“In un mondo spesso segnato da sfide e incertezze, il Natale ci ricorda che la speranza è un dono grande e prezioso. È la forza che ci spinge ad affrontare le difficoltà, a credere in un domani migliore e a trovare bellezza anche nei momenti più bui”. Lo ha affermato il vescovo di Alba, mons. Marco Brunetti, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica nella notte di Natale.
Ricordando che “quest’anno il Natale ci introduce al grande Giubileo, occasione per riscoprire la Speranza che per noi cristiani è Cristo stesso che viene in mezzo a noi, in una grotta a Betlemme”, il presule ha esortato i presenti a provare “a vedere in mezzo a noi segni di Speranza come ci invita a fare Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno Santo, che poco fa ha preso l’avvio con l’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro a Roma”. “Il primo segno di speranza – ha proseguito – è la pace per il mondo, immerso nella tragedia della guerra”. “Basta violenza, le armi tacciano per sempre e siano messe al bando. Troppi morti da contare e feriti da curare fisicamente, psicologicamente e spiritualmente”, ha ammonito. Poi, “siamo chiamati ad essere segno di speranza per i detenuti, compresi quelli della Casa lavoro della nostra città, che esperimentano ogni giorno il vuoto affettivo e l’abbandono”. “Quale futuro per loro?”, ha domandato il vescovo, sottolineando che “anche i lavoratori con le loro famiglie della Diageo e altri lavoratori in situazioni simili necessitano di percepire segni di speranza per il loro domani da parte di tutte le realtà in gioco, dagli imprenditori ai sindacati a tutta la società”. “Perdere il lavoro – ha commentato – significa perdere la propria dignità è questo non possiamo permetterlo. Si, perché noi crediamo che prima vengono le persone e le famiglie e poi il profitto”. “Altri segni di speranza – ha continuato – andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale, quanta solitudine e quanta sofferenza bisognosa di vicinanza e consolazione”.
Di “segni di speranza – ha osservato mons. Brunetti – hanno bisogno anche i giovani che in sé stessi la rappresentano: speranza in un futuro, in una famiglia, in un mondo migliore. Non potranno mancare segni di speranza nei riguardi dei migranti che hanno lasciato la loro terra per un luogo sicuro dove trovare un lavoro giustamente retribuito e una casa dove abitare a canoni di affitto accettabili. Segni di speranza meritano anche gli anziani che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono nelle case di riposo o nelle loro abitazioni. In loro noi vediamo le nostre radici e la saggezza che consegnano alle nuove generazioni”. “Il Natale sia un Natale di Speranza per tutti, nessuno escluso. Non lasciamoci rubare la Speranza dal peccato, dal male e dall’indifferenza così seducente nella nostra vita e società così frenetica”, l’invito del vescovo: “Facciamoci pellegrini e artigiani di speranza per un futuro migliore. Anche la nostra città ha bisogno di Speranza, poniamo in mezzo a noi innumerevoli segni e gesti di speranza. È il dono più grande che potremmo farci per un Natale di vera speranza”. “Abbracciamo le persone a noi care, è l’abbraccio di Dio, coltiviamo sogni e progetti, e non dimentichiamoci mai di guardare al futuro con fiducia e speranza”, l’indicazione conclusivo di mons. Brunetti.