Safer Internet Day. Terre des Hommes: “Dare più protezione degli adolescenti quando sono online, 1 su 2 è vittima di bullismo o cyberbullismo”

Chi è vittima di questi odiosi atti può arrivare anche al suicidio, come ha raccontato Natascia in un video. All’evento a Milano hanno partecipato giovani ed esperti

(Foto: Terre des Hommes)

Ogni anno il 7 febbraio si celebra il Safer Internet Day. Per l’occasione Terre des Hommes, da sempre in prima linea nella difesa di ragazze e ragazzi da bullismo e violenza online, ha organizzato un incontro a Milano per parlare di questi temi con esperti, ma anche con giovanissimi e con la testimonianza di chi il bullismo l’ha subito, tanto da tentare il suicidio. All’evento “Speciale Safer Internet Day” hanno preso parte oltre 5.000 ragazzi, in presenza e connessi online da tutta Italia. Secondo i dati dell’“Osservatorio indifesa” 2022-23 realizzato da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo, il 47,7% dei 3.405 ragazzi e ragazze di tutta Italia tra i 14 e i 26 anni, che hanno partecipato all’Osservatorio, è vittima di bullismo o cyberbullismo e il pretesto principale per il quale vengono attaccati è l’aspetto fisico (lo dice il 37% dei partecipanti). Seguono origine etnica 7%; orientamento sessuale 5%; condizione economica 3,5%; religione 3,3%; identità di genere 1,9%; disabilità 1,3%. Quasi 8 ragazzi su 10 hanno paura del web e il cyberbullismo è la minaccia più temuta dagli adolescenti quando sono online, lo afferma il 23% tra loro, ma sono percepite come minacce anche il furto di identità (18%) e l’alienazione dalla vita reale (18%). Il 55% tra i ragazzi dice che i propri genitori non controllano la loro attività online.

(Foto: Terre des Hommes)

“Con l’Osservatorio indifesa raccogliamo le opinioni e l’esperienza dei ragazzi sui temi del bullismo, cyberbullismo e violenza di genere. E come quest’anno, dal 2014 il nostro compito è quello di ampliare la voce dei ragazzi e delle ragazze e portarla all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni politiche, per far sì che vengano ascoltati e che siano loro ad ispirare un vero cambiamento. Oggi quello che chiediamo insieme e per i ragazzi e le ragazze è un cambiamento verso una maggior protezione degli adolescenti quando sono online”, ha affermato Federica Giannotta, responsabile Advocacy di Terre des Hommes. L’organizzazione ha anche presentato lo scorso maggio una proposta di riforma legislativa per rendere il web un ambiente più protetto. In occasione del Safer Internet Day Terre des Hommes ha chiesto ai ragazzi e alle ragazze di firmare e condividere la petizione lanciata a sostegno di questa proposta di riforma. Giannotta ha spiegato i punti cruciali della proposta di riforma legislativa: “Agevolare, da subito, la comunicazione con le piattaforme per i processi di segnalazione, con eventuale rimozione di contenuti illeciti. Rendere effettivamente perseguibile l’autore del reato, anche mediante la sua identificazione. Individuare, anche per i reati commessi via social, il luogo di attuazione della condotta illecita. Istituire un’Autorità garante dei diritti degli utenti della rete e di protezione dei minori”.

“I dati di Terre des Hommes sono impressionanti, noi della Polizia postale riceviamo almeno due denunce di cyberbullismo al giorno su tutto il territorio nazionale, ma il dato nasconde tanto sommerso, di chi non riesce a denunciare. È difficile per i ragazzi comunicare e confidarsi con gli adulti di riferimento quando subiscono episodi di cyberbullismo, in particolare quando si tratta di Revenge porn, un reato purtroppo molto diffuso e pericoloso, hanno vergogna, in questo caso a parlarne soprattutto con i genitori”, ha sottolineato Marco Domizi, assistente capo coordinatore del Cosc-Centro operativo per la sicurezza. “Il compito della Polizia postale non è solo quello di reprimere i reati che avvengono sulla rete, ma anche di prevenirli e ci impegniamo ogni giorno a farlo con tante iniziative e incontri con gli adolescenti e con gli adulti per favorire consapevolezza e dialogo”, ha chiarito.

