Siria. Padre Jallouf (Idlib): “Il Fiore del Papa una benedizione e una grazia per la Siria”

A padre Hanna Jallouf, francescano siriano, il "Fiore della Gratitudine". La consegna stamattina in Vaticano dalle mani di Papa Francesco. Un riconoscimento per essere, dall'inizio della guerra, a servizio dei più poveri e vulnerabili. Padre Jallouf, con un suo confratello, è l'unico religioso cristiano rimasto nel Governatorato di Idlib, ultimo bastione nelle mani dei ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex Al Nusra) che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad

(Foto Vatican Media/SIR)

“Una benedizione e una grazia”: così padre Hanna Jallouf descrive al Sir tutta la sua “emozione” per l’incontro, stamattina in Vaticano, con Papa Francesco che gli ha consegnato il “Fiore della gratitudine”, riconoscimento promosso dal Dicastero per il Servizio della Carità, per ricordare Madre Teresa di Calcutta in occasione del 25° anniversario della morte della santa, celebrato lo scorso 5 settembre.

Foto Hanna Jallouf

Padre Jallouf è un francescano siriano della Custodia di Terra Santa, parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri due sono Yacoubieh e Gidaideh) distante solo 50 km. da Idlib, capoluogo dell’omonimo Governatorato, ultimo bastione nelle mani dei ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex Al Nusra) che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad. Dall’inizio della guerra siriana (marzo 2011) padre Hanna, con l’aiuto del suo confratello, padre Luai Bsharat, si dedica al servizio dei più poveri e a tenere unita la piccola comunità cristiana locale – poco più di 1.100 ‘anime’, tra latini, armeno-ortodossi e greco-ortodossi – intorno ai conventi di san Giuseppe e di Nostra Signora di Fatima. I due, infatti, sono gli unici religiosi rimasti nella zona, perché ricorda il frate, “quando è scoppiata la guerra tutti i preti e i sacerdoti che c’erano sono andati via o fuggiti. Molte chiese e luoghi di culto armeni e greco ortodossi sono stati distrutti o bruciati. Tra questi anche il nostro convento di Ghassanie”. “La guerra e le sanzioni – ricorda il francescano – hanno prodotto, non solo morti e distruzione, ma anche tantissima povertà. I bisogni di oggi sono impellenti, manca praticamente tutto, acqua corrente, elettricità, medicine, i prezzi sono altissimi, ma dobbiamo continuare a vivere. Facciamo quel che possiamo per aiutare tutti, specie i più vulnerabili. La Provvidenza – sottolinea – non ci ha fatto mai mancare nulla”.

L’incoraggiamento del Papa. “Al Papa – rivela il frate – ho fatto gli auguri di buon compleanno, gli ho portato i saluti della Custodia di Terra Santa, del nostro Nunzio, il cardinale Mario Zenari, ma soprattutto della nostra gente sofferente. Papa Francesco ha espresso tutta la sua vicinanza alla Siria, al suo popolo, ai cristiani siriani. Ci ha incoraggiato ad andare avanti con la nostra missione. Mi ha detto che prega sempre per noi e per tutta la Siria. È stato un colloquio molto bello e profondo”. L’auspicio di padre Jallouf è che si possa “tornare a parlare del conflitto in Siria, da tutti dimenticato, soprattutto adesso che è in corso la guerra in Ucraina. Preghiamo e speriamo per una pace giusta e negoziata”.

Un dono di Natale. Nei prossimi giorni padre Hanna farà ritorno in Siria ma non potrà raggiungere per Natale i suoi parrocchiani. Entrare e uscire dal Governatorato di Idlib, ricorda, “è molto difficile”. Così come la vita della piccola comunità cristiana locale che può celebrare i riti solo dentro la chiesa. Inoltre i luoghi di culto non devono avere all’esterno croci, campane, statue e immagini sacre e anche padre Hanna e padre Luai non possono vestire il saio fuori dal convento. Nonostante ciò, “il prossimo sarà un Natale ancora più sentito, grazie anche alle parole di Papa Francesco. Un vero dono per tutti noi. Non potrò rientrare subito nella mia parrocchia. Dopo tanti anni vivrò il Natale a Damasco con i miei confratelli. Ma non lascio i miei parrocchiani, quindi farò tutto il possibile per tornare da loro nei nostri villaggi nella Valle dell’Oronte”.

Il “fiore di gratitudine”. A ricevere il riconoscimento con padre Hanna Jallouf, anche Gian Piero, detto Wué, un clochard che ogni giorno destina una parte delle offerte raccolte ad aiutare persone più povere di lui, e Silvano Pedrollo, industriale di Verona, che impiega una parte notevole degli utili della sua azienda per assistere e soccorrere i più poveri in diverse nazioni dell’Africa, dell’India e dell’America Latina, costruendo scuole, pozzi e strutture sanitarie. Il “fiore di gratitudine” che il Papa ha consegnato è “un piccolo mappamondo, incastonato dentro un cubo che lo tiene in piedi: il cubo è simbolo dell’amore che tiene in piedi il mondo, mentre nel mappamondo è dipinta una finestra dietro la quale si intravvede Madre Teresa che abbraccia e accarezza un bambino”.

Altri articoli in Mondo

Mondo