“Alla violenza delle armi esiste sempre un’altra strada, un modo diverso e più conveniente per risolvere le contese, sottraendosi a rischi fatali di escalation incontrollate, i cui effetti pongono a rischio la sopravvivenza dell’umanità”. Lo ha sottolineato ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento all’incontro internazionale per la pace dal titolo “Osare la pace-Religioni e culture in dialogo” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.
“Le notizie giunte nei giorni scorsi da Gaza, dopo gli accordi di Sharm El-Sheikh, con i primi passi di intesa tra le parti in conflitto in Medio Oriente e con il rilascio degli ostaggi, ci ricordano che i processi di pace hanno bisogno di perseveranza, di pazienza, di lavoro di mediazione, di assunzione di responsabilità, ha osservato il Capo dello Stato, aggiungendo che “Istituzioni, diplomazie e numerosi altri ‘facilitatori di pace’, incluse le comunità religiose, svolgono quest’opera giorno dopo giorno, spesso lontano dai riflettori e senza ambire a superflui riconoscimenti esteriori”. “Alla forza della prepotenza va contrapposta la forza tranquilla delle istituzioni di pace”, ha ammonito il presidente. “L’auspicio – ha continuato – è che la ‘scintilla di speranza’, come l’ha definita Leone XIV, innescata in Terra Santa si estenda anche all’Ucraina, dove le iniziative negoziali stentano ancora a prendere concretezza mentre le sofferenze di bambini, donne, uomini procurate dalla spietatezza dell’aggressione russa non accennano a diminuire”. “Quanto avviene ci impone di perseverare in una risposta comune, equilibrata, mossa dal senso di giustizia e di rispetto per la legalità internazionale, dalla vigenza universale dei diritti dell’uomo”, ha ammonito Mattarella, secondo cui “il contributo dei peace-maker, che costruiscono ponti e tessono relazioni tra comunità in conflitto, e dei peace-keeper, che vegliano sul rispetto dei cessate il fuoco e sulla protezione dei più vulnerabili, è inestimabile: far sorgere un principio di pace anche nei contesti più ostili”. “Non si può omettere di ricordare che osare la pace include e abbraccia altri aspetti: dalle ampie zone di grande povertà nel mondo, alle sofferenze dei migranti, alla crescente concentrazione della ricchezza in poche mani in luogo della sua diffusione”, ha concluso il presidente, convinto che “tutti noi siamo oggi chiamati a rinnovare la nostra fiducia nella causa della pace. Rendiamo comune e condiviso l’appello di questo incontro: continuiamo a osare la pace”. “Continuiamo a investire in percorsi di dialogo e di mediazione, a sostenere chi soffre, a costruire ponti tra i popoli, per contribuire a un mondo in cui la pace non sia un sogno per illusi, ma una realtà condivisa”, l’esortazione finale.