Leone XIV: “quando l’essere umano è incapace di vedere aldilà di sé, rimane schiavo”

“Quando l’essere umano è incapace di vedere al di là di sé, della propria esperienza, delle proprie idee e convinzioni, dei propri schemi, allora rimane imprigionato, rimane schiavo, incapace di maturare un giudizio proprio”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa con le Università pontificie presieduta oggi pomeriggio nella basilica di San Pietro. “Quale grazia può toccare la vita di uno studente, di un ricercatore, di uno studioso?”, si è chiesto Leone XIV: “la grazia di uno sguardo d’insieme, uno sguardo capace di cogliere l’orizzonte, di andare oltre”, la risposta, che corrisponde all’immagine di una pagina del Vangelo di Luca: quella di “una donna curva la quale, guarita da Gesù, può finalmente ricevere la grazia di uno sguardo nuovo, uno sguardo più grande”. “La condizione dell’ignoranza, che spesso è legata alla chiusura e alla mancanza di inquietudine spirituale e intellettuale, assomiglia alla condizione di questa donna”, ha commentato il Pontefice: “essa è tutta curva, ripiegata su sé stessa, perciò le è impossibile guardare oltre sé stessa”. “Come la donna curva del Vangelo, il rischio è sempre quello di restare prigionieri di uno sguardo centrato su sé stessi”, il monito del Papa: “molte cose che contano nella vita – possiamo dire le cose fondamentali – non ce le diamo da noi stessi; le riceviamo dagli altri, giungono a noi e le accogliamo dai maestri, dagli incontri, dalle esperienze della vita. E questa è un’esperienza di grazia, perché guarisce i nostri ripiegamenti. Si tratta di una vera e propria guarigione che, proprio come succede alla donna del Vangelo, ci permette di avere nuovamente una posizione eretta davanti alle cose e alla vita e di guardarle in un orizzonte più grande”.

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