L’attentato a Giovanni Paolo II: la memoria di un santo nella maglietta insanguinata di quel giorno di 40 anni fa

Quaranta anni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, a Roma ci sono delle cose che ancora ricordano quel 13 maggio 1981, quando Mehmet Ali Ağca alle ore 17,17 in piazza San Pietro sparò due colpi di pistola per uccidere il Papa. Tra questi sicuramente la maglietta che Karol Józef Wojtyła indossava mentre veniva colpito dai proiettili, da anni custodita in una chiesa nel quartiere Boccea della capitale, all’interno della casa Regina Mundi di Roma. “La maglietta racconta un grande evento, l'attentato a Giovanni Paolo II, quindi la sofferenza, il dolore, l’abbandono. Ma racconta anche la protezione grande e speciale di Maria che gli è stata molto vicino, infatti il proiettile lo ha ferito ma non ucciso. Racconta anche una storia di perdono grande”, le parole di suor Maria Rosaria Matranga

foto SIR/Marco Calvarese

Quaranta anni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, a Roma ci sono delle cose che ancora ricordano quel 13 maggio 1981, quando Mehmet Ali Ağca alle ore 17,17 in piazza San Pietro sparò due colpi di pistola per uccidere il Papa. Tra questi sicuramente la maglietta che Karol Józef Wojtyła indossava mentre veniva colpito dai proiettili, da anni custodita in una chiesa nel quartiere Boccea della capitale, all’interno della casa Regina Mundi di Roma dove anche Papa Francesco si è recato in visita nel luglio del 2019. Una struttura dove, seppur provate dalla pandemia di coronavirus Covid-19 che ha ucciso alcune di loro, attualmente operano 50 suore circa appartenenti alla congregazione delle figlie della Carità che svolgono servizio alle suore anziane e ammalate, offrono un servizio di mensa per i poveri, accolgono mamme e bambini in difficoltà e immigrati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, oltre che ospitalità alle famiglie che da diverse parti d’Italia si recano negli ospedali di Roma, e curando la catechesi in parrocchia e la distribuzione dell’Eucarestia agli ammalati.

“Molto semplicemente, diamo disponibilità e attenzione a tutti quelli che bussano alla nostra porta”,ci spiega suor Maria Rosaria Matranga, superiora della casa Regina Mundi di Roma, che evidenziando proprio questo principio di accoglienza, ripercorre la storia della maglietta insanguinata, partendo dal 1964, quando un’infermiera di nome Anna Stanghellini bussò alla porta dell’allora Casa Provinciale, con la volontà di entrare nella comunità. Dopo qualche mese però Anna capì che non era quella la sua vocazione e quindi tornò alla sua vita precedente, trovando lavoro nell’ospedale Gemelli di Roma dove, il 13 maggio del 1981, era di servizio in sala operatoria quando arrivò Giovanni Paolo II ferito. Proprio dal racconto di Anna si possono rivivere quei momenti concitati in sala operatoria, quando per cercare di salvare la vita al Papa è stata tagliata la maglietta e lasciata a terra. Percependo la preziosità di quell’indumento quale reliquia, Anna ha raccolto la maglietta strappata ed insanguinata prima che venisse buttata via, l’ha avvolta in una garza e poi in un asciugamano, riponendola da una parte per poi potarla a casa sua, dove l’ha conservata per tanto tempo. Nel 1996, quando era anziana e sola perché non aveva più nessun famigliare, ha bussato nuovamente alla porta della casa Regina Mundi di Roma per chiedere ospitalità e rimanere tra le suore che aveva conosciuto nella sua giovane età. “La comunità ha aperto le porte ad Anna con grande affetto e con grande cura”, prosegue suor Maria Rosaria Matranga che racconta come nel 2000, in occasione del Giubileo, Anna chiamò la superiora della casa, suor Beatrice Priori, attualmente superiora provinciale della congregazione delle figlie della Carità, dicendole che aveva un dono da fare alla comunità, consegnandole l’involucro contenente la maglietta ed un foglietto in cui dichiarava i motivi per i quali era in possesso di quella reliquia di Giovanni Paolo II.

“Suor Beatrice rimase senza parole per questo dono, rispettando la volontà di Anna di non pubblicizzarlo”, le parole della superiora di casa Regina Mundi che spiega come solo dopo la morte di Anna, avvenuta nel luglio del 2004, la superiora ha sentito l’esigenza di condividere questo segreto con una consorella, per conservare al meglio la maglietta. Hanno deciso di incorniciarla in un quadro e sigillarlo per evitare che si deteriorasse nel tempo e, dopo la morte di Giovanni Paolo nel 2005, ha voluto portare la reliquia in Vaticano perché ne venisse certificata l’autenticità. “Monsignor Marini che l’accolse, le disse che già le testimonianze di Anna Stanghellini bastavano come attestazione, ma le chiese di lascare lì la maglietta”, racconta suor Maria Rosaria Matranga che sottolinea l’ansia della superiora nel consegnare la reliquia con il timore di non rivederla mai più. Paura smentita qualche giorno dopo dalla telefonata di mons. Marini che la convocava per renderle la maglietta. “Suor Beatrice racconta che mentre usciva dal Vaticano tenendo il quadro tra le mani, seppur pesante, dalla gioia di poterlo portare a casa era diventato leggerissimo”, prosegue la superiora di casa Regina Mundi che, mentre guarda la reliquia che custodiscono, ricorda il giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II, la sorpresa, le preoccupazioni e le preghiere in famiglia perché uscisse fuori pericolo, “la maglietta racconta un grande evento, l’attentato a Giovanni Paolo II, quindi la sofferenza, il dolore, l’abbandono. Ma racconta anche la protezione grande e speciale di Maria che gli è stata molto vicino, infatti il proiettile lo ha ferito ma non ucciso. Racconta anche una storia di perdono grande”.

foto SIR/Marco Calvarese

Infatti è difficile non ricordare come Giovanni Poalo II abbia immediatamente perdonato Mehmet Ali Ağca, il killer turco autore del gesto, pregando per lui pubblicamente con una registrazione audio diffusa in piazza San Pietro durante il Regina Coeli della domenica seguente all’attentato, e recandosi anche nel carcere di Rebibbia, il 27 dicembre 1983, per incontrarlo. “Questa è una lezione di vita molto grande per ciascuno di noi, perché molte volte non riusciamo a perdonare piccole cose e dinanzi alla testimonianza di questo grande papa, dovremmo rimanere solo in silenzio, commuovere il nostro cuore e rivedere i sentimenti più intimi che portiamo verso chi ci offende”, confessa suor Maria Rosaria Matranga che da sempre vede pellegrinaggi di fedeli per andare a visitare quella maglietta, anche pullman organizzati, spinti dal desiderio di pregare san Giovanni Paolo II e chiedere la grazia di una guarigione, per ristabilire la pace nelle famiglie o anche semplicemente per lasciare una loro fotografia come segno di vicinanza al papa. “Molti telefonano per affidare a noi le preghiere all’intercessione di Giovanni Paolo II”, aggiunge la superiora che, rispettando le regole anti Covid-19, spera di poter riaprire la chiesa Regina Mundi per l’anniversario dell’attentato,

“Giovanni Paolo II ci lascia la testimonianza di un grande amore e di una grande fede, oltre che la sua grande capacità di perdono. Questi messaggi che rimangono nel cuore e cerchiamo anche di trasmetterli a chi ci avvicina”.

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