Tutela ambiente in Costituzione. Masullo: “Una condizione necessaria per piena attuazione dei principi della Carta”

Si tratta, spiega al Sir il direttore scientifico di Greenaccord, di “un punto di partenza importantissimo, verso il riconoscimento di quella verità, non solo etica ma anche scientifica, che la vita sulla Terra riguardi tutti gli esseri viventi, senza esclusione alcuna né distinzione fra animali, vegetali, in quanto la vita di ciascuno, anche quella umana, è inscindibilmente legata alla vita di ogni essere vivente”.

foto SIR/Marco Calvarese

“La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi” è stata inserita nella Costituzione dopo che il disegno di legge di riforma costituzionale ha concluso il suo iter l’8 febbraio scorso, avendo ottenuto l’approvazione sia della Camera sia del Senato, come previsto per le riforme della Costituzione. Sono stati modificati gli articoli 9 e 41 della Costituzione, incidendo direttamente sullo Statuto delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di tutela degli animali. Di questa novità parliamo con Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord.

Quanto è importante che la tutela dell’ambiente sia stata inserita in Costituzione?

L’inserimento della tutela dell’ambiente fra i principi fondanti della Costituzione è un fatto importantissimo, in quanto non è solo un riconoscimento accessorio, ma una condizione necessaria alla piena attuazione dei suoi principi, dalla quale ogni atto legislativo ed ogni azione programmata d’ora in poi non possono prescindere.

Nella nuova formulazione l’articolo 9 della Costituzione “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. È un punto di arrivo o di partenza verso una nuova visione nuova che metta davvero al centro la cura del Creato e anche il futuro delle nuove generazioni?

È un punto di partenza importantissimo, verso il riconoscimento di quella verità, non solo etica ma anche scientifica, che la vita sulla Terra riguardi tutti gli esseri viventi, senza esclusione alcuna né distinzione fra animali, vegetali, ecc., in quanto la vita di ciascuno, anche quella umana, è inscindibilmente legata alla vita di ogni essere vivente. La precisazione che la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi sia interesse anche delle future generazioni rende solo parziale il riconoscimento dell’inscindibile legame di unità fra ogni elemento del creato, da cui dipendono anche le sorti dell’uomo; in modo assai chiaro questo concetto è espresso nell’enciclica di Papa Francesco Laudato si’: “L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e ‘tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato” (LS, 5).

Quali passi sono necessari, anche da parte del Governo, affinché questi principi non restino dei semplici enunciati?

La precisazione sulla necessità, da parte dello Stato, di disciplinare la tutela degli animali sembra una limitazione di quel riconoscimento di interconnessione ecologica fra tutti gli elementi viventi e non viventi della biosfera, e riguardare in modo specifico solo gli animali più prossimi alla sensibilità comune, nel giustissimo intento di rispettarne la vita o quantomeno non infliggere loro inutili sofferenze. La criticità di questo passaggio mi fa dire che questo è solo un primo passo che va completato attraverso le norme di attuazione che auspico seguiranno presto. Il riconoscimento dell’importanza per la vita umana di proteggere ogni specie vivente, anche le meno conosciute, sia che si tratti di alberi, di insetti, animali domestici o selvatici, in qualsiasi parte del mondo possa essere danneggiata o addirittura minacciata di estinzione da scelte effettuate dal nostro Paese, riguarda una visione ecologica globale non del tutto esplicita nel Testo costituzionale, assai importante per orientare la posizione del nostro Paese riguardo alle convenzioni internazionali (clima, biodiversità, pesca, foreste, commercio internazionale, ecc.).

La modifica all’articolo 41 della Costituzione, invece, sancisce che anche la salute e l’ambiente siano paradigmi da tutelare da parte dell’economia e come le istituzioni possano orientare l’iniziativa economica pubblica e privata non solo verso fini sociali ma anche verso quelli ambientali. Quanto sono importanti queste modifiche e perché?

L’inserimento nell’articolo 41 del principio che l’attività economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana dà di fatto grande impulso, pur non citandolo, allo sviluppo sostenibile, consentendo per esempio di sollevare l’incostituzionalità di quelle attività che danneggiano il clima, in quanto foriere di danni gravissimi alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, anche delle generazioni future. Forse è questa la modifica più importante che ci richiama ancora la Laudato si’: “Uno sviluppo tecnologico ed economico, che non lascia un mondo migliore ed una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso” (LS, 194).

Come sta andando in Italia il cammino verso la transizione ecologica? Quali sono i problemi principali da superare per una vera svolta green?

Il Governo deve farsi carico di questo obbligo costituzionale e superare le timidezze e le contraddizioni che hanno caratterizzato fino ad oggi la cosiddetta transizione ecologica. È necessario definire con chiarezza contenuti e tempi del punto di arrivo di questa transizione fino ad oggi sfumati nella nebbia di troppi interessi. Comprendo e condivido che la transizione debba avvenire progressivamente, mantenendo un equilibrio fra i settori e le pratiche da dismettere e quelle che sono chiamate a sostituirle; ma ciò non deve essere un alibi per continuare ad investire nelle prime trascurando le seconde, come purtroppo sta accadendo.

Il rischio è che tale transizione arrivi a compimento troppo tardi per scongiurare conseguenze catastrofiche ed irreversibili sull’intera biosfera,

mettendo a rischio la abitabilità di vaste regioni e la sicurezza di gran parte della popolazione mondiale. Come dice Papa Francesco, “su questo tema, le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro” (LS 194).

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