Natale 2020. In piazza San Pietro il presepe di ceramica di Castelli interroga la storia. Accanto l’albero sloveno

Raccolto tra le montagne e il mare, caratteristica della piccola Castelli, punto di riferimento della ceramica internazionale, il presepe monumentale dell'Istituto statale d'arte "F.A. Grue" ha alle spalle la sagoma luminosa del gigante che dorme, come viene chiamato il Gran Sasso dagli abruzzesi, e davanti invece il mare Adriatico, vicini tra loro come anche la natura li ha creati. Piazza San Pietro torna a "fare rumore per alcuni" e ancora una volta per l’arte che accoglie, come è stato per la scultura Angels Unawares, dove, tra i tanti migranti e rifugiati, c’è anche la Sacra Famiglia, illuminata nel dettaglio per l’occasione natalizia

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Quello in piazza San Pietro quest’anno non è un presepe per tutti, è un’opera d’arte che ha voglia di essere scoperta. Legata alla tradizione della natività di Gesù Cristo, ma affacciata alla società moderna con i personaggi che interrogano la storia, richiamando alla mente la conquista della luna, il Concilio Vaticano II e l’abolizione della pena di morte. Non basterà fermarsi un attimo, guardare se il bambinello è bello o no, poi girarsi di spalle e farsi un selfie con in mano il cellulare, ma servirà fermarsi un po’ più a lungo per cercare di capire meglio quelle figure in ceramica che assalgono chi guarda e gli puntano dritte contro. Raccolto tra le montagne e il mare, caratteristica della piccola Castelli, punto di riferimento della ceramica internazionale, il presepe monumentale dell’Istituto statale d’arte “F.A. Grue” ha alle spalle la sagoma luminosa del gigante che dorme, come viene chiamato il Gran Sasso dagli abruzzesi, e davanti invece il mare Adriatico, vicini tra loro come anche la natura li ha creati. Piazza San Pietro torna a “fare rumore per alcuni” e ancora una volta per l’arte che accoglie, come è stato per la scultura Angels Unawares, dove, tra i tanti migranti e rifugiati, c’è anche la Sacra Famiglia, illuminata nel dettaglio per l’occasione natalizia. Ma non è proprio questo lo scopo dell’arte da sempre? Un’opera realizzata nel 1965 e completata nel decennio seguente, in una piccola località abruzzese dove Carlo Levi si fermò ammirato davanti al soffitto della chiesa di San Donato e la definì la “Cappella Sistina della maiolica”, ancora oggi crea attenzione e pone interrogativi ad una società che corre così veloce. Le misure per contrastare la pandemia di coronavirus Covid-19 hanno limitato la partecipazione delle persone all’inaugurazione del presepe e l’illuminazione dell’albero di Natale in piazza San Pietro per il Natale 2020. Ad introdurre nella cerimonia dell’11 dicembre le note della banda della Città del Vaticano, seguite dal saluto del card. Giuseppe Bertello, presidente e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Presente all’inaugurazione del presepe la delegazione abruzzese capitanata dal vescovo di Teramo-Atri, mons. Lorenzo Leuzzi, dal commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma, Giovanni Legnini, dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e dal presidente della provincia di Teramo, Diego Di Bonaventura. Assieme al presepe è stato illuminato anche l’albero di Natale, un abete rosso o peccio, alto 30 metri e del peso di 7 tonnellate, proveniente dal comune di Kočevje, nella Slovenia sudorientale. Tra i rappresentanti sloveni erano presenti l’arcivescovo mons. Alojzij Cvikl, vicepresidente della Conferenza episcopale slovena, Anže Logar, ministro per gli Affari esteri, e Jože Podgoršek, ministro dell’Agricoltura, delle foreste e dell’alimentazione.

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