Famiglia. De Palo: “Con il lavoro di questi anni il Forum è diventato una delle parti sociali”

Dopo otto anni, non potrà più essere rieletto alla presidenza, ma il suo impegno a servizio del bene comune, come racconta al Sir, non finisce qui: innanzitutto, continuando a lottare per invertire il trend dell’inverno demografico che sta condannando l’Italia e poi risvegliando nel mondo cattolico il desiderio di fare politica

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Otto anni bellissimi e divertentissimi, ma anche molto impegnativi: ho vissuto questo servizio dando la vita”. Così Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, giunto al termine del suo doppio mandato e non più eleggibile per Statuto, sintetizza quello che ha vissuto dal 28 novembre 2015 fino all’Assemblea del Forum, il 17 e il 18 marzo, quando sarà eletto il suo successore alla guida dell’Associazione. L’abbiamo intervistato per un bilancio di questi otto anni, riflettendo sulle sfide vinte e sugli obiettivi ancora da realizzare.

Quale è stato il primo impegno che ha realizzato da presidente del Forum?

L’idea è stata girare in lungo e in largo l’Italia, soprattutto per i primi sette anni, perché bisognava fare una contronarrazione della famiglia rispetto a una narrazione che era stata fatta negli anni precedenti molto ideologica da parte dei cattolici. Quando sono diventato presidente, al di là del ruolo politico che il Forum comunque ha perché fa da pungolo e interloquisce con le istituzioni, ero convinto che bisognasse tornare sul territorio, incontrando persone nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle associazioni, per tornare a una narrazione della famiglia a partire dall’Amoris laetitia. È stata questa esortazione apostolica di Papa Francesco che ci ha fornito l’occasione di rompere lo schema ideologico sul tema della famiglia. Una narrazione che ha permesso di superare la visione della famiglia come problema, ma non solo: una narrazione che non si è accontentata neppure di considerare la famiglia solo come risorsa, ma che ha mostrato la famiglia come occasione di dialogo con il resto della società.

La famiglia non è qualcosa da difendere, ma qualcosa da promuovere.

Questa nuova visione ci ha permesso di diventare una realtà istituzionale, prima il Forum era semplicemente un’associazione cattolica, confessionale, anche perché la maggior parte delle associazioni che vi appartengono nascono da questo mondo, il che ovviamente non è negativo, ma significava rappresentare solo una parte delle famiglie. L’obiettivo è stato allora rendere il Forum sempre più istituzionale, diventando un punto di riferimento anche per l’interlocutore politico. Quindi, non solo pungolo, ma anche una realtà alla quale fare riferimento quando si fanno ragionamenti sui temi della famiglia, della natalità, dell’adozione e dell’affido, della genitorialità, dei social network relativamente alle famiglie.

Il Forum ora è una delle parti sociali.

Tutto ciò a livello strategico è stato determinante ed è stato la premessa per quanto poi siamo riusciti a realizzare.

Si riferisce all’assegno unico?

La sfida vinta più bella non è stata l’adozione dell’assegno unico in sé, ma il fatto che l’assegno unico sia stato approvato all’unanimità grazie al Forum. Noi abbiamo insistito tantissimo sull’assegno unico, ma il capolavoro è stato il voto all’unanimità. Il Forum ha fatto passare l’idea che l’assegno unico non riguardava un partito, ma era una misura che riguardava il Paese. Questo significa che il futuro dell’assegno non è legato all’uno o all’altro partito, rimane a prescindere, com’è successo in Francia per il Quoziente familiare, anche se, indubbiamente, va migliorato e rafforzato.

Lei si battuto tanto anche sulla questione demografica.

Sì, un altro merito del Forum in questi anni è stato mettere al centro del dibattito il tema della natalità perché è grazie alla natalità che si riusciranno a fare politiche familiari. Mi spiego meglio: le politiche familiari non sono più concepite perché la famiglia ha bisogno di aiuti, piuttosto le politiche familiari vengono fatte perché siamo riusciti a far capire che la famiglia e la natalità sono anche questioni economiche, non sono semplicemente questioni identitarie o valoriali. Anche questo è un salto di qualità importante. Ma abbiamo dovuto fare questo salto di qualità anche al nostro interno.

Ci sono progetti su cui ha lavorato ma che non si sono concretizzati o sono ancora in fieri?

