Guerra Israele-Iran. Jaffa-Tel Aviv, la benedizione eucaristica di p. Pelayo: “Dal cielo solo benedizioni non missili”

Questa mattina, giorno della solennità del Corpus Domini, padre Augustin Pelayo, parroco della comunità cattolica di Jaffa a Tel Aviv, ha impartito la benedizione eucaristica sulla città, colpita poco prima dai missili iraniani lanciati in risposta all'attacco degli Usa contro siti nucleari. "Dal cielo scendano non missili ma benedizioni", afferma il parroco che invoca pace e protezione su tutti.

Benedizione su Tel Aviv -Giaffa (Foto Pelayo)

Gli Stati Uniti hanno attaccato alle prime ore di oggi tre importanti siti nucleari in Iran: Ispahan, Natanz e Fordow. A dare l’annuncio su Truth è stato il presidente Donald Trump apparso, poco dopo, in una breve conferenza stampa dalla Casa Bianca.

(Photo by Carlos Barria/Pool/Afp)

Accanto a lui il vice J.D. Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il capo del Pentagono Pete Hegseth. “I siti nucleari dell’Iran sono stati completamente distrutti. È stata una spettacolare operazione militare”. Da qui in poi, ha ammonito Trump, per l’Iran sarà “pace o tragedia”. La risposta iraniana è stata una salva di 30 missili. Colpite le città di Haifa, Gerusalemme e Tel Aviv.

Danni al convento. Quest’ultima aveva subito già gravi danni negli attacchi iraniani dei giorni precedenti, come conferma al Sir padre Agustin Pelayo, parroco della comunità cattolica (convento di Sant’Antonio) di Jaffa a Tel Aviv: “Il 13 giugno dovevamo celebrare la festa di Sant’Antonio, purtroppo non è stato possibile a causa dello scoppio della guerra con l’Iran. Fin quando è stato sicuro abbiamo celebrato con la presenza di qualche nostro fedele, ma giovedì scorso i bombardamenti sono diventati intensi e pesanti. L’onda d’urto dei missili ha colpito anche il nostro convento con danni non gravi. Lo stesso è accaduto ad alcune abitazioni di nostri fedeli e di altre denominazioni cristiane. Il vero miracolo è stato che non abbiamo avuto feriti e vittime. Sant’Antonio ci ha protetto”. Alla luce di questi eventi, il frate di origini messicane, appartenente alla Custodia di Terra Santa, ha chiesto alla sua comunità parrocchiale, formata da arabi israeliani e da famiglie di lavoratori migranti da India, Filippine, America Latina, di “pregare da casa e di uscire solo per venire in chiesa a confessarsi e ricevere la Comunione in forma privata, previo appuntamento. Non sono permesse celebrazioni o iniziative di gruppo perché non possiamo garantire la sicurezza”.

(Foto ANSA/SIR)

Tutti nei rifugi… chi ce li ha. La situazione è precipitata questa notte con l’attacco Usa ai siti nucleari iraniani e la conseguente risposta della Repubblica islamica. “Questa mattina – racconta padre Augustin – con l’altro confratello che è qui in comunità, stavamo per celebrare la messa. Abbiamo sentito il boato e il fragore dei pesanti bombardamenti. Siamo scesi in cantina, sotto la chiesa, per trovare rifugio. I nostri fedeli hanno paura. Tutti abbiamo visto le schegge cadere molto vicino, anche a meno di 1 km dalla chiesa. Io non li ho mai visti impauriti così in questa guerra cominciata il 7 ottobre del 2023″.

“I missili che arrivano dall’Iran sono ben altra cosa rispetto a quelli lanciati dal Libano e dallo Yemen, sono molto più potenti”.

Il pensiero del parroco va a tutte quelle persone che “hanno malati, anziani e vulnerabili in casa e che non riescono a correre in tempo nei rifugi quando scatta l’allarme. Non dimentichiamo – spiega padre Augustin – che solo i palazzi e le case di nuova costruzione hanno bunker sotterranei e “safe room” la stanza con mura e porte blindate. Le vecchie abitazioni ne sono sprovviste”. Così per “tanti nostri fedeli il vero e solo rifugio è Dio. Oggi la Chiesa celebra la Solennità del Corpus Domini e abbiamo voluto assicurare loro la possibilità della Confessione e della Comunione. Siccome la chiesa è chiusa ho detto loro di prendere appuntamento. E stanno venendo in molti, in sicurezza. C’è stato anche chi mi ha aiutato a portare la Comunione a delle persone malate facendo sempre molta attenzione perché non sappiamo cosa può succedere da un momento all’altro”.

(Foto Pelayo)

Benedizione eucaristica sulla città. Ma padre Augustin non si è fermato solo a questo: “questa mattina ho inviato un messaggio nella chat parrocchiale dove condividiamo preghiere e avvisi, invitando la comunità a restare in casa e, a Mezzogiorno (le 11 in Italia, ndr.) al suono delle campane, accendere una candela e mettersi in ginocchio per ricevere la benedizione eucaristica estesa a tutta la città, a protezione della popolazione e per chiedere la pace”. Perché “dal cielo” aggiunge “non scendano missili, ma benedizioni”. Benedizione impartita dalla terrazza parrocchiale che guarda sulla città. “Un gesto, ispirato da Santa Chiara (spesso rappresentata con l’ostensorio in mano a ricordo del miracolo con cui salvò Assisi dalla distruzione dei mercenari arabi di Federico II, ndr.), che ci ha donato un po’ di speranza e conforto – dice padre Augustin – e aiutato a lenire la preoccupazione che abbiamo nel cuore”. La condivisione più bella è arrivata da una coppia mista, lei una cattolica colombiana e lui ebreo israeliano, osservante, che ha accettato di sposarsi in chiesa. “Erano presenti alla benedizione – rivela il parroco –. Lui alla fine si è avvicinato e mi ha detto ‘Grazie. So che

preghiamo tutti quanti per la stessa cosa, tutti vogliamo vivere in pace.

Abbiamo fiducia che tra pochi giorni tutto sarà finito e torneremo un po’ a vivere normalmente’. Ho chiamato anche qualche amico musulmano che mi ha espresso lo stesso desiderio. Sanno che non è una guerra di religione e non capiscono tutto questo odio assurdo che arriva da lontano. In fondo – aggiunge padre Augustin – i missili colpiscono tutti indistintamente. Hanno distrutto anche una moschea ad Haifa”. “Come parrocchia – conclude – cerchiamo di stare vicino a tutti. Sanno che quando hanno bisogno qui possono trovare sostegno e rifugio. Lo abbiamo fatto per Gaza e per Betlemme, ora aiutiamo chi vive qui con noi”.

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