Betlemme: verso un Natale con pochi pellegrini. Ma c’è chi pensa al futuro, i giovani mosaicisti e quelli della Casa dei Magi

In una Betlemme priva di pellegrini, a causa della pandemia, i giovani locali continuano a lavorare per costruire il proprio futuro. Mentre in piazza della Mangiatoia si monta il grande albero di Natale che sarà acceso il 4 dicembre, a poca distanza si lavora per completare entro i primi mesi del 2022, Dar al Majus, la casa dei Magi, che diventerà un centro culturale, di formazione e di sviluppo lavorativo per donne e giovani. A poca distanza, dal 2018, sono attivi i mosaicisti del Mosaic Centre, nato per dare nuova vita ad un'arte antica, simbolo anche di convivenza

Betlemme, ingresso alla Natività (Foto Redazione)

(Da Betlemme) Fervono i lavori a Betlemme per inaugurare nei primi mesi del 2022 il centro ‘Dar al-Majus Community Home’, la Casa dei Re Magi, non distante dalla piazza della Mangiatoia e della basilica della Natività dove gli addetti della municipalità stanno allestendo il grande albero di Natale che verrà acceso il primo sabato di dicembre. In via di organizzazione anche un mercatino natalizio di prodotti tipici locali insieme ad iniziative rivolte alle famiglie.

Pochi arrivi. La speranza, nemmeno troppo taciuta dai pochi negozianti di souvenir che hanno lasciato aperte le saracinesche aperte nonostante la pandemia, è quella di un ritorno dei pellegrinaggi e quindi del lavoro. Ma al momento i numeri non fanno ben sperare: le prenotazioni negli hotel sono solo da Marzo 2022 in poi. Per Natale sono previsti pochi arrivi, la maggior parte sono famiglie arabe israeliane del nord. Intanto gli arrivi dall’estero potrebbero vedere un nuovo stop dopo che in Israele è stata identificata, su un cittadino proveniente dal Malawi, la nuova variante proveniente dal Sudafrica, la B.1.1.529. Altre due persone sono sospettate di essere state contagiate e per questo dovranno restare in quarantena fino all’esito dei test. “Israele è a un passo dal dichiarare lo stato di emergenza” ha commentato oggi il primo ministro israeliano Naftali Bennett. Le autorità israeliane hanno posto divieto ai suoi cittadini di viaggiare in Africa del sud. Il programma delle celebrazioni va avanti: atteso per domani, 27 novembre, l’ingresso solenne del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, a Betlemme per l’inizio del tempo di Avvento. Sabato 4 dicembre, invece, l’accensione dell’albero. La città di Gesù cerca in tutti i modi di risollevarsi dalla crisi aggravata dal Covid. Il Natale metterà Betlemme, per qualche settimana, sotto i riflettori del mondo, in attesa che questo vi faccia ritorno con i pellegrini.

La Casa dei Magi. Anche per questo che gli operai nel cantiere di Dar al-Majus fanno i turni per completare i lavori prima possibile. Accogliere turisti e pellegrini, infatti, significherà aprire “una finestra culturale sul patrimonio palestinese”. Così infatti la struttura è stata definita dalla Custodia di Terra Santa che, con l’ong Associazione Pro Terra Sancta, è la promotrice del progetto finanziato in parte con i fondi dell’8×1000 della Cei. Un luogo dove solidarietà e ospitalità si fondono per raggiungere tutti quelli che abitano e visitano la Terra Santa. Dar al Majus rientra in un programma di recupero di edifici situati in zone di particolare importanza storica e religiosa. Non è un caso che proprio nelle immediate vicinanze dell’edificio in ristrutturazione si trovi la Via della Stella (Star street) dove, secondo la tradizione, passarono prima Giuseppe e Maria in cerca di un riparo la notte di Natale e successivamente anche i Magi al seguito della Cometa. Star street è per questi motivi una delle strade più note della città vecchia di Betlemme – patrimonio dell’Unesco – e intorno ad essa e alla vicina basilica della Natività sono sorte nei secoli le case dei cristiani decisi ad abitare nel luogo della nascita. Recuperare questa vecchia residenza storica, chiamata originariamente Dar Fleifel, significa, dunque, sostenere la presenza cristiana e la popolazione betlemita come affermato dal custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, il giorno della presentazione del progetto, il 13 ottobre di un anno fa: “la Casa, trovandosi accanto alla Natività è in una posizione privilegiata e in qualche modo diventa anche una ‘protezione della basilica stessa’, un luogo che fa sì che la Natività possa anche aiutare i turisti e i pellegrini a comprendere la ricchezza della storia di Betlemme e della Palestina e della cultura palestinese”.