“Per noi di Tik Tok è fondamentale rendere sempre più consapevoli i nostri utenti. Oggi l’online e l’offline sono sovrapponibili per ragazzi e ragazze, noi dobbiamo ricordare sempre agli adolescenti che però ciò che è online può potenzialmente essere esposto a livello globale e diventare virale. Tik Tok ha elaborato delle linee guida e diversi strumenti che mette a disposizione di tutti gli utenti e in particolare dei più giovani per difendersi e chiede agli utenti stessi in prima persona di segnalare contenuti inappropriati per aiutare l’azienda a proteggere e mantenere integra e sicura la community”, ha chiarito Luana Lavecchia, Public Policy Manager Italy TikTok, specificando che difficilmente su Tik Tok può diventare virale un contenuto pericoloso “perché c’è un sistema di Intelligenza artificiale che blocca i contenuti violenti e pornografici e moderatori in carne e ossa per questioni che l’Ia non riuscirebbe a individuare come i discorsi di odio”. Roberto Natale, direttore Rai per la sostenibilità, ha evidenziato che “la Rai cerca di parlare agli adolescenti, con un’offerta sempre più ampia di contenuti dedicati ai temi del bullismo e del cyberbullismo. La sfida che ci poniamo oggi è questa: favorire un vero dialogo tra generazioni, arrivare ai giovani e non considerarli solo consumatori, ma giovani cittadini insieme ai quali costruire consapevolezza dei propri diritti”.

È stata data la parola anche ai diretti protagonisti: i giovani. Annalisa e Beatrice, ambasciatrici del network indifesa, a cui partecipano con la webradio Usb della scuola Istituto Borsi di Milano, hanno affermato: “Grazie al network sappiamo di imparare ad essere più consapevoli delle nostre azioni e di quelle degli altri che ci circondano. Pensiamo di più alle azioni che facciamo ogni giorno.

Davanti a episodi di bullismo o cyberbullismo ci rendiamo conto che è importante non rimanere indifferenti e dare una mano ai nostri coetanei”.

Forte è stata soprattutto la testimonianza di Natascia Curreli, che è stata vittima di bullismo, alle scuole medie e superiori: “Per il mio aspetto fisico mi chiamavano balena, scrofa, mongolfiera. Non ne parlavo con i miei genitori o amici per non accollare su di loro i miei problemi. Essere vittima del bullismo mi ha provocato ansia e attacchi di panico, uno al giorno, prima di andare a scuola, ma quando tornavo a casa sfoggiavo il mio sorriso migliore per non far capire il dramma che vivevo”. Alle scuole medie “la situazione era ancora sopportabile perché gli atti di bullismo finivano là, ma alle superiori, oltre che a scuola, anche lungo il tragitto di andata e ritorno ero diventata un bersaglio. I professori lo sapevano, ma non facevano niente e una volta che ho reagito sono stata sospesa io. Io continuavo a non dire niente a casa per non essere di peso, fino a quando, un giorno, un ragazzo mi ha colpito con un ramo di un albero, procurandomi un taglio lungo tutto il viso. A quel punto ho dovuto dire tutto ai miei genitori. Da allora mi sono sentita molto più sollevata, perché loro mi hanno supportata”. Subire atti di bullismo ha portato Natascia a trovare rifugio nel cibo, ma, ha ammesso, “così ingrassavo sempre di più nuocendo alla mia salute. I miei genitori mi hanno incoraggiato a non mollare, per questo consiglio a tutti di parlare con i propri cari o anche amici. Quando è morto mio padre, mi sono rivolta a uno psicologo, perché da sola non ce la facevo. Non bisogna avere pregiudizi e se occorre è importante chiedere aiuto, significa avere consapevolezza del problema e amor proprio. Poi mi ha aiutato coltivare la passione per la fotografia, che spero diventi il mio lavoro in futuro. Occorre trovare qualcosa che ci faccia staccare dai problemi intorno”. Malgrado abbia avuto tanta forza, subire atti di bullismo e la morte del padre sono stati un duro colpo per Natascia:

“Ho tentato il suicidio, ma ora ho preso la mia vita in mano, ho un lavoro fisso e un ragazzo. La mia vita va alla grande.

Ai giovani dico di non credere a chi dice loro di essere falliti, brutte persone. Io, alla fine, non ci ho creduto e sono ancora qua”.

(Foto: Terre des Hommes)

Per Marzia Terragni, psicoterapeuta, “è importante la consapevolezza non solo dei propri comportamenti online, ma anche rispetto a sé stessi. Impariamo a chiederci che cosa ci fa stare bene e cosa ci fa soffrire, non tolleriamo queste sofferenze. Inoltre,

impariamo a far valere i nostri diritti e i nostri bisogni nel rispetto del diritto degli altri,

impariamo a parlare con l’altro e a esprimere le nostre necessità. Ricordatevi che non siete soli, ci sono genitori, insegnanti, psicologi, educatori, che sono in grado di ascoltare a cui è possibile chiedere aiuto”. A chiudere l’intervento dell’avvocato Marisa Marraffino: “Voi ragazzi avete il diritto di crescere e noi adulti abbiamo il dovere di aiutarvi in questo percorso. Voi ragazzi non riuscite a fidarvi degli adulti e a denunciare episodi di bullismo e cyberbullismo. Ciò significa che noi adulti ci dovremmo vergognare perché non siamo bravi a comunicare. A voi chiediamo la pazienza di aiutarci ad entrare in comunicazione con voi, ma è degli adulti la responsabilità di farvi comprendere cosa sono le nuove tecnologie e come usarle al meglio”.

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