#1euroafamiglia. Riccardi: “Superate le 10mila donazioni, raccolti quasi 120mila euro, aiutate un centinaio di famiglie”

“Le richieste sono state inoltrate in pari quantità da padri e madri, quando però svolgiamo i colloqui di conoscenza parliamo se possibile con ambedue. Chiedono aiuto perché non sono riusciti a sostenere le rate d’affitto, spesa che può essere posticipata dando priorità ad altro, ma che poi, accumulandosi mensilità, diventa un problema. Abbiamo pagato bollette e costi legati a terapie per figli con necessità particolari”, ci racconta la vice presidente nazionale del Forum

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“#1euroafamiglia”, la campagna di sostegno alle famiglie in difficoltà economica temporanea, promossa dalla Fondazione Forum delle associazioni familiari, una realtà nata dalla rete del Forum delle associazioni familiari, continua la sua attività anche nel 2022. Nato per rispondere all’emergenza Covid, il Fondo risponde alle necessità di famiglie che continuano a fare i conti con gli strascichi della pandemia, con il caro bollette, con l’inflazione e il lavoro ancora insufficiente e, da quest’anno, con la guerra. Ne parliamo con Cristina Riccardi, vice presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari.

(Foto: Sir)

Come sta procedendo “#1euroafamiglia”? Quante famiglie vi hanno contatto e quante ne avete raggiunto finora?

Il progetto prosegue molto bene, soprattutto grazie alla costanza di quanti si sono impegnati attraverso il sistema di donazione periodica.

In totale abbiamo superato le 10.000 donazioni con più di 1.300 donatori di cui 700 sono donatori periodici. Abbiamo così raggiunto una raccolta fondi di quasi 120.000 euro di cui circa 90.000 sono stati donati a un centinaio di famiglie che ci hanno contattato.

Direi che è stato capito il senso del progetto, ovvero che non si chiedevano grandi donazioni ma un impegno piccolo e costante a supporto di bisogni diffusi. L’elemento che non ci aspettavamo è stato la difficoltà per le famiglie a gestire il post-Covid. Ci immaginavamo che gli strascichi economici sarebbero stati lunghi, ma certo non ci immaginavamo che sarebbero stati appesantiti dagli effetti della guerra in Ucraina.

Qual è l’identikit delle famiglie che vi chiedono aiuto?

Sono famiglie, molte di loro numerose, che abitano soprattutto nelle grandi città e in particolare in quelle del Centro-Sud, molte nella Capitale. Non mancano richieste d’aiuto da parte di separati, la maggior parte padri. Le richieste sono state inoltrate in pari quantità da padri e madri, quando però svolgiamo i colloqui di conoscenza parliamo se possibile con ambedue. Chiedono aiuto perché non sono riusciti a sostenere le rate d’affitto, spesa che può essere posticipata dando priorità ad altro, ma che poi, accumulandosi mensilità, diventa un problema. Abbiamo pagato bollette e costi legati a terapie per figli con necessità particolari. Fenomeno che ci ha stupito è quanto le famiglie facciano ricorso a forme di finanziamento per l’acquisto di beni necessari come, ad esempio, frigoriferi, lavatrici, auto… Questo fenomeno genera rate che, se non saldate, possono creare non pochi problemi.

Quali sono, dunque, i problemi che tuttora rendono difficile la gestione familiare?

Negli ultimi giorni i telegiornali hanno parlato di aumento dell’inflazione quasi al 10% nel mese di luglio, di aumento del costo del gas. Sta diventando un problema diffuso anche semplicemente fare la spesa.

Se con la pandemia le famiglie che chiedevano aiuto avevano perso il lavoro o visto ridurne il volume per le chiusure, da qualche settimana arrivano famiglie che semplicemente non arrivano più a fine mese.

Una recente indagine condotta da Nomisma sulle attese e i desideri sull’acquisto di una casa di 700 famiglie italiane, tra i vari dati, conferma queste difficoltà riportando che il 65% delle famiglie giudica il proprio reddito non adeguato a far fronte alle necessità primarie. Un quarto ha subìto una riduzione del reddito nell’ultimo anno e sei su dieci non riescono più a risparmiare. La metà dei nuclei famigliari ritiene che in futuro dovrà fare i conti con un calo del reddito (tre su quattro per le famiglie sandwich, quelle strette fra la cura dei figli e di persone non autosufficienti) e il 29% pensa che dovrà diminuire i consumi. Il 46% non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 5mila euro o lo farebbe con molta difficoltà, soprattutto tra le famiglie con figli.

Vogliamo ricordare come funziona “#1euroafamiglia”?

È molto semplice: attraverso il sito www.fondofamiglie.org è possibile fare donazioni scegliendo la cifra, la periodicità (è possibile anche una sola donazione) e la modalità di pagamento. Le donazioni periodiche non richiedono alcun intervento se non quello iniziale e sono modificabili in qualsiasi momento. Invece per chiedere aiuto è sufficiente telefonare al 329.90.57.101 dalle 9 alle 11,30. Un’operatrice raccoglie le prime informazioni per verificare che la richiesta sia di una famiglia con figli e con difficoltà temporanee. Queste sono le due condizioni di base. Se ci sono queste due condizioni, il richiedente compila una scheda sempre sul sito (https://fondofamiglie.org/ricevi/), viene quindi contattato da un consulente e inizia così il percorso di verifica delle necessità specifiche. È capitato più volte, essendo questo anche uno scopo non secondario del progetto, che la famiglia sia stata indirizzata a realtà territoriali che potessero sostenerla, accompagnarla nel quotidiano. Non bisogna sottovalutare il fatto che i problemi economici spesso sono accompagnati dalla solitudine che rende qualsiasi problema molto più pesante da superare. Il tutto, naturalmente, si svolge nella massima discrezione. Questo ha facilitato le famiglie.

Quali sono i prossimi obiettivi della campagna? Pensate di rilanciarla in qualche modo per farla conoscere di più sia a chi può donare sia a chi può chiedere aiuto?

#1euroafamiglia è nato, come sappiamo, per far fronte un un’emergenza, quella del Covid, che speravamo sarebbe rientrata. In realtà ha messo in evidenza la precarietà economica delle famiglie, soprattutto se con più figli. Come ho già detto, le conseguenze della guerra stanno ulteriormente mettendole alla prova. Quindi non possiamo che andare avanti. A breve ripartirà una campagna di comunicazione che ricordi a chi può sostenere il progetto di farlo, ma anche a chi ha bisogno di chiedere aiuto di chiederlo, prima di trovarsi in situazioni da cui è difficile fare marcia indietro.

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