Teatro. Scifoni porta in scena “Fra’. San Francesco, la superstar del medioevo”

Un soprannome, Fra', che lascia quasi presagire una dimensione familiare e amicale con il santo più conosciuto e apprezzato della storia, non solo dal pubblico cattolico, e che, in sole tre lettere, sa farlo scendere dal cielo e riportarlo a terra, rendendolo prossimo a ciascuno di no

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Ha preso il via dall’Umbria francescana, quella di Gubbio e Todi, il nuovo spettacolo teatrale “Fra’. San Francesco, la superstar del medioevo”, scritto e interpretato dall’attore Giovanni Scifoni, con la regia di Francesco Ferdinando Brandi e orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli.

Un soprannome, Fra’, che lascia quasi presagire una dimensione familiare e amicale con il santo più conosciuto e apprezzato della storia, non solo dal pubblico cattolico, e che, in sole tre lettere, sa farlo scendere dal cielo e riportarlo a terra, rendendolo prossimo a ciascuno di noi. Eppure, Giovanni Scifoni riesce a fare qualcosa di più, perché restituisce a san Francesco d’Assisi i tratti del suo volto di uomo, ossessionato dal desiderio di “raccontare Dio in ogni sua forma”, e riporta al centro la sua dimensione d’artista: infatti, ogni situazione vissuta era trasformata dal santo in predicazione, e nulla di ciò che gli attraversava cuore e pelle veniva buttato via, ma riutilizzato come solida base per nuove creazioni. Come il Cantico delle Creature, primo componimento lirico in volgare italiano della storia, o il presepe di Greccio, “la più geniale (e copiata) opera di Francesco” che il prossimo 24 dicembre compirà 800 anni, o ancora l’incontro con il sultano e le stimmate de La Verna. Gli snodi più importanti della vita e della storia del giovane assisano ci sono tutti, anche con tratti poetici meravigliosi, che strappano applausi convinti a ogni cambio scena.

“Il Fra’ di Giovanni Scifoni è un giullare, che saltella da una parte all’altra del palco, facendo divertire il pubblico, muovendosi tra storia, cultura e spiritualità con umorismo sapiente, regalando originalità e bellezza vera, nel senso più alto del termine”, afferma Alberto Di Giglio, direttore del Festival Cinema dell’anima, seduto nella platea del Teatro comunale di Todi. E Giovanni Scifoni non porta sulla scena soltanto umorismo e cultura, ma riesce a comunicare anche la fede, dando vita a “uno spettacolo che fa bene al teatro e che fa bene al pubblico”.

Quel Fra’ – fratello minore di tutti e per tutti, che a distanza di secoli non smette di far parlare di sé e che era stato già interpretato, tra gli altri, da Mickey Rourke, Nazario Gerardi e Ettore Bassi – diventa una nuova pennellata di colore tra le mani di Giovanni Scifoni che, racconto dopo racconto, applauso dopo applauso, dà vita a un’opera creativamente nuova, ma con la stessa fisionomia delle precedenti: il volto di san Francesco d’Assisi. Un volto nel quale si possono scorgere ancora gli incontri, le vicende e le scoperte personali, con lo sguardo rivolto alla creazione del mondo, specchio del Padre Celeste, e in cui ciascuno, a distanza di 800 anni, può vedere riflesso il suo viso, le sue paure, la sua storia. Nessuno, in fondo, è così distante dal Fra’ di Scifoni.

Dopo Gubbio e Assisi, il san Francesco di Giovanni Scifoni fa tappa alla Sala Umberto di Roma (dal 5 al 23 dicembre), per poi tornare il 28 dicembre nella città natale del Poverello, al Teatro Lyrick di Assisi, ripartire il 3-4 gennaio 2024 da Bologna e calcare nei prossimi mesi molti palcoscenici in giro per l’Italia.

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