Io pensavo di riuscire a fare adottare la riforma dell’Isee, però abbiamo creato le premesse perché si faccia, è nell’aria, perché siamo riusciti a far parlare e a prendere una posizione tutti i partiti. Un altro aspetto sul quale abbiamo lavorato è il far ripartire in maniera seria le adozioni internazionali. Quando sono diventato presidente del Forum era tutto bloccato, sono cambiati interlocutori, abbiamo fatto pressione, abbiamo mandato nostri commissari che fanno parte della Commissione adozioni internazionale (Cai), ma onestamente in otto anni mi aspettavo un risultato migliore. In generale, il problema resta sempre e comunque la durata dei governi. A mio modo di vedere è stato un “miracolo” tutto quello che è stato fatto, tenendo presente che i governi durano un anno e mezzo in media in Italia. Da quando sono diventato presidente del Forum mi sono confrontato con vari ministri, in sei Governi. Le politiche familiari sono politiche di lungo periodo che presumono uno studio, un approfondimento, una riforma fiscale seria. Quello che siamo riusciti a portare a casa in questo senso è tantissimo, ogni volta dovevamo iniziare nuovamente a spiegare le problematiche e le richieste.

Che eredità lascia al Forum?

La bellezza dell’associazionismo e del Forum, che ha una dinamica democratica molto viva, è che ognuno porta il suo contributo, come in una staffetta. Sono stati otto anni molto importanti, lascio uno stile, quello del lavorare insieme, della comunione del non litigare, delle non fare polemiche ideologiche, di rompere gli schemi, cercando di lavorare gomito a gomito. Il Forum è composto da 592 associazioni a livello nazionale e locale: ciò è una grande ricchezza, ma anche una grande complessità. Noi abbiamo direttive, assemblee, c’è una dialettica, per me è stato bello, arricchente e importante. La mia convinzione è che si può parlare con tutti e trovare un accordo, è chiaro che è più faticoso, ma si possono fare le cose insieme.

È lo stile della fatica della mediazione.

L’esperienza del Forum mi è piaciuta tantissimo e mi mancherà. Ma non voglio essere ingombrante, lascerò spazio a chi viene dopo di me.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Ma il suo impegno non finisce qui…

Finisce il mio servizio al Forum, ma resto presidente della Fondazione per la natalità. Mi occuperò tantissimo del rilancio della natalità.

Dopo l’assegno unico il mio obiettivo è fare pressing affinché in Italia nel 2033 possiamo raggiungere l’obiettivo di 500mila nuovi nati.

Anche quest’anno ci saranno, in tale ottica, gli Stati generali della natalità. Un altro impegno riguarda il progetto “Immischiati”. Per me è uno scandalo che il 40% degli aventi diritto in Italia non votino. Tra i miei obiettivi futuri è far riscoprire il desiderio di partecipare, soprattutto nel mondo cattolico, riscoprendo la Dottrina sociale della Chiesa. Quest’anno “Immischiati” continua a essere un percorso on line, con mille iscritti, ma nei prossimi anni dovremmo tornare anche in presenza. L’obiettivo è creare una rete di persone di buona volontà che si mettano in gioco, non creare un partito, risvegliando nelle persone il desiderio di fare politica indipendentemente dagli schieramenti e facendo sì che questo desiderio sia canalizzato verso il bene comune.

A proposito di politica, Mia – Misura di inclusione attiva – sostituirà il Reddito di cittadinanza: cosa ne pensa?

In Italia pensiamo che il bene comune sia la somma degli interessi particolari di alcune categorie: i pensionati, i disoccupati, i lavoratori, il mondo cattolico e le famiglie. Pensiamo che sommando misure per tutte queste categorie stiamo facendo un buon lavoro e che questo sia il bene comune, ma non è così. Serve un’unica grande misura dove si mettono tutte le risorse, facendo un ragionamento non a compartimenti stagni e aiutando le persone alla luce del fatto che il comune denominatore è la famiglia: se aiuti una famiglia, aiuti anche un lavoratore, un disoccupato, un pensionato, i genitori con figli. L’errore che si sta compiendo è che si sta modificando il Reddito di cittadinanza in un’altra misura comunque slegata da tutto il resto. È necessaria una riforma ampia da fare tutti insieme, è un ragionamento che dobbiamo fare tutti, altrimenti a ogni cambio di governo ci sarà una misura diversa e questo confonde anche le persone che non sanno neppure come chiedere questi sussidi. Quindi, il discorso non è Reddito di cittadinanza sì, Reddito di cittadinanza, ma il bisogno di fare un ragionamento che tenga conto delle persone e dei bisogni del Paese.

Oggi stiamo spendendo male i soldi, non stiamo incidendo sul futuro.

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