Maltempo in Emilia Romagna. Mons. Ghizzoni (Ravenna): “Affrontare l’emergenza e progettare un futuro”

“Abbiamo visto tanta solidarietà di persone venute da lontano e di tanti dei nostri concittadini. Soprattutto ci ha confortato la presenza di tanti giovani pronti a dare una mano a tutti, ma soprattutto agli anziani e a quelli che erano rimasti isolati". Lo dice mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna, che fa il punto della situazione nella sua arcidiocesi largamente inondata

(Foto ANSA/SIR)

“Abbiamo visto tanta solidarietà di persone venute da lontano e di tanti dei nostri concittadini. Soprattutto ci ha confortato la presenza di tanti giovani pronti a dare una mano a tutti, ma soprattutto agli anziani e a quelli che erano rimasti isolati. Tante disgrazie e danni alle persone sono stati evitati, grazie anche a loro, non solo per l’enorme sforzo delle autorità pubbliche, delle forze dell’ordine, dell’esercito, dei pompieri e della protezione civile. Tutti si sono spesi con forza e decisione, nessuno si è rassegnato”.

Mons. Ghizzoni in visita all’hub Itis di Ravenna. (Foto Giampiero Corelli)

Così mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna, si rivolge ai ravennati in un messaggio diffuso ieri dalla arcidiocesi. Il presule è a Roma per partecipare alla 77esima Assemblea generale della Cei, che ha visto, in apertura, l’intervento di Papa Francesco. Al Sir ribadisce la sua speranza che “la solidarietà popolare continui. Ho potuto vedere con i miei occhi – racconta – la quantità di persone che si sono offerte per alleviare la sofferenza della gente vittima delle inondazioni. Ho visto tantissimi giovani venuti a dare una mano, oltre che nel Ravennate, anche nell’area di Faenza, Forlì, Cesena. Sono persone che si sono prese cura del proprio vicino, delle case degli altri mettendo sacchi di sabbia per evitare ulteriori danni alle strutture. Una vera e forte reazione positiva comunitaria che mi ha davvero impressionato positivamente”.

Eccellenza, può descriverci la situazione nella sua arcidiocesi?
Al momento il centro storico di Ravenna, la parte più antica della città è stata salvata, e questo grazie anche alle opere volute nei secoli passati dai Papi e dai vescovi della città che deviarono il corso del fiume Montone, facendolo scorrere fuori della città, e crearono una rete di canali che, normalmente, permette di controllare tutte le acque. A queste vanno aggiunte le opere realizzate dalle Amministrazioni e dalla Protezione civile e Vigili del Fuoco. Stiamo assistendo ad una grandissima mobilitazione molto organizzata. Ogni giorno arriva una telefonata o una visita nelle case per spiegare le cose da fare e quelle da evitare. C’è una cura per le persone e per le case davvero encomiabile.

(Foto ANSA/SIR)

La città è stata risparmiata ma la campagna è completamente ricoperta di acqua…
Per il territorio circostante vanno segnalate delle esondazioni e in qualche caso delle rotture ‘volute’ degli argini per diminuire la pressione dell’acqua. Ciò ha provocato l’allagamento di tutta la campagna. I danni si calcoleranno più avanti. Ora girando per la campagna si vedono solo dei grandi laghi, anche in località occupate un tempo da aziende, negozi, uffici e case. Non so come si farà a riparare un danno del genere. Per ciò che riguarda le chiese abbiamo avuto alcune parrocchie e qualche scuola materna allagate ai confini del Forlivese, con Lugo. Per Ravenna i danni sono per ora limitati se rapportati a quelli di Faenza e Forlì.

Quale insegnamento trarre da tragedie come questa che potrebbero riproporsi a causa dei cambiamenti climatici?
Siamo davanti ad un evento unico. In passato non abbiamo mai assistito a fatti del genere, con la pioggia di sette-otto mesi concentrata in 4 giorni. Ciò non deve impedirci di riflettere e prepararci con norme adeguate, come avviene per quelle antisismiche in caso di terremoti, e forme di tutela del territorio, specie della zona collinare dove si sono registrate numerosissime frane. In pianura si dovrà ripensare la sistemazione dei paesi, delle abitazioni e rinforzare la rete di canali grazie al contributo di esperti e di tecnici.

Come far ripartire l’economia di questa terra, invece?
Sul piano economico questa è una terra ricca di aziende ortofrutticole e di trasformazione agricola. Queste dovranno essere ripristinate e riavviate. L’agricoltura non si può fermare. Data l’ampiezza del fenomeno climatico che travalica i confini nazionali, io credo che i provvedimenti in tal senso dovranno essere presi a livello statale e di comunità internazionale. Localmente possiamo lavorare, nel piccolo, sulla prevenzione. E su questo la sensibilità e la predisposizione c’è e si vede perché il tema dello sviluppo sostenibile è stato più volte ribadito e molte aziende stanno andando in questa direzione. Ma il cammino è ancora lungo.

A suo parere tutti questi danni potevano in qualche modo essere evitati?
Ci troviamo in una zona dell’Italia che è a livello del mare e in qualche caso anche un po’ sotto. I bacini e le bonifiche ci sono e di solito reggono. Di fronte ad eventi straordinari come quello attuale, tuttavia, credo che non ci siano moltissime possibilità di tutela di ‘tutto’. Certamente si possono limitare i danni con politiche di prevenzione utili anche a favorire la ripartenza. Ribadisco quanto scritto nel mio messaggio ai ravennati: il carattere della nostra gente di Romagna ci aiuterà certamente ad affrontare l’emergenza e a progettare un futuro dove la terra e le leggi della natura saranno meglio rispettate, dove il richiamo ad uno sviluppo necessario ma sostenibile diventi prioritario, con la collaborazione dello Stato, dei nostri enti locali, di tutti noi società civile che amiamo la nostra terra e la vogliamo salvare e far ritornare bella e ricca come e più di prima.

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