Tre gli obiettivi della futura Casa dei Re Magi, spiega al Sir, Vincenzo Bellomo responsabile dei progetti sociali dell’Associazione Pro Terra Sancta a Betlemme: “realizzarvi un centro culturale e di formazione con un’area di ascolto e sostegno, in cui medici ed operatori sociali possano offrire concreto aiuto psicologico; il miglioramento dell’offerta formativa e sviluppo della micro-imprenditorialità artigianale per le donne e i giovani di Betlemme, per rimediare alla piaga endemica della disoccupazione, aggravata ulteriormente dalla pandemia, e l’ampliamento dell’offerta culturale e ricreativa per i giovani betlemiti indirizzata all’incontro tra concittadini appartenenti a tradizioni e religioni diverse. Negli ultimi mesi si è aggiunta al progetto la realizzazione di un’area espositiva e museale e, nella terrazza dell’immobile, anche un piccolo bistrot con una cucina dove donne betlemite produrranno dolcetti tipici della tradizione cristiana da vendere ai pellegrini in arrivo.

Vasta la platea dei beneficiari diretti e indiretti del progetto, tra questi 20 donne e madri impegnate nei corsi di formazione, 30 lavoratori locali disoccupati impegnati nella ristrutturazione dell’immobile, circa 100 ragazzi e ragazze iscritti ai gruppi giovanili e alle associazione di scoutismo del territorio coinvolti nello sviluppo delle attività di scambio culturale, volontariato, supporto allo studio, 100 giovani studenti con difficoltà nello studio e nell’apprendimento accompagnati nelle attività di doposcuola, 15 educatori ed operatori socio-sanitari iscritti al Master di musicoterapia e gruppi giovanili locali. “È un modo per prenderci cura delle persone che vengono a Betlemme – aggiunge Bellomo -. Questo spazio vuole essere un punto di raccolta e di rilancio di attività. La passione che ci muove a fare tutto questo è il desiderio di condividere la nostra vita con la storia delle persone che qui abitano e che sono custodi di questo luogo. Tutto questo lo vogliamo raccontare anche a pellegrini e visitatori”.

Mosaic Centre. Per una iniziativa in rampa di lancio, ce n’è un’altra che sta continuando la propria attività con grande professionalità e impegno. Poco distante da Dar al Majus si trova il Mosaic Centre, inaugurato il 26 maggio del 2018 e nato dalla collaborazione tra l’ong della Custodia Ass. Pro Terra Sancta e l’associazione Mosaic Centre. Corsi di mosaico non sono nuovi a Betlemme. Già nel 2016 la Cei ne aveva finanziato uno di tre mesi.

Betlemme, Mosaic centre (Foto Redazione)

Al suo interno è attivo il progetto “Nuovi mosaicisti per Betlemme” finanziato dalla provincia autonoma di Trento, in partnership, tra gli altri, con l’Associazione artigiani e piccole imprese della stessa provincia. L’obiettivo di questo centro è quello di offrire ai giovani locali – musulmani e cristiani – un luogo per mettere in pratica le loro competenze e creare nuovi posti di lavoro nell’arte del mosaico, restaurando pezzi antichi, realizzandone di nuovi da vendere o da esporre anche a Dar al Majus. Sul tavolo di lavoro oggi si trova la versione ridotta del noto mosaico di Madaba (VI sec. d.C.) che riporta la mappa del Medio Oriente che contiene la più antica rappresentazione cartografica originale sopravvissuta della Terra Santa e di Gerusalemme. I giovani mosaicisti tagliano e modellano con perizia i pezzetti di roccia di vario colore da posizionare sulla mappa per ricomporre il disegno. Li attendono almeno tre mesi di lavoro, quelli sufficienti per completare l’opera ed esporla a Dar al Majus in tempo per l’inaugurazione. In attesa del ritorno dei pellegrini a Betlemme i giovani continuano a progettare e sperare nel futuro costruendo con le loro mani il mosaico della convivenza.

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