Terremoto Marche, le diocesi fanno la conta dei danni. Chiese e ambienti pastorali chiusi in via prudenziale

Forte terremoto questa mattina alle 7.07 nelle Marche. L'epicentro si è registrato in mare, a 30 km al largo di Fano, a 8 di profondità. La scossa, di magnitudo 5.7, secondo l’Ingv, Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, è stata avvertita in tutta la Regione ma soprattutto sulla costa pesarese e anconetana. Le diocesi della Regione si sono subito attivate per verificare gli eventuali danni

(Foto: ANSA/SIR)

“Siamo in attesa di un sopralluogo per verificare i danni alla cattedrale san Pietro apostolo che per il momento resta chiusa”: così il vicario della diocesi di Senigallia, don Aldo Piergiovanni, fa il punto al Sir dei danni provocati dalla scossa di terremoto di questa mattina delle 7.07 che ha avuto origine in mare, 30 km al largo di Fano, a 8 di profondità. La scossa, di magnitudo 5.7, secondo l’Ingv, Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, è stata avvertita in tutta la regione ma soprattutto sulla costa pesarese e anconetana. “La scossa ha provocato alcune crepe visibili e la caduta di calcinacci. La Cattedrale aveva subìto danni anche durante il sisma del 1997” riferisce il vicario che spera “entro domenica di avere dei riscontri dagli enti preposti alla verifica strutturale così da decidere il da farsi. Grazie a Dio non lamentiamo danni particolari a cose e persone anche se la paura è stata tanta. Con il vescovo, mons. Francesco Manenti, aspettiamo notizie più dettagliate”. In queste ore la linea condivisa dalle diocesi marchigiane è quella di incaricare i vari parroci di verificare e relazionare eventuali danni alle chiese, ai luoghi di culto e ai locali adibiti alla pastorale e in via prudenziale tenerli chiusi o limitarne l’uso laddove necessario”. “Nei prossimi giorni – conferma Alessandro Berluti, dell’ufficio Beni culturali della diocesi di Senigallia – compileremo le schede di rilevamento dei danni messe a disposizione dal Ministero della Cultura che sin da subito ha già preso formalmente contatto con noi”.

Dalle diocesi. Paura anche nel Fermano dove molte persone sono uscite dalle abitazioni, ma non si sono registrati danni al patrimonio edilizio. Sono comunque in corso sopralluoghi nelle varie chiese e strutture dell’arcidiocesi di Fermo in un vasto territorio già duramente colpito dall’ultimo terremoto del 2016. A delineare il quadro della situazione, Alma Monelli, incaricato diocesano per i Beni culturali e l’edilizia di culto. “Stiamo ancora effettuando delle verifiche – afferma – ma al momento non si segnalano danni particolari alle chiese dell’arcidiocesi. Ovviamente noi partiamo da una situazione già abbastanza delicata, nel senso che almeno in alcune zone, molte chiese sono già chiuse e inagibili a causa degli eventi sismici del 2016, quindi eventuali aggravamenti per gli eventi di oggi sono anche molto difficili da verificare in questo primo momento. Nelle chiese aperte al culto e in uso al momento non si segnalano particolari criticità”. Anche la diocesi di Jesi, in via precauzionale, ha consigliato la chiusura dei locali pastorali, dedicati all’accoglienza dei gruppi, per 48 ore al fine di consentire le ispezioni necessarie. “Esortiamo i sacerdoti a prendere contatto con i preposti uffici di Curia prima di interpellare altre amministrazioni locali” è l’appello del vescovo di Jesi, mons. Gerardo Rocconi. A Fabriano (Ancona), come in altri centri le scuole sono state tutte chiuse in via precauzionale per poter effettuare i controlli del caso. La curia vescovile ha inviato una mail ai beni culturali affinché vengano fatti dei controlli ai tanti edifici di culto della città. “Botta fortissima. Il sisma si è sentito molto forte anche a Camerino. Speriamo non si ripeta”, sono le parole del vescovo di Fabriano-Matelica e arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara.

Vescovi Cem. Subito dopo le scosse di terremoto i vescovi marchigiani si sono sentiti telefonicamente per un primo report sui danni. In una nota del presidente della Conferenza episcopale marchigiana (Cem), mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia si legge che “Le Caritas sono in preallarme e collaborano alle verifiche sulle loro strutture e su eventuali necessità di assistenza alla popolazione. Il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, mi ha già contattato e ha raccolto un primo bilancio della situazione, tenendo i contatti con il commissario del Terremoto e la Protezione civile – ha ricordato mons. Marconi –. In mattinata anche il Santo Padre ha chiesto notizie e garantito la sua vicinanza alla popolazione colpita prima dall’alluvione ed ora dal terremoto”.

La vicinanza di Legnini. Dal commissario straordinario Sisma 2016, Giovanni Legnini è giunto alla Regione Marche un messaggio di vicinanza. “Aspettiamo gli accertamenti, ancora in corso, anche nelle aree già colpite dal sisma del 2016 – si legge nel testo –. Non c’era bisogno di questo nuovo evento per ricordarci che le Marche, come le aree interne dell’Appennino e molte altre del Paese, sono caratterizzate da un rischio sismico elevato, che richiede il massimo sforzo sulla prevenzione. Con la ricostruzione dopo il terremoto del 2016 stiamo restituendo ai cittadini case e strutture pubbliche sicure, ma dobbiamo pensare anche alla messa in sicurezza degli edifici che allora non furono danneggiati, molti dei quali hanno caratteristiche di forte vulnerabilità. Serve un approccio sistemico, che non si limiti alla riparazione dei danni, ma che punti alla riduzione del rischio, anche riorientando a questo fine il superbonus 110% e l’intero sistema delle detrazioni fiscali sull’edilizia”.

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