“La sentenza della Corte Costituzionale dimostra, come avevamo già chiesto, l’urgenza di ripensare la legge sul fine vita coinvolgendo il Parlamento”. È il commento del card. Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana, in merito alla sentenza numero 204 del 2025 con cui la Corte costituzionale ha respinto le censure statali sull’intera legge regionale toscana numero 16 del 2025, in tema di aiuto al suicidio, ma ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di diverse sue disposizioni. “Non crediamo nelle contrapposizioni, ma nel confronto aperto, schietto e democratico. Con questa sentenza non ci sono vincitori o sconfitti, ma solo la necessità di dialogo senza snaturare la posizione della Chiesa da sempre per la tutela della vita in ogni suo stadio”, aggiunge il porporato. “Come vescovi toscani ribadiamo la necessità di avere norme nazionali ispirate al riconoscimento del valore della vita”, conclude il card. Lojudice. La Presidenza della Cei, in una nota pubblicata il 21 febbraio, aveva espresso “preoccupazione per recenti iniziative regionali sul tema del fine vita”, in particolare “l’approvazione nei giorni scorsi della legge sul suicidio medicalmente assistito da parte del Consiglio regionale della Toscana”. “Sulla vita non ci possono essere polarizzazioni o giochi al ribasso”, aveva affermato la Cei, sottolineando che “primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte” e invitando a “un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini”.