Violenze su minori. Terre des Hommes: “L’anno del Covid non ha risparmiato i più piccoli. Il 65% delle vittime sono bambine o ragazze”

Presentata a Roma la decima edizione del Dossier “Indifesa” di Terre des Hommes, fotografia sulla condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo. Nell’anno segnato dalla pandemia in aumento i maltrattamenti in famiglia e i reati sul web

(Foto: Giulio Di Sturco per Terre des Hommes)

L’anno del Covid-19 non ha risparmiato bambine e bambini: sono in forte aumento i maltrattamenti in famiglia e i reati sul web. Lo certifica il decimo Dossier “Indifesa” di Terres del Hommes, che è stato presentato oggi, mercoledì 6 ottobre, a Roma, in vista della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre). I dati elaborati per il Dossier “Indifesa” dal Servizio Analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale evidenziano, infatti, le conseguenze drammatiche dei lunghi periodi in casa. Rispetto al 2019 nel nostro Paese si registra, infatti, “un aumento del 13% delle vittime minorenni del reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi”. E “ben 1.260 bambine e 1.117 bambini hanno subito violenze in famiglia che hanno richiesto l’intervento delle Forze dell’ordine.

Allarmante l’aumento delle vittime per tale reato nel decennio 2010-2020 che registra un +137%”.

Anche se rispetto all’anno precedente “nel 2020 il numero di minori vittime di reato è leggermente calato, passando da 5.939 a 5.789 (-3%), alcuni reati hanno avuto un incremento notevole, complice il lockdown”. In un anno in cui “i reati telematici sono cresciuti del 13,9%”, non stupisce che anche un reato come la detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando minorenni sia in forte aumento, con “un balzo del 14% delle vittime minorenni” e “addirittura del 525% su 10 anni (2010-2020)”. Per contro, “la pandemia ha reso più complicata l’intercettazione di altre forme di reato, in particolare, a calare sono i casi di abuso di mezzi di correzione o disciplina (-36%), quelli di prostituzione minorile (-34%), gli atti sessuali con minorenni di anni 14 (-21%), i casi di corruzione di minorenne (-16%) e quelli di violenza sessuale (-13%)”. Marcata la differenza di genere:

“La maggioranza delle vittime sono infatti bambine e ragazze, con una percentuale che arriva addirittura al 65% dei casi.

Un dato tra i più alti mai registrati nella serie storica raccolta in questi dieci anni da Terre des Hommes, con punte dell’89% per i casi di violenza sessuale aggravata e dell’88% per quelli di violenza sessuale, subita l’anno scorso da ben 488 bambine e ragazze nel nostro Paese. Ma anche tra le mura domestiche, con il 53% dei casi di maltrattamento, il reato si è consumato sui corpi e sulla psiche di bambine e ragazze”.

In Italia, la Lombardia si conferma come la prima regione d’Italia per numero di minori vittime di reato (963 nel 2020), seguita da Emilia Romagna con 705 vittime, Sicilia (672), Lazio (464), Veneto (443), Toscana (392), Piemonte (364) e Campania (360). In tutte la componente di genere femminile è prevalente. Sempre la Lombardia ha il triste primato di minori vittime dei reati di maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali, rispettivamente con 367 e 108 vittime. Ad aver registrato il maggior numero di omicidi volontari sono invece Campania e Piemonte, ciascuna con 3 vittime.

“Per milioni di bambine e di ragazze la pandemia ha avuto effetti tragici che continueranno a farsi sentire per molti anni a venire”, ha dichiarato Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes, aggiungendo che “anche nel nostro Paese il Covid-19 ha avuto pesanti conseguenze sulla vita delle più giovani e sulle loro opportunità per il futuro. Il Pnrr sarà un’occasione fondamentale, che il Governo e le Istituzioni tutte non possono permettersi di perdere, al fine di rimettere al centro i diritti dell’infanzia e in particolare delle bambine e delle ragazze”.

Per la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, “il tempo che stiamo vivendo ci consegna innumerevoli ferite da sanare, ma anche anche un’opportunità inedita da cogliere per garantire un futuro più giusto e sostenibile per tutte le bambine, le ragazze e le donne che verranno. Abbiamo bisogno di un investimento coraggioso in educazione, nella prevenzione e nell’empowerment delle donne, che è liberazione delle energie femminili ancora inespresse. L’Italia ha scelto di liberare questa energia e le opportunità che appartengono alle donne. La parità di genere è un obiettivo trasversale del Piano Italia Domani, approvato nell’ambito del Next Generation Eu, e per la prima volta ci siamo dati una Strategia nazionale pluriennale per la parità, con un approccio integrato alla promozione delle pari opportunità e indicatori per la misurazione degli obiettivi”. Secondo la sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport, Valentina Vezzali, “mai come in questo periodo serve lanciare messaggi importanti a difesa soprattutto delle più ‘indifese’. Lo sport è e deve essere un megafono importante per arrivare a tutti, soprattutto ai più giovani”.

“I numeri rilevati nell’anno del Covid evidenziano l’aumento di specifiche forme di reato; tuttavia questo dato non ha una valenza esclusivamente negativa, in quanto potrebbe disvelare una maggiore propensione alla denuncia per i delitti in questione – ha affermato Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza -. La crescente attenzione che genitori, educatori, psicologi, Forze di polizia e operatori sociali prestano ai minori alimenta, infatti, una solida sinergia in grado di consentire l’emersione del ‘sommerso di violenze’, consumate spesso nel silenzio”.

Il Covid-19 non ha avuto ripercussioni solo in Italia. In tutto il mondo, come si legge nel Dossier, tra gli 11 e 20 milioni di bambine e ragazze hanno lasciato la scuola a causa dei lockdown e si stima che nei prossimi dieci anni il numero di spose bambine aumenterà di 10 milioni. Un dato su tutti riassume il tempo perso in questi due anni nella lotta alle discriminazioni di genere: “Se prima del Covid-19 si stimava che sarebbero stati ‘sufficienti’ 99 anni per raggiungere la parità di genere, oggi se ne stimano almeno 135. In meno di 2 anni ci siamo letteralmente mangiati i progressi di un ventennio”.

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