Natale: mons. Mosciatti (Imola), “condividere la vita divina di quel bambino ci rende capaci di uno sguardo nuovo e di una carità infinita”

“Che testimonianza di fede ci danno i nostri fratelli di Gaza! L’incarnazione è la grazia per cui ogni uomo può diventare un altro Cristo, attraverso il Battesimo, la Cresima, la vita nello Spirito”. Lo ha detto il vescovo di Imola, mons. Giovanni Mosciatti, nell’omelia della messa per il Santo Natale.
“Il Verbo si è fatto carne, Dio ha assunto un corpo, ma il luogo dove si comunica il suo sangue, e quindi dove si estende il suo corpo, è la Chiesa. E così, di fatto, questo evento non è solo Dio che si è fatto uno di noi, ma Dio che viene anche a noi attraverso delle persone, cioè dei cristiani, che sono dei testimoni. È un rischio grande per il Signore perché si affida a uomini carnali, a gente comune. E così condividere la vita divina di quel bambino ci rende capaci di uno sguardo nuovo e di una carità infinita. Ogni volto ci chiama alla carità. Anche il volto del nemico”, ha osservato il presule.
“Che grandezza la nascita di quel bambino: Dio ha voluto investire la vita umana ordinaria di tutti i giorni. Quel bambino per 30 anni ha vissuto la vita di un abitante del villaggio di Nazareth, la vita di un falegname, con i suoi clienti, i suoi ordini, i tetti delle case da riparare, la vita più ordinaria possibile. E questa è la grande novità del cristianesimo. La novità non è nell’eccezionale ma nella vita ordinaria”, ha aggiunto il vescovo. “Qualunque cosa facciate, fatela nel nome del Signore Gesù Cristo”, diceva S. Paolo. “Sia che mangiate sia che beviate”, sia sempre nel nome del Signore Gesù: “Questo è possibile non perché appiccichiamo alle cose il nome di Dio. Lui stesso ha fatto ciò che noi facciamo. Egli è il Creatore di tutte le cose e tutte hanno consistenza in Lui. E questo Bambino ci dà le ragioni della nostra speranza”, ha concluso.

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