A Cesena si ricomincia dopo le alluvioni: la Chiesa è accanto agli sfollati, i volontari in strada

Il territorio è stato attraversato dalla furia dell’acqua. Il Savio ha fatto danni incalcolabili in città e nelle campagne. I torrenti Borello, Piscatello, Rigossa e altri canali minori hanno rincarato la dose nelle valli vicine, così come il famoso Rubicone nell’omonima vallata

(Foto ANSA/SIR)

Si ricomincia. È questo l’imperativo a Cesena e in tutto il comprensorio che va dal mare di Cesenatico al crinale appenninico di Verghereto, dopo la disastrosa alluvione di martedì 16 maggio. Il territorio è stato attraversato dalla furia dell’acqua. Il Savio ha fatto danni incalcolabili in città e nelle campagne. I torrenti Borello, Piscatello, Rigossa e altri canali minori hanno rincarato la dose nelle valli vicine, così come il famoso Rubicone nell’omonima vallata.

Le ferite sono tutte aperte, ma la gente da queste parti non si perde d’animo. Un po’ per carattere, un po’ per orgoglio, nessuno si piange addosso. La mobilitazione di volontari vista all’opera sabato e domenica scorsi è stata enorme. Si parla di migliaia di giovani che hanno aiutato per ore e ore quanti si sono ritrovati con le case, le cantine, i garage con due metri d’acqua e fango e si sono visti costretti a buttare via tutto. Finora il Comune di Cesena ha portato via 15mila metri cubi di rifiuti ingombranti lasciati sui marciapiedi. Lungo le vie diventate strade ricoperte da una polvere bianca lasciata dal fango trasformatosi in uno strato duro come il cemento per il caldo di ieri, si vede di tutto: armadi, comò, letti matrimoniali, lettini per bambini, frigoriferi, lavatrici, stampanti, pc, lampade, cappotti, scarpe, giubbotti.

In quei rifiuti intrisi di melma c’è la vita di migliaia di persone ora per lo più alloggiate da amici e parenti. Qualcuno, meno fortunato, è stato accolto nelle strutture messe a disposizione dall’amministrazione comunale, dalle parrocchie e da istituti religiosi.

Ieri il vescovo Douglas Regattieri ha fatto visita a don Paolo Pasolini, nella popolosa parrocchia di San Rocco dove in città il Savio ha fatto i danni più evidenti. Fin da subito 50 volontari si sono messi al lavoro per portare un pasto caldo a chi era stato travolto dalla piena. Quest’opera prosegue, con le donne in cucina a preparare i pasti e altri amici pronti a distribuirli agli sfollati e a chi opera in loro aiuto. Tra chi si è messo a disposizione c’è anche la madre superiora delle suore francescane della Sacra famiglia, suor Daniela Scarpellini.

In seminario il vescovo ha incontrato una decina di sfollati e ha pranzato con loro e con il rettore don Marcello Palazzi. Qui, nonostante le diversità, si è creato un clima di famiglia, anche se la perdita dell’abitazione e di quanto vi era custodito rimane pesante per tutti. Al momento è difficile intravedere come si possano risolvere situazioni di questo tipo e l’incertezza getta in questa gente non poco sconforto.

La Protezione civile ha previsto l’allerta rossa anche per oggi. La situazione strade è ancora complicata e a Cesena la Secante è interrotta nella galleria “Vigne” lunga 1600 metri. Al centro di essa rimane molta acqua (si parla di almeno 60 centimetri) difficile da estrarre per la lontananza dall’uscita del tunnel. In collina le frane stimate dalla prefettura sono 227 e l’elenco delle strade interrotte è una lunga litania che dà conto di un dissesto che ha ridisegnato la morfologia delle vallate. Rimangono difficili diversi collegamenti e a una settimana di distanza la frazione sarsinate di Ranchio, circa 500 residenti nella valle del Borello, è di fatto ancora isolata. La si può raggiungere, con fatica, attraverso il passo del Carnaio, risalendo da San Piero in Bagno, Carnaio e poi in discesa attraverso i paesi di Spinello e Civorio. Un tragitto lunghissimo, di fatto impraticabile per tutti e pure per gli studenti delle superiori che frequentano le scuole a Cesena o a Forlì.

Di rientro solo venerdì sera da un viaggio in Benin, nella giornata di sabato monsignor Regattieri ha fatto pervenire un messaggio di vicinanza alle popolazioni colpite dal disastro. Ha parlato dell’evento come di “un terremoto devastante”. Poi ha invitato a dimostrare condivisione verso “le persone e le famiglie colpite” e ha indetto “una Giornata di solidarietà diocesana” con una raccolta che si terrà domenica 11 giugno, solennità del Corpus Domini. Il vescovo ha rinunciato anche a partecipare all’assemblea generale del Cei per rimanere vicino alla sua gente.

A Sant’Angelo di Gatteo, il parroco don Marco Muratori, che è anche l’economo diocesano, con l’aiuto dei genitori dei 90 bambini che frequentano la scuola materna parrocchiale, delle maestre, del personale e di molti volontari, è riuscito in un’impresa impossibile. Ieri mattina ha riaperto l’asilo che era stato allagato dall’esondazione del vicino torrente Rigossa. Un segno di speranza in un oceano di bisogni e per un futuro che qui rimane per molti ancora pieno di incognite.

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