Festa del Cinema: spazio alle serie Tv con “Vita da Carlo” di Verdone e “A casa tutti bene” di Muccino

Il debutto di Carlo Verdone alla sua prima serie televisiva, “Vita da Carlo”, racconto (tragi)comico in chiave autobiografica tra lampi di realtà e gustosi inserti di finzione. Dieci episodi in onda dal 5 novembre su Prime Video. E sempre in tema di debutti Tv, è stata presentata anche la prima serie firmata da Gabriele Muccino, “A casa tutti bene. La serie”, che recupera il concept dell’omonimo film del 2018. Otto episodi in onda a dicembre su Sky e la piattaforma Now

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Serie Tv sul tappeto rosso alla 16Festa del Cinema di Roma. Anzitutto il debutto di Carlo Verdone alla sua prima serie televisiva, “Vita da Carlo”, racconto (tragi)comico in chiave autobiografica tra lampi di realtà e gustosi inserti di finzione. Dieci episodi in onda dal 5 novembre su Prime Video. E sempre in tema di debutti Tv, è stata presentata anche la prima serie firmata da Gabriele Muccino, “A casa tutti bene. La serie”, che recupera il concept dell’omonimo film del 2018. Otto episodi in onda a dicembre su Sky e la piattaforma Now. Il punto Cnvf-Sir.

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“Vita da Carlo” (Prime Video)

In oltre quarant’anni di carriera e ventisette titoli all’attivo – il primo “Un sacco bello” del 1979, l’ultimo “Si vive una volta sola” del 2020 – Carlo Verdone si è imposto nel panorama cinematografico italiano come regista, sceneggiatore e attore di matrice comica, inserendosi nel tracciato della tradizione della commedia all’italiana capace di fonde ironia tagliente, umorismo esilarante a tratti grottesco, con tonalità di un realismo amaro, amarissimo. Da quattro decenni Verdone racconta con efficacia il nostro Paese, il suo tessuto sociale, tra vizi e virtù; e con il suo ultimo progetto, “Vita da Carlo”, sorprende tutti a cominciare da se stesso: per la prima volta decide di cimentarsi con la serialità Tv, mettendo in scena il suo privato, in un mix di verità e finzione. Un racconto intimo, farsesco, dove il popolare autore romano apre le porte della sua casa, mettendo in narrazione, rivisti e corretti, molti elementi e figure della sua quotidianità. A questo si aggiunge una linea romanzata che serve a colorare il tutto: scintilla narrativa è infatti uno sfogo pubblico del regista contro i disagi e disservizi della Capitale, una sfuriata amplificata dai social media, al punto tale da lanciarlo come possibile candidato sindaco di Roma.
L’idea della serie “Vita da Carlo” è nata sul set del film “Benedetta Follia” nel 2018, da un’intuizione di Nicola Guaglianone e Menotti; il progetto si è poi concretizzato dall’intesa tra lo storico produttore di Verdone, la Filmauro dei De Laurentiis, con la piattaforma Prime Video di Amazon. La vita di Carlo Verdone è diventata dunque un racconto in dieci episodi (da circa 30 minuti), diretto dallo stesso Verdone insieme al regista-direttore della fotografia Arnaldo Catinari (“Suburra. La serie”); accanto a lui, sul set, comprimari di grande mestiere come Monica Guerritore nel ruolo dell’ex moglie Sandra, Anita Caprioli in quelli della farmacista Annalisa e soprattutto Max Tortora nei panni di se stesso, sfoggiando sempre un umorismo irresistibile. A giudicare dai primi quattro episodi visti, la serie “Vita da Carlo” risulta un prodotto che si inserisce pienamente nella filmografia dell’autore: un racconto semiserio di respiro comico che esplora follie e incongruenze del nostro presente, un ritratto sfaccettato tra l’esilarante e il tragico. Verdone è molto generoso nel mostrare il proprio privato, accettando anche il rischio di rivelarsi in chiaroscuro. Protagonista quindi a tuttotondo, Verdone finisce per conquistare soprattutto per quella sua comicità elegante, goffa, dalle note malinconiche. A ben vedere, la sceneggiatura sembra procedere un po’ a corrente alternata, con passaggi narrativi non sempre tutti a fuoco, ma nell’insieme il saldo è positivo, decisamente buono, nonché profondamente verdoniano. Dal punto di vista pastorale “Vita da Carlo” è consigliabile, brillante, per dibattiti.

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“A casa tutti bene. La serie” (Sky-Now)

Un altro autore romano alla sua prima regia televisiva: è Gabriele Muccino, regista-sceneggiatore di dodici film in oltre vent’anni di carriera. Forte del successo di “A casa tutti bene” del 2018, con cui ha vinto un Nastro d’argento e un David di Donatello, Muccino ha sentito il desiderio di tornare su quella storia, dalle potenzialità ancora non del tutto esaurite; ha rimesso mano, pertanto, alla linea del racconto cambiando l’ambientazione da Ischia a Roma, come pure il cast tutto. È nata così “A casa tutti bene. La serie”, otto puntate dirette dallo stesso Muccino, prodotte da Sky Studios e Leone Film Group; tra gli interpreti si ricordano: Laura Morante, Francesco Acquaroli, Francesco Scianna, Laura Adriani, Silvia D’Amico, Antonio Folletto e Valerio Aprea.
La storia. Roma oggi, Pietro e Alba Ristuccia guidano un noto ristorante, il San Pietro, nella zona del Gianicolo. I festeggiamenti per i settant’anni di Pietro diventano l’occasione per riunire tutta la famiglia, dai tre figli Carlo, Sara e Paolo con i rispettivi coniugi, ai cugini e parenti alla lontana. La festa, però, finisce per innescare a una vera e propria resa dei conti, furiosa e dolorosa… “È l’incapacità a essere felici tutti insieme – sottolinea Gabriele Muccino – il detonatore di ‘A casa tutti bene. La serie’. La famiglia è un ring nel quale è difficile restare in piedi a lungo senza arrivare prima o poi a qualche forma di insofferenza, di scontro, di provocazione, di tradimento lieve o grave che sia”. Le parole del regista tratteggiano dunque l’orizzonte narrativo preso in esame, uno scandagliare la dimensione familiare cogliendone irrisolti, silenzi, livori sottotraccia. Muccino ha sempre avuto un certo talento nel saper tradurre tali tensioni tra i rapporti umani in racconti densi di vibrazioni e problematiche, mai privi però di sentimento. “A casa tutti bene. La serie’” si inserisce perfettamente nel binario narrativo prediletto dall’autore, soprattutto nei film realizzati in Italia, racconti più sbilanciati sulle fratture che sulle intese familiari. Il regista conferma la sua capacità nel dirigere un cast corale, lavorando bene sulle sfumature introspettive dei singoli e al contempo sulle dinamiche di interazione, sugli incontri-scontri caratteriali tra personaggi. A giudicare dall’anteprima alla Festa di Roma, “A casa tutti bene. La serie” possiede di certo buon ritmo, una chiara densità tematica nonché problematica, come pure un cast valido e in parte. Dal punto di vista pastorale “A casa tutti bene. La serie” è complessa, problematica e adatta per dibattiti.

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