“Anche dopo l’approvazione di questa legge di bilancio manca un piano complessivo di misure strutturali di breve e di lungo termine, un ritorno all’universalismo selettivo e i dati che possono consentire una valutazione effettiva della ricaduta delle misure di contrasto alla povertà assoluta. L’assegno d’inclusione (Adi) non risponde più al fondamentale principio dell’universalismo selettivo, che caratterizza una misura di reddito minimo. Si tratta invece di una misura categoriale, poiché riservata alle sole famiglie che includano minori, persone con disabilità, anziani”. A denunciarlo oggi Alleanza contro la povertà (Acp).
Acp aveva indicato come “prioritario”, in sede di legge di bilancio, “il ripristino di una misura universalistica, capace di supportare chiunque si trovi in condizione di povertà. Non si registrano passi avanti in questa direzione. E poi ci sono i dati, fermi a giugno”.
Acp ha sempre dichiarato che “solo una costante pubblicazione, diffusione e trasparenza sul numero di persone e famiglie interessate, consentirà di conoscere in tempo reale l’impatto delle nuove misure su chi vive in povertà nel nostro Paese. Il monitoraggio delle misure è però fermo a oltre sei mesi fa: questo non permette di osservare la situazione che desta allarme e sulla quale si potrebbe intervenire alla luce di costanti aggiornati. Acp torna quindi a chiedere trasparenza e puntualità nella pubblicazione dei questi dati”.
Infine, “c’è l’Osservatorio sulle povertà, istituito quasi sei mesi fa ma mai convocato. A oggi si registra una sua sostanziale inoperosità”. Anche alla luce della legge di bilancio appena approvata, “si sollecita una sua tempestiva convocazione al fine di mettere sul tavolo le questioni e le sfide su cui da subito occorre impegnarsi per fermare quella che è divenuta nel nostro Paese una vera emergenza e la cui crescita è stata recentemente certificata dall’Istat”, conclude Alleanza contro la povertà.