Pace: card. Ambongo Besungu (Repubblica democratica del Congo), “cosa renderà il mondo più sicuro? Potenti arsenali o politiche giuste e solidali per i poveri?”

card. Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo)

“Osare la pace significa vincere la paura, rifiutare la fatalità e dotarsi del coraggio per agire. È il coraggio delle donne e degli uomini che continuano a disarmare il cuore in mezzo alla guerra. È anche il coraggio delle madri che proteggono i loro bambini sotto attacchi e bombardamenti. È anche il coraggio della resilienza di comunità che scelgono la vita tranne le armi”. Lo ha detto il card. Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo), intervenendo questa mattina al Forum “Una pace disarmata e disarmante”, in corso a Roma nell’ambito dell’incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio dal titolo “Osare la pace”. “Vengo dalla Repubblica Democratica del Congo, un paese magnifico, ma ferito, che da oltre trent’anni vive uno dei conflitti più lunghi in Africa”, ha detto il cardinale ricordando che nel suo Paese “più di 120 gruppi armati rimangono attivi nelle provincie di Turi, North Kivu, Sud Kivu e a volte Tanganyika”. Un paese afflitto da guerre che “hanno causato milioni di morti, distrutto villaggi e disperso famiglie nel silenzio colpevole di un mondo che continua a trarre profitto dal saccheggio sistematico delle risorse di questo paese”. “Eppure, queste tragedie non troveranno una soluzione duratura attraverso le armi”, ha insistito l’arcivescovo. “E’ il popolo che paga il prezzo più alto della guerra, con povertà, sfollamenti e disperazione. Notiamo con rammarico che i bilanci nazionali destinano sempre più risorse agli armamenti e sempre meno alla solidarietà. Ma cosa renderà il mondo più sicuro? Potenti arsenali o politiche giuste e solidali per i poveri? L’esperienza congolese lo dimostra. La corsa agli armamenti porta alla rovina del bene comune. La pace, invece, non è semplicemente l’assenza di guerra ma è frutto dell’ordine voluto da Dio. Presuppone giustizia, dignità e la lotta contro le cause strutturali della povertà e della corruzione”. “I congolesi non chiedono una tregua ma una conversione, non promesse ma l’impegno a disarmare i cuori di fronte agli eserciti”, è l’appello lanciato dall’arcivescovo di Kinshasa.

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