Epatiti pediatriche. Villani: “Tenere alta l’attenzione ma niente allarmismi”

“È giusto stare attenti ma non c’è motivo di allarmarsi. In Italia il numero di casi di epatite acuta nei bambini è rimasto per ora invariato rispetto agli anni precedenti”. Lo dice al Sir Alberto Villani, direttore del Dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, secondo il quale le epatiti di origine sconosciuta non sono una novità. Esclusa ogni correlazione con il vaccino contro il Sars-CoV-2

(Foto Bambino Gesù)

Da noi 11 casi sospetti, quattro dei quali confermati. Per uno si è reso necessario un trapianto di fegato, fa sapere il ministero della Salute. Ma sono oltre 170 i casi di epatite acuta di origine sconosciuta che hanno colpito negli ultimi mesi  bambini tra un mese e 16 anni (ma soprattutto sotto i 6 anni). Oltre 100 nel solo Regno unito, ma in Europa sono stati accertati casi anche in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Romania, Spagna. Le indagini microbiologiche hanno escluso in tutti i casi i cinque virus dell’epatite ad oggi noti: A, B, C, D, E. Mentre il ministero della Salute sta monitorando la situazione e ha diffuso una circolare allertando le regioni, abbiamo fatto il punto con Alberto Villani, direttore del Dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’ Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Alberto Villani (Foto Bambino Gesù)

Professore, che cosa sta succedendo?
Il criterio che dobbiamo tenere come valido è il fatto che in alcuni Paesi, soprattutto in Gran Bretagna, sono stati descritti questi casi di insufficienza epatica acuta che non ha trovato diagnosi. Ma questo non è una novità: di routine si riscontrano casi di insufficienza epatica acuta nei quali non si arriva ad una diagnosi. Oltre ai virus noti, tipici dell’epatite, molti altri virus possono causare questo quadro clinico. Non riuscire a formulare una diagnosi eziologica, a sapere cioè quale ne sia il germe responsabile è qualcosa che avviene normalmente anche perché l’insufficienza epatica acuta può essere dovuta a diverse cause, anche a tossine o a farmaci. Quello che è invece straordinario è il numero anomalo, decisamente superiore alla norma, di epatiti registrate in Gran Bretagna.

Dobbiamo preoccuparci?
No, nel nostro Paese fino ad oggi non abbiamo numeri allarmanti. La situazione non è diversa rispetto a quella dell’anno scorso e degli anni precedenti. È giusto però fare attenzione; benissimo ha fatto il ministero della Salute ad allertare il Sistema sanitario nazionale italiano per sensibilizzare tutti a questa realtà, che ad oggi non ci riguarda direttamente, per essere eventualmente in grado di affrontarla.

A quali sintomi i genitori devono prestare attenzione?
Il più eclatante è l’ittero, ossia la colorazione giallastra della cute del bambino. In questo caso occorre rivolgersi rapidamente al medico e portarlo possibilmente in ospedale. Tuttavia, indipendentemente da questa nuova epatite, quando un bimbo è particolarmente spossato, confuso, significativamente diverso dal suo normale, deve essere valutato. È importante comunque sapere che

il fegato ha una enorme capacità rigenerativa: gli epatociti possono morire ma si possono rigenerare.

Quali sono le cure?
In caso di epatite acuta non esistono al momento cure specifiche, ma il soggetto va trattato in un ambiente intensivo e preferibilmente in un luogo in cui, nella malaugurata, rara e straordinaria ipotesi in cui sia necessario ricorrere al trapianto di fegato, sia possibile effettuarlo.

Può esserci una correlazione con il Covid-19?
L’ipotesi di un possibile rapporto con l’infezione da Sars-CoV-2 è al momento allo studio. Gli autori britannici ci dicono che dei circa 170 casi di insufficienza epatica acuta riscontrati solo una piccola parte è stata sottoposta a questa specifica indagine. Nei casi indagati è stato appurato che la percentuale di bambini in cui possa essere dimostrata una pregressa infezione da Sars-CoV-2 non è molto alta. In alcuni casi è stato riscontrato un adenovirus, e più specificamente in circa la metà un particolare adenovirus, il sierotipo 41, molto comune. Per questo è difficile stabilire se sia proprio questo il possibile agente eziologico.

Ieri l’Istituto superiore di sanità ha escluso l’ipotesi, avanzata da alcuni, di un possibile collegamento con i vaccini contro il Sars-CoV-2…

Non c’è infatti alcun nesso causa-effetto con la vaccinazione.

Questa è una delle poche certezze su questa “strana” malattia. Tra l’altro, la maggior parte dei casi si è verificata nella fascia di età sotto i sei anni, in soggetti pertanto non vaccinabili. Se il vaccino ne fosse in qualche modo l’agente responsabile, sarebbero stati colpiti molto di più gli adulti. I genitori possono stare tranquilli: i vaccini sono assolutamente sicuri e devono essere somministrati ai bambini. In Italia, solo il 30% dei bambini che potevano usufruire di questa opportunità è stato vaccinato. Mi auguro che nelle prossime settimane questa percentuale aumenti; in caso contrario temo ne dovremo pagare il prezzo nel prossimo autunno-inverno.

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