Le indecisioni di governo e la rissosità dei partiti nella mancanza collettiva di fiducia che frena l’economia

L'Istat ha comunicato che nei primi tre mesi dell'anno si è avuta una brusca riduzione dei consumi mentre è aumentata la propensione delle famiglie al risparmio. Quando il domani appare più carico d'incognite del presente, paradossalmente anche coloro che hanno una qualche disponibilità finanziaria sono portati non a spendere ma ad accumulare riserve. In mancanza di un clima di fiducia, anche la distribuzione di risorse ingenti rischia di non essere in grado di stimolare l'economia. Al netto dei limiti oggettivi e dei ritardi delle pur rilevanti misure adottate, questo fenomeno spiega molto della difficoltà a far ripartire l'economia italiana dopo la devastazione causata dal Covid-19

(Foto ANSA/SIR)

L’Istat ha comunicato che nei primi tre mesi dell’anno si è avuta una brusca riduzione dei consumi mentre è aumentata la propensione delle famiglie al risparmio. Il primo dato è immediatamente intuitivo, pensando alle dirette conseguenze della pandemia, il secondo richiede una riflessione ulteriore. La propensione al risparmio – per risparmiare effettivamente occorre poi avere qualcosa di concreto da mettere da parte – è una reazione difensiva di fronte a un futuro incerto. Quando il domani appare più carico d’incognite del presente, paradossalmente anche coloro che hanno una qualche disponibilità finanziaria sono portati non a spendere ma ad accumulare riserve. E’ un fenomeno che riporta a quella “trappola della liquidità” che fu descritta già negli anni Trenta da un celebre e citatissimo economista, John Maynard Keynes. Senza entrare in tecnicismi, il concetto di fondo è che i consumi e gli investimenti sono fortemente legati alle aspettative delle persone, più ancora che alla situazione finanziaria in atto. In mancanza di un clima di fiducia, anche la distribuzione di risorse ingenti rischia di non essere in grado di stimolare l’economia. Al netto dei limiti oggettivi e dei ritardi delle pur rilevanti misure adottate, questo fenomeno spiega molto della difficoltà a far ripartire l’economia italiana dopo la devastazione causata dal Covid-19.
L’incertezza presente, occorre riconoscerlo, è pesantemente condizionata da fattori su cui la politica ha possibilità d’intervento non risolutive, vale a dire la persistente diffusione del contagio all’interno e su scala internazionale e soprattutto il timore di una seconda ondata nel prossimo autunno. Gli stessi scienziati propongono analisi e valutazioni diverse su questi aspetti. Ma sulla mancanza collettiva di fiducia incidono in modo determinante anche la fatica con cui vengono prese (o non prese) le decisioni politiche e i comportamenti rissosi dei partiti.Nel mese che sta per iniziare si è concentrata un’impressionate serie di impegni e scadenze politico-parlamentari. Passaggi che l’assottigliamento dei numeri della maggioranza in Senato, in seguito alle uscite dal gruppo grillino a vantaggio soprattutto della Lega, rende ancora più insidiosi di quanto non siano già di per sé. Mentre si attende ancora il decreto sulla semplificazione, che comunque dovrà essere varato assolutamente entro il mese di luglio, c’è da convertire con il voto di entrambe le Camere il “decreto rilancio” con le misure già operative e altre che saranno aggiunte in corsa.
Il Governo dovrà inoltre chiedere al Parlamento un ulteriore scostamento di bilancio (si parla di circa 20 miliardi), essenzialmente per poter finanziare il prolungamento degli ammortizzatori sociali.
Ma il 17 e 18 luglio si terrà un Consiglio europeo che potrebbe essere decisivo per gli aiuti di cui si discute da settimane e anche se dovesse rendersi necessario un ennesimo vertice, questo sarà convocato a stretto giro: è arrivato quindi il momento di decidere la posizione italiana, in particolare sull’utilizzo del Mes per sostenere le spese del sistema sanitario. Sul punto sono divise sia la maggioranza che l’opposizione. Nella prima è il M5S che per ora si oppone, nella seconda è Forza Italia che si è detta favorevole a differenza di Lega e FdI. Il Governo dovrà altresì presentare il Piano nazionale di riforma, fissando gli obiettivi programmatici di politica economica per il prossimo biennio (eccezionalmente slittato, causa pandemia, rispetto alla scadenza di aprile) e dovrà inevitabilmente tener conto dell’esito del negoziato europeo. Altri appuntamenti in calendario sembrano più tecnici e invece hanno importanti implicazioni politiche generali: per esempio il rinnovo delle presidenze delle commissioni parlamentari – il voto è previsto il 14 luglio in entrambe le Camere – e la probabile decisione dell’Aula del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso della nave Open Arms.
Di fronte a questi passaggi decisivi uno sguardo onesto sulla situazione politica vede un esecutivo fortemente zavorrato dalle divisioni della maggioranza e un’opposizione che sembra sempre più tentata dal “tanto peggio, tanto meglio”. Evidentemente maggioranza e opposizione hanno responsabilità diverse. Ma non siamo in una fase ordinaria della vita del Paese e ci sarebbe bisogno di uno salto di qualità comune. “C’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite – sottolineava il presidente Mattarella alla vigilia del 2 giugno – qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”. Invece è già iniziata la campagna elettorale per la grande tornata regional-amministrativo-referendaria del 20 e 21 settembre.

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