Festa del Cinema: il musical “Cyrano” di Joe Wright e il dramma sentimentale “Les jeunes amants” di Carine Tardieu

"Cyrano”, diretto dal regista inglese Joe Wright, porta sullo schermo lo spettacolo teatrale di Erica Schmidt. A vestire i panni dell’“innamorato riluttante” è Peter Dinklage, l'indimenticato Tyrion Lannister del “Trono di Spade”. È francese invece il dramma sentimentale “Les jeunes amants” firmato Carine Tardieu, opera che esplora la relazione extraconiugale tra una donna settantenne e un uomo cinquantenne, con una Fanny Ardant da applauso

(Foto Metro-Goldwyn-Mayer Pictures)

Dopo “Dear Evan Hansen” ecco un altro atteso musical alla 16ª Festa del Cinema di Roma. È “Cyrano” diretto dal regista inglese Joe Wright, che porta sullo schermo lo spettacolo teatrale di Erica Schmidt, rilettura della celebre opera di Edmond Rostand. A vestire i panni dell’“innamorato riluttante” è Peter Dinklage, l’indimenticato Tyrion Lannister del “Trono di Spade”. È francese invece il dramma sentimentale “Les jeunes amants” firmato Carine Tardieu, opera che esplora la relazione extraconiugale tra una donna settantenne e un uomo cinquantenne, con una Fanny Ardant da applauso. Il punto Cnvf-Sir sul terzo giorno della Festa.

(Foto Metro-Goldwyn-Mayer Pictures)

“Cyrano”

Si perde quasi il conto degli adattamenti cinematografici o televisivi dello spettacolo teatrale “Cyrano de Bergerac” composto sul finire del XIX secolo dal drammaturgo francese Edmond Rostand. Il regista britannico Joe Wright, londinese classe 1972, acclamato autore di adattamenti letterari come “Orgoglio e pregiudizio” (2005), “Espiazione” (2007) e “Anna Karenina” (2012), si confronta con il classico di Rostand prendendo però le mosse dal musical firmato Erica Schmidt, portato in scena dagli attori Peter Dinklage e Haley Bennett, interpreti confermati anche nella versione cinematografica.
È la storia del valoroso condottiero nonché poeta Cyrano de Bergerac (Dinklage), mai vinto sul campo di battaglia o nei duelli, che finisce per cadere preda dell’amore per la giovane Roxanne (Haley Bennett), in cerca purtroppo di un matrimonio facoltoso per ridare lustro al suo titolo familiare. La ragazza però si perde nello sguardo del giovane cadetto Christian (Kelvin Harrison Jr.), avvenente nell’aspetto ma incapace di mettere in versi i propri sentimenti. Ad aiutarlo sarà Cyrano, costretto così reprimere e sublimare il proprio amore per Roxanne scrivendo struggenti componimenti al posto di Christian. La guerra però non tarda a venire, e con essa le angherie dell’aristocratico De Guiche (Ben Mendelsohn)…
A dare senso all’operazione cinematografica “Cyrano”, che si muove nel sentiero del dramma sentimentale a sfondo bellico con inserti musical, sono soprattutto alcuni elementi. Anzitutto la sontuosa e avvolgente messa in scena voluta da Joe Wright: costumi, luoghi e scenografie – dove c’è una presenza significativa del nostro Paese, con ambientazioni siciliane tra Noto e Scicli – di grande impatto, fondendo realtà e sguardo onirico-teatrale.
Inoltre, a imprimere pathos e valore all’opera è la regia dello stesso Wright, che si snoda solida e poetica tra le pagine del testo del “Cyrano de Bergerac”, senza però tradire il proprio sguardo di autore cinematografico. Infine, punto di forza nonché attrazione sono le performance di Peter Dinklage e Haley Bennett, che si calano con trasporto ed emozione nei ruoli di Cyrano e Roxanne. È soprattutto Dinklage a stupire con la sua performance, trovando una sua chiave interpretativa originale e al contempo nel segno della tradizione, della storia del personaggio di Cyrano, mostrando poi anche una notevole padronanza canora. Dismessi dunque i panni del geniale stratega Tyrion Lannister della serie Tv Hbo “Trono di Spade” (2011-19), l’attore si squaderna con decisione un orizzonte di possibilità tra grande e piccolo schermo.
Nell’insieme, il film “Cyrano” firmato Joe Wright, seppure muovendosi nel già noto, si fa apprezzare per la componente visiva, musicale e interpretativa; un racconto puntellato da riuscite suggestioni artistiche ma anche di sentimento, che non lasciano lo spettatore indifferente. Dal punto di vista pastorale “Cyrano” è consigliabile, poetico e per dibattiti.

(Foto Ufficio stampa)

“Les jeunes amants”

Sulle prime poteva sembrare un’operazione un po’ forzata, inverosimile, l’impianto del film “Les jeunes amants” firmato dalla regista parigina Carine Tardieu (classe 1973). Lo svolgimento dell’autrice rivela però degli sguardi narrativi composti e raffinati, che finiscono per coinvolgere lo spettatore.
La storia: Lione oggi, Pierre (Melvil Poupaud) è un brillante oncologo sposato da vent’anni con una collega (Cécile De France) con cui ha due figli. Durante un viaggio di lavoro, l’uomo incontra casualmente una vecchia conoscenza, Shauna (Fanny Ardant), affermata architetta settantenne che vive stabilmente a Parigi. Tra i due nasce subito una coinvolgente intesa, una scintilla inaspettata. L’occasione di una nuova trasferta parigina per il medico metterà i due davanti ai propri sentimenti ed esitazioni: anzitutto la differenza d’età e il matrimonio di Pierre, poi le due diverse città con le carriere avviate.
Sorprende la delicatezza con cui la regista Tardieu gestisce un tema così spinoso e incline a inciampi in stereotipi narrativi già visti, seppur ribaltando la differenza d’età tra donna e uomo. L’autrice si tiene lontana da scivolate in mélo fuori controllo o in sguardi passionali indiscreti, mettendo in scena un dolente dramma sentimentale che deflagra nel cuore di due adulti di età differenti. Un amore intenso ma composto, rispettoso nonostante travolgente, che i due “amants” cercando prima di arginare nel rispetto delle proprie famiglie e del proprio vissuto, per poi lasciar correre a briglia sciolta incurante di pregiudizi e paure. A dare intensità al racconto sono soprattutto gli interpreti Fanny Ardant e Melvil Poupaud. In particolare, è la Ardant a conquistare per la naturalezza e l’eleganza con cui riempie la scena, mettendo in campo una gamma di sfumature che corrono dalle incertezze più laceranti ai sentimenti più vibranti. Shauna è una donna inizialmente protesa a guardare il proprio corpo ormai cambiato, prossimo all’ultima stazione della vita; la ricomparsa dell’amore, in maniera così imprevista, la fa trasalire e insieme sentire viva, sognante possibilità. La donna si abbandona all’amore attraversando una fitta coltre di timori, mettendo in primis davanti a sé la ragione, tutti i dubbi verso se stessa e soprattutto verso Pierre, la sua famiglia.
Così quella che poteva apparire come una semplice storia sbagliata, persino inverosimile, si dipana invece davanti allo spettatore di certo con chiara problematicità (il tradimento e l’implosione di una famiglia, che non si possono condividere) ma anche con grande rigore, densità e fascino. La Tardieu compone un dramma sentimentale elegante, riuscito, offrendo inoltre un inedito ritratto di donna in età adulta-anziana. Dal punto di vista pastorale “Les jeunes amants” è complesso, problematico e adatto per dibattiti per un pubblico adulto.

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