Cisgiordania: Unicef, 13 bambini palestinesi uccisi nei primi due mesi del 2025

(Foto: Unicef)

Tredici bambini palestinesi uccisi in Cisgiordania nei primi due mesi del 2025: a denunciarlo è oggi l’Unicef attraverso una dichiarazione del suo direttore regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa, Edouard Beigbeder. Il bilancio include 7 bambini uccisi dal 19 gennaio, in seguito al lancio di un’operazione su larga scala nel nord del territorio. Tra le vittime c’è anche un bambino di due anni e mezzo, la cui madre incinta è rimasta ferita nella sparatoria. Dal 7 ottobre 2023, 195 bambini palestinesi e tre bambini israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Negli ultimi 16 mesi il numero di bambini palestinesi uccisi nel territorio è aumentato del 200% rispetto al periodo di 16 mesi precedente. L’Unicef, afferma Beigbeder, “è profondamente allarmato dall’escalation di violenza, in particolare a Jenin. L’uso crescente di armi esplosive, attacchi aerei e demolizioni nei governatorati di Jenin, Tulkarem e Tubas – compresi i campi per rifugiati e altre aree densamente popolate – ha danneggiato gravemente le infrastrutture essenziali, interrompendo le forniture di acqua ed elettricità”. Migliaia di famiglie sono state sfollate a causa delle recenti operazioni militari, anche nei campi di Jenin, Nur Shams, Tulkarem e al-Faraa. L’istruzione è stata interrotta per gli studenti di quasi 100 scuole, con insegnanti e studenti che non hanno potuto frequentare le lezioni in sicurezza, aggravando ulteriormente lo stress psicologico e sociale. Da qui la condanna dell’Unicef di “tutti gli atti di violenza contro i bambini e chiede l’immediata cessazione delle attività armate in tutta la Cisgiordania occupata. Tutti i civili, compresi i bambini senza eccezione, devono essere protetti. Le organizzazioni umanitarie devono avere accesso sicuro e senza ostacoli per fornire assistenza salvavita e servizi di protezione ai bambini e alle loro famiglie. L’aggravarsi della crisi sottolinea l’urgente necessità che le parti rispettino gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. È fondamentale – conclude – trovare una soluzione politica durevole, sostenuta dalla comunità internazionale, per garantire che tutti i bambini della regione possano vivere in pace e sicurezza”.

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