“Siamo tutti fruitori e l’IA si nutre dei nostri dati”. Lo ha detto Lindo Nepi, formatore e referente Aiart di Ascoli Piceno, intervenendo al convegno “IA. Un territorio da esplorare tra confini e sconfinamenti”, promosso da Aiart con l’Università di Catania, la diocesi e Meter, nell’auditorium del Disum al Monastero dei Benedettini. Nepi ha spiegato che “mentre parliamo, lavoriamo o dormiamo, gli algoritmi delle aziende, delle banche, del servizio sanitario e dei social elaborano i nostri dati”, ricordando che ogni azione online “contribuisce ad addestrare i modelli di machine learning che ormai governano le vite di tutti noi”. Citando il paper “How people use ChatGPT”, ha sottolineato che la piattaforma ha raggiunto “circa il 10% della popolazione adulta mondiale”, con tre usi prevalenti: “practical guidance”, “information seeking” e “writing”. Ha osservato che i messaggi non legati al lavoro “sono oltre il 70% di tutti gli utilizzi” e che per molti ChatGPT “è diventato un amico con cui confidarsi”. Nepi ha richiamato anche un esperimento su Reddit, dove bot dotati di storie personali hanno ottenuto “oltre 100 cambiamenti di opinione”, mostrando che “messaggi generati da macchine erano riusciti a influenzare esseri umani”. Quindi ha ricordato che il termine “intelligenza artificiale” fu scelto nel 1956 “per evocare l’intelletto umano”, alimentando oggi aspettative irrealistiche. Il formatore ha evidenziato i limiti dei modelli, “spesso black box” e condizionati dai bias dei dati, capaci di “impattare sulla vita delle persone”. Nepi ha concluso avvertendo che “la mente umana ha creato uno strumento affascinante e terribile”, e che chi immagina di sostituire professioni e responsabilità umane con l’IA “non ha ben capito la posta in gioco”.