“Dal 24 febbraio al 2 marzo, le nostre équipe mediche del centro di emergenza di Turgeau hanno curato 314 pazienti, 90 dei quali erano vittime dirette della violenza, una cifra doppia rispetto alla media abituale”. Lo si legge in una nota diffusa ieri dall’ong Medici senza frontiere (Msf). Alcuni pazienti, che necessitavano di interventi chirurgici, “sono stati trasferiti al nostro ospedale di Tabarre, dove la capacità traumatologica è stata aumentata da 50 a 75 posti letto. Negli ultimi 10 giorni, l’ospedale ha funzionato quasi a pieno regime e le nostre équipe stanno lavorando a pieno ritmo per accogliere nuovi pazienti”, si afferma dall’ong.
La violenza non ha portato solo a un aumento del numero di vittime, ma anche a un massiccio sfollamento. Dal 14 febbraio 2025, gli attacchi dei gruppi armati in diversi quartieri dell’area metropolitana di Port-au-Prince hanno costretto più di 24.000 persone a fuggire, e questo numero continua a crescere con il persistere della violenza. Ad oggi, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni stima che oltre 180.000 sfollati interni vivano in più di 140 siti nell’area metropolitana. “Queste popolazioni vulnerabili, alcune delle quali sono state sfollate più volte, cercano rifugio in campi precari, dove l’accesso all’acqua potabile è estremamente limitato o inesistente – denuncia Msf –. Per più di un mese, la sospensione dei finanziamenti statunitensi ha privato molte organizzazioni umanitarie delle loro risorse, costringendo attori come Solidarités International a sospendere la distribuzione di acqua potabile nei campi per sfollati”. Secondo l’ong, in questi campi gli sfollati cercano di sopravvivere con un solo litro d’acqua al giorno, tra alimentazione e igiene, ben al di sotto degli standard internazionali di emergenza, che raccomandano un minimo di 15 litri per persona al giorno. In risposta a questa emergenza, stiamo attualmente dispiegando un sistema di trasporto dell’acqua per fornire acqua a più di 13.000 persone che vivono in quattro campi.
“Abbiamo individuato più di cento campi nell’area metropolitana di Port-au-Prince, ma purtroppo non saremo in grado di soddisfare tutte le esigenze. La portata della crisi supera di gran lunga le attuali capacità di risposta di Medici senza frontiere, a un mese dall’inizio della stagione delle piogge”, avverte Christophe Garnier, coordinatore generale di Medici senza frontiere ad Haiti. Con l’imminente arrivo delle prime piogge che sommergeranno i sistemi idrici e igienici, le condizioni igieniche si stanno deteriorando e il rischio di diffusione di epidemie come il colera è alle stelle.