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Fatemeh Rezaei, 11 anni, morta per avvelenamento. Azar Karimi: “Onu faccia luce e prenda una posizione”

"Una bimba di 11 anni di nome Fatemeh Rezaei è morta a seguito di queste intossicazioni barbare del regime". Ci sono dunque anche le prime vittime dietro agli avvelenamenti che stanno andando avanti in Iran da quasi subito dopo l’uccisione di Mahsa Amini e stanno prendendo di mira la popolazione femminile iraniana. A denunciarlo è Azar Karimi, rappresentante dell’Associazioni Giovani iraniani in Italia. "Vogliamo che la Commissione delle donne delle Nazioni Unite faccia luce su quello che sta accadendo e prenda una posizione chiara"

(Foto ANSA/SIR)

“Una brutta notizia. Abbiamo saputo da una fonte certa iraniana della morte di una ragazza di 11 anni di nome Fatemeh Rezaei che è morta a seguito di queste intossicazioni barbare del regime”. Ci sono dunque anche le prime vittime dietro agli avvelenamenti da gas che stanno andando avanti in Iran da quasi subito dopo l’uccisione di Mahsa Amini e stanno prendendo di mira ragazze, addirittura bambine, e le scuole femminili. A denunciarlo al Sir è Azar Karimi, rappresentante dell’Associazione Giovani iraniani in Italia. “Il concetto – dice – è sempre lo stesso: il regime non guarda in faccia a nessuno né tanto meno alle scuole, all’età, al genere. Niente di niente”.

Sono già 400 le bambine intossicate e finite in ospedale.

Le prime notizie sono cominciate a circolare a febbraio ma “abbiamo informazioni che purtroppo vanno avanti da tempo”, racconta Azar, “e stanno purtroppo avvenendo in tante città del Paese, da Qom a Teheran”. Sabato 25 febbraio l’agenzia di stampa iraniana ha riferito che 4 studentesse sono state portate in centri medici a causa di avvelenamento da gas. Questi gas vengono inseriti nelle condotte aeree delle scuole per intossicare le bambine. Provocano sintomi di nausea, mal di testa, tosse, dolori e intorpidimento a braccia e gambe. Ora però c’è anche una vittima ed ha solo 11 anni. “Anche i genitori che protestano contro questi avvelenamenti e chiedono verità e giustizia vengono arrestati, brutalmente fatti salire su una macchina della polizia e portati al commissariato”.

Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha incaricato il ministro dell’Interno, Ahmad Vahidi, di condurre un’indagine approfondita per scoprire “il prima possibile” le cause della misteriosa ondata di intossicazioni di centinaia di studentesse in diverse città tra cui Teheran. Lo riporta il sito di Press Tv, secondo cui Raisi ha chiesto di riferire i risultati dell’inchiesta in tempi rapidi per “alleviare le preoccupazioni delle famiglie colpite”. Azar Karimi ribatte immediatamente: “È un modo – dice – per far vedere all’Occidente e alla comunità internazionale che il regime non sa nulla di questi avvelenamenti ma il ministro della salute ha dichiarato che queste intossicazioni sono state fatte per impedire alle ragazze di partecipare alle manifestazioni. Il concetto porta sempre allo stesso principio: è tutto fatto in modo da intimidire le ragazze e impedire loro di partecipare alle proteste che chiedono il rovesciamento del regime iraniano”.


Ad essere prese di mira sono dunque le donne e le scuole femminili. Perché? “Perché è un regime misogino il cui suo principale nemico è la donna”, risponde Azar. “È un regime che ha dichiarato una vera e propria guerra contro il genere femminile perché sapeva che un giorno sarebbe crollato per mano delle donne”. Nonostante però le restrizioni e le resistenze del regime, in prima fila nelle manifestazioni iraniane ci sono le donne. “La donna in Iran in questi lunghi 43 anni – aggiunge l’attivista – ha subito le peggiori repressioni. Oggi, non ha paura e non ha nulla da perdere. È anche una donna estremamente emancipata. Il regime in questi mesi ha cercato di far credere all’Occidente che queste sono proteste senza leader e senza nessun orientamento ma alla base ci sono nuclei di resistenza condotti da donne che hanno studiato, lavorano e sanno esattamente cosa vogliono”.

“Il nostro appello alla comunità internazionale è innanzitutto fare luce sull’avvelenamento delle ragazze iraniane”, dice Azar Karimi. “Vogliamo che la Commissione delle donne delle Nazioni Unite faccia luce su quello che sta accadendo e prenda una posizione chiara. Questa serie di avvelenamenti rappresentano un’azione gravissima, che non si è mai vista negli ultimi decenni. Ed è anche gravissimo che in Italia, sui principali media e tg, non si è ancora sentito parlare. Vorremmo che la Commissione donne delle Nazioni Unite. L’altra richiesta è di sostenere le donne e il popolo iraniano nella lotta per il rovesciamento del regime. Il popolo sta lottando a mani nude, mettendo a rischio la propria vita per un futuro migliore”.

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