Ciccozzi (Campus Bio-Medico): “L’allerta ancora c’è, ma siamo cautamente ottimisti”

Il Covid-19 ha allentato la sua morsa. A dirlo sono i dati delle vittime e dell’occupazione delle terapie intensive. Ma è ancora presto per dire che siamo liberi dal virus. Per Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio Medico di Roma, abbandonare tutte le precauzioni è prematuro: “La possibilità che circoli una nuova variante c’è. Ma dobbiamo essere cautamente ottimisti. E stare un po’ allerta”. Intanto dal primo marzo è in arrivo nel nostro Paese il nuovo vaccino Novavax, approvato a fine anno dall’agenzia del farmaco europea Ema e da quella italiana Aifa, che potrebbe tentare gli indecisi della vaccinazione dal momento che si basa su una tecnologia tradizionale.

(Photo SIR/European Commission)

Il Covid-19 ha allentato la sua morsa. A dirlo sono i dati delle vittime e dell’occupazione delle terapie intensive. Ma è ancora presto per dire che siamo liberi dal virus. Per Massimo Ciccozzi, responsabile di Statistica medica e epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio Medico di Roma, abbandonare tutte le precauzioni è prematuro. Bocciato quindi l’esempio dell’Inghilterra dove ogni limite è caduto: “La possibilità che circoli una nuova variante c’è. Ma dobbiamo essere cautamente ottimisti. E stare un po’ allerta”. Intanto dal primo marzo è in arrivo nel nostro Paese il nuovo vaccino Novavax, approvato a fine anno dall’agenzia del farmaco europea Ema e da quella italiana Aifa, che potrebbe tentare gli indecisi della vaccinazione dal momento che si basa su una tecnologia tradizionale. E poi partirà anche la dose di richiamo per i soggetti fragili, sulla quale però il professor Ciccozzi, afferma che è giusto proteggere questa categoria di persone ma avrebbe preferito un vaccino tarato sulla variante Omicron.

La curva dei contagi in Italia è ormai in fase di discesa. Il peggio è passato?
Se rimane questa variante e non ne arriva nessuna altra andremo verso una fase endemica in cui il virus sarà sotto controllo. Contemporaneamente, dobbiamo ricordare che il virus non sparirà. Ecco perché in autunno potrebbe essere utile per gli immunocompromessi e i pazienti fragili fare un richiamo. Tutto però dipenderà dai numeri. Il vaccino dovrà essere tarato sulla variante Omicron.

Fare ora il richiamo per queste categorie di pazienti invece è consigliabile?
Somministrare una quarta dose a distanza di tre quattro mesi dello stesso vaccino di cui abbiamo già fatto tre dosi a distanza ravvicinata a mio parere non è consigliabile. A livello immunologico, si rischierebbe la anergia cioè che il sistema immunitario non produca più una risposta adeguata.

Dal primo marzo in Italia sarà disponibile Novavax, il nuovo vaccino per chi non ha fatto altri vaccini. Non si basa sulla tecnologia a m-Rna, ciò basterà a convincere i no vax?
Più che i no vax sarà utile a convincere chi è ancora indeciso. È un vaccino nuovo, studiato su base proteica, poiché grazie all’ingegneria genetica è stato possibile sfruttare i frammenti della proteina Spike del virus. La cosa importante è che ha effetti collaterali minimi ed ha una buona efficacia. Le dosi necessarie saranno comunque due.

Novavax non è stato ancora testato su Omicron però.
I dati sull’efficacia contro Omicron non ci sono ancora, ma dai primi risultati della fase due sembra che Novavax sia promettente anche contro Omicron. Ci sono poi altri vaccini in corso di sperimentazione, come ad esempio quello sulla proteina N, la proteina del nucleo capace di riconoscere tutte le varianti. In Italia l’Istituto superiore di sanità sta puntando proprio su questo progetto. Negli Stati Uniti invece si sta lavorando a un vaccino che unisce la proteina N e la proteina Spike, aumentando così l’efficacia data dalla memoria immunitaria.

La pandemia finirà quando cesserà in tutto il mondo. Ma il rischio che si affacci una nuova variante c’è?
Il Covid-19 ha una contagiosità molto elevata pari a quella del morbillo. La possibilità che circoli una nuova variante c’è. Ma dobbiamo essere cautamente ottimisti. E stare un po’ allerta.

Stare allerta significa che alcune precauzioni dobbiamo mantenerle ancora, come ad esempio la mascherina al chiuso?
Sì. Andiamo avanti con gradualità.

L’emergenza dovrà finire secondo lei il 31 marzo?
Sì, può finire ma non deve significare dire addio alle mascherine al chiuso. Devono essere i dati a guidarci.

E i dati di oggi che cosa suggeriscono?
I dati dicono che è iniziato il processo per rendere endemico il virus, grazie alle tre dosi di vaccino che la maggior parte della popolazione ha scelto di fare.

L’Europa ha detto nuovamente no alla sospensione del brevetto del vaccino per i Paesi africani.
Non capiscono che dal punto di vista sanitario è fondamentale vaccinare tutti. Sarebbe generoso, oltre che lungimirante per tutti, anche per la parte del mondo più avvantaggiata, perché vaccinando la popolazione africana si riduce il rischio che una nuova variante emerga. Papa Francesco ha ragione: tutti dovrebbero ascoltare le sue parole anche su questo argomento.

Altri articoli in Italia

Italia