortunato’ perché non diventerà mai la realizzazione dell’idea di un’infanzia che non c’è”. “C’è una proiezione verso l’impossibile e il nascituro non sarà mai quell’‘impossibile’”. “Questo è il sintomo di un genitore ‘infantile’ perché il figlio viene ritenuto parte intrinseca di sé e non l’accettazione di una persona”. D’Amato ha puntato il dito contro le “attività forsennate” con cui vengono riempite le “agende da primo ministro” dei bambini e le “grida di incitamento” delle mamme nei campetti di calcio della Capitale come di tutta Italia: “Si sentono cose invereconde affinché il proprio figlio metta in porta la palla”. La docente ha poi osservato come si sia “annullata la demarcazione che separava la responsabilità degli adulti e l’irresponsabilità dei piccoli”. E ha sottolineato come nei rapporti tra genitori e figli “l’amicizia sia complicità” mente “altro è l’alleanza”: “Come si fa ad educare, cioè tirar fuori la natura che è in quell’essere umano, pensando di essere allo stesso livello?”, la domanda posta da D’Amato che ha evidenziato l’urgenza di “ripristinare i ruoli di grandi e piccoli per ridare alle istituzioni il significato che hanno e il rispetto che meritano: è una parola che si è persa – ha rilevato – perché si è tutti uguali e questa contaminazione che ha annullato anche le figure dei papà e delle mamme”. In un tempo caratterizzato da una parte dall’“infantilismo” e dall’altra dall’“adultizzazione precoce” c’è da “lavorare molto per aiutare i piccoli ad essere se stessi piccoli e i grandi ad assumere il ruolo che devono avere”. La docente ha concluso ricordando che in questo anche i “media hanno un ruolo immenso”.

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