Celebrare una funzione prenatalizia con i detenuti del carcere di Vienna-Josefstadt è una tradizione per il cardinale Christoph Schönborn. “Per me la festa con gli abitanti di questa casa è parte della preparazione al Natale. Per me è una data fissa”. Mercoledì 18 dicembre l’arcivescovo di Vienna ha accolto per la 29esima volta i detenuti e le guardie carcerarie nella cappella cattolica del carcere addobbata a festa, come è scritto in un comunicato sul suo portale online dell’arcidiocesi viennese (www.erzdioezese-wien.at). Al centro della funzione c’era l’immagine di Gesù come buon pastore che riporta a casa coloro che si erano smarriti, come ha sottolineato Schönborn. Sebbene nel corso dell’anno tenga molte prediche, quella in prigione è stata per lui una delle più dure: “Perché non voglio darvi parole pie, ma vero conforto e vera speranza”, ha detto il cardinale, nell’ultima omelia ufficiale da arcivescovo di Vienna, prima delle dimissioni che cadranno a gennaio. Nella parabola biblica del pastore che perde una delle sue 100 pecore e lascia il resto dei suoi animali alla ricerca dell’unica pecora smarrita, si legge un messaggio di conforto e di speranza, ha detto il cardinale: “Ciascuno di noi può smarrirsi. Gesù ci dice: Se ti perdi, ti cercherò e ti riporterò a casa. Questo vale per ognuno di noi!”.
Rivolto direttamente ai detenuti, il cardinale ha augurato la consolazione non solo a coloro che sono reclusi e alle loro famiglie, ma anche a coloro che “li hanno vissuti come nemici”. Come ringraziamento per il suo impegno decennale, un detenuto ha regalato a Schönborn una figura in metallo di un pastore con pecora, realizzata a mano nella bottega del fabbro del carcere. I detenuti hanno inoltre regalato al cardinale tre rose, che simboleggiano le tre virtù della fede, della speranza e dell’amore. L’arcivescovo di Vienna ha quindi benedetto la nuova icona nella cappella della prigione, che mostra Gesù come un buon pastore con una pecora sulle spalle.