“La terza guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita efficacemente Papa Francesco, continua a disseminare morti, perpetrare crimini contro l’umanità, realizzare piani di sterminio di massa: atti che calpestano ogni giorno la stessa dignità dell’essere umano di fronte ai quali non possiamo rimanere indifferenti. Non è tempo di aspettare: abbiamo bisogno di testimoni e di attori di pace. Abbiamo bisogno di riaffermare il ripudio della guerra e della violenza. Abbiamo bisogno di rendere concreti i principi del diritto internazionale e della nostra Costituzione perché i valori non vengano relegati alla sfera del pensiero teorico ma riacquistino con pienezza la funzione di faro del cammino dell’umanità”. È quanto si legge in un documento di posizionamento della Conferenza nazionale Enti per il Servizio civile con il quale la Cnesc ribadisce con forza la propria posizione contro ogni guerra, contro il riarmo e ogni forma di violenza armata, promuovendo una pace fondata sulla giustizia, la dignità dei popoli e il rispetto del diritto internazionale. Il documento – viene spiegato in una nota – è un appello alla responsabilità degli Stati e della Comunità internazionale: “La pace non si costruisce con le armi ma attraverso la forza della nonviolenza, lo sviluppo eco-sostenibile e il potenziamento della Cooperazione tra i popoli”. “In un contesto globale segnato da numerosi conflitti armati – dichiara la presidente della Cnesc, Laura Milani – la recente tregua a Gaza rappresenta un passo in avanti, ma ancora troppo fragile, che evidenzia la necessità urgente di percorsi di pace duraturi e credibili, che si fondino su verità e giustizia. A livello globale stiamo assistendo a una normalizzazione della guerra e lo dicono anche i numeri: sono 56 i conflitti armati attivi nel mondo, il numero più alto dalla Seconda Guerra mondiale (dati del Global Peace Index 2024). Serve un’inversione di rotta che porti a fermare la fornitura di armi e gli accordi economici e di collaborazione con tutti i Paesi che violano i Diritti Umani, per investire realmente in percorsi che costruiscano una pace duratura. Questo vale per Gaza e per i Territori occupati, vale per l’Ucraina e vale per tutte le guerre, anche quelle dimenticate, come per esempio il Sudan”.
La Cnesc – si legge nel documento – “chiede alle istituzioni italiane e a quelle dei Paesi esteri in cui i suoi enti aderenti operano, di attivarsi per fermare ogni guerra quale premessa per una pace giusta ed equa a livello mondiale che restituisca territori e libertà ad ogni popolo e garantisca la sicurezza e integrità della popolazione civile considerando ogni persona umana, ogni vita, come baluardo insuperabile”.