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Terra Santa: Fusarelli (Ministro Generale Ofm), “Stare in questa Terra non da stranieri: è la grammatica della minorità”

Si è svolta dal 20 al 25 ottobre scorso la visita di Fr. Massimo Fusarelli in Terra Santa. La prima 'ufficiale' dopo la sua nomina, avvenuta il 13 luglio di quest'anno, a ministro generale dei Frati minori (Ofm). "Ho scelto di essere qui per portare soprattutto al Calvario, alla Resurrezione e negli altri luoghi, Betlemme e Nazareth, la preghiera per tutto l’Ordine e per l’inizio di questo mio servizio". Fr. Fusarelli, è stato in Terra Santa almeno 16 volte, ma questa visita la definisce “speciale”. Con il Sir ne ripercorre tappe e significato: "Stare in questa Terra non da stranieri: questa è la grammatica della minorità. Essere fratelli, essere minori nel senso di saper guardare al di fuori di noi e ragionare e vivere questa terra a partire dallo sguardo degli israeliani, dei palestinesi, degli ebrei, dei musulmani, dei cristiani. Questo è l’esercizio più grande per noi"

(Foto Custodia Terra Santa)

“Una visita ai frati e un pellegrinaggio. Sono andato per dare un segnale ai fratelli che vivono lì, alle nostre comunità religiose ed ecclesiali, come un pellegrino che torna sui luoghi di Gesù. Sono voluto andare per dire a tutti che ci siamo con fede e con speranza. Con un pensiero particolare ai cristiani di Betlemme, i più colpiti dalla chiusura imposta dal Covid-19”. Rientrato il 24 ottobre scorso dalla Terra Santa, il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati minori, fr. Massimo Fusarelli, ripercorre al Sir la sua visita alla Custodia di Terra Santa e ai luoghi santi. Giorni “intensi” che lo hanno portato a Gerusalemme, Betlemme e Nazareth, a pregare nei luoghi che hanno segnato la vita di Cristo, ad incontrare il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, i rappresentanti delle varie denominazioni cristiane, come il patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, e conoscere più da vicino “questa realtà bella ma fragile che ha bisogno di aiuto e di vicinanza”. E poi il ricordo dell’ingresso solenne nella basilica del santo Sepolcro, a Gerusalemme, come prevede lo Statu Quo, la messa celebrata dentro l’Edicola, il corteo lungo la “via della Stella” a Betlemme, fino alla grotta della Natività, e la tappa finale a Nazareth, luogo della Annunciazione.

Padre Fusarelli (Ofm), al Santo Sepolcro, Gerusalemme (Foto Custodia)

Alle sorgenti della fede. “Tornare pellegrini in Terra Santa – dice padre Fusarelli – vuole dire tornare alle sorgenti della nostra fede. Anche per chi è già stato altre volte in Terra Santa, tornare è una esperienza sempre nuova”. Lo è ancor più in questo tempo di Sinodo che, sottolinea il Ministro Generale,

“è una esperienza di cammino percorso insieme. Ma farsi pellegrino in Terra Santa – aggiunge – vuole dire anche aiutare concretamente la Chiesa madre di Gerusalemme. Il pellegrinaggio, infatti, è la forma di aiuto più grande che possiamo dare ai cristiani di Terra Santa”.

“Aiuto che non termina con la fine del viaggio ma prosegue una volta tornati a casa, chiamati a diventare sostenitori della Terra Santa, promuovendo la Colletta del Venerdì Santo, progetti e iniziative solidali. Sono stato molto felice – rivela padre Fusarelli – nell’incontrare due piccoli gruppi di pellegrini. Li ho visti come segni grandi di vicinanza in un momento duro come questo”. Qualcosa sembra, tuttavia, cominciare a muoversi: dopo una pausa di circa un anno e mezzo, il governo israeliano ha deciso di aprire le frontiere a partire dal 1° novembre 2021 ai pellegrini completamente vaccinati o guariti dal Covid-19. Allo stesso modo Betlemme si prepara ad accogliere nuovamente i pellegrini, che potranno tornare a soggiornarvi dal 6 novembre prossimo. L’auspicio del Ministro Generale è che “la riapertura delle frontiere ai pellegrini possa giovare al miglioramento delle condizioni di vita delle comunità cristiane locali che dal turismo religioso traggono una fonte di reddito”.

Aiutare i cristiani locali. Il rischio che i cristiani lascino la Terra Santa è reale, riconosce il francescano: “il loro numero, circa 150 mila, diminuisce velocemente e questo è preoccupante.

La Terra Santa potrebbe ridursi ad un museo piuttosto che a un luogo di una Chiesa viva.

Sono persone che hanno radici profonde con la loro terra, un legame forte di fede piuttosto che politico o etnico. È un piccolo gregge a rischio sparizione che va aiutato a restare”. Padre Fusarelli spende parole di elogio per “la fede viva testimoniata dalla grande comunità cristiana di Nazareth. È stato bellissimo. Purtroppo – aggiunge – non è sempre così. In altri luoghi della Terra Santa ti accorgi della situazione difficile. In questo caso le domande che accompagnano i nostri cristiani sono quelle legate a un futuro sempre più incerto, ad una situazione sociale economica instabile che risente del conflitto tra israeliani e palestinesi e adesso della pandemia”. In questa situazione il lavoro della Custodia di Terra Santa è fondamentale: “Abbiamo 17 scuole dove la maggioranza degli alunni è di fede islamica. È un’esperienza positiva – sottolinea il Ministro Generale – perché vedi che i ragazzi, crescendo insieme, si costruiscono una visione del mondo rispettosa di ognuno. In questo ambito ho potuto constatare come il lavoro dei frati con le famiglie sia molto importante. Sappiamo che viviamo in una terra dove le polarizzazioni sono molto forti ma sappiamo anche che tra i palestinesi e gli israeliani sono moltissimi quelli che sperano nella pace. E noi con loro”.

Padre Fusarelli (Ofm), alla Natività Betlemme (Foto Custodia)

Nello stile di San Francesco. Il carisma dell’Ordine francescano, presente da più di 800 anni in Terra Santa, ricorda padre Fusarelli, “ci porta ad agire come fratelli e ‘Minori’. Fratelli di tutti, ricercando spazi di amicizia e di dialogo, senza essere custodi gelosi di una presenza e di luoghi. Poi essere ‘Minori’:

oggi la minorità è la consapevolezza sempre più forte di essere minoranza.

Non possiamo vivere come estranei dentro questa società multiculturale e multilinguistica. Emerge la necessità di imparare le lingue, come l’arabo e l’ebraico, per essere cittadini pienamente inseriti. Stare in questa Terra non da stranieri: questa è la grammatica della minorità.

Essere fratelli, essere minori nel senso di saper guardare al di fuori di noi e ragionare e vivere questa terra a partire dallo sguardo degli israeliani, dei palestinesi, degli ebrei, dei musulmani, dei cristiani. Questo è l’esercizio più grande per noi.

San Francesco ci chiede di essere uomini di riconciliazione e di pace stando accanto alle persone, questa è la nostra vocazione in Terra Santa, e in ogni luogo dove la Custodia ha una presenza, come in Siria e Libano, dove appena possibile mi recherò per sostenere i frati e le comunità che assistono”.

 

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