Per i cardinali, si prega anche nella “martoriata” Ucraina, sotto l’esplosione delle bombe e tra continui allarmi

Anche in Ucraina, l’attesa per le elezioni del nuovo Papa è grande. Molte comunità parrocchiali stanno organizzando momenti di preghiera. Ci sono inviti affinchè si preghi anche nelle case. La testimonianza da Donetsk del vescovo greco-cattolico, mons. Ryabukha: “La preghiera è fatta nella quotidianità di tutti i giorni e purtroppo la nostra quotidianità è spesso accompagnata dal suono dell'esplodere le bombe, dagli allarmi che suonano sui cellulari e dagli altoparlanti nelle strade”.

Mons. Ryabukha in visita ad una parrocchia di Zaporizhzhia (foto M. Ryabukha)

(Foto M. Ryabukha)

Per il conclave, i cardinali e l’elezione del nuovo Papa si prega anche nella martoriata Ucraina, sotto le esplosioni delle bombe e i continui allarmi che purtroppo continuano a segnare la vita delle comunità cattoliche nel Paese. A raccontarlo al Sir è mons. Maksym Ryabukha, esarca della Chiesa greco-cattolica di Donetsk. Il suo esarcato comprende le regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk. Oblast segnate dall’occupazione e dall’avanzata delle truppe di Mosca che continuano a strappare nuovi territori anche al suo esarcato. “L’Ucraina – dice – ha sempre avuto un profondo legame con il Santo Padre. Anche nelle nostre liturgie ricordiamo il Papa più volte. L’attesa per le elezioni del nuovo Papa è grande per noi come credo lo sia per tutta la Chiesa nel mondo. Molte comunità parrocchiali stanno organizzando momenti di preghiera. Ci sono inviti affinchè si preghi anche nelle case. La preghiera è fatta nella quotidianità di tutti i giorni e purtroppo la nostra quotidianità è spesso accompagnata dal suono dell’esplodere le bombe, dagli allarmi che suonano sui cellulari e dagli altoparlanti nelle strade. E’ una quotidianità attraversata da tante preoccupazioni e da mille domande. Ci chiediamo sempre quando finalmente finirà questa pazzia e quando i cuori umani smetteranno di essere di pietra insensibile e arriverà il momento della conversione di quelle persone che odiano la vita. Sì, in questa quotidianità di guerra, si fa la nostra preghiera e nella preghiera invochiamo il miracolo della pace”. 

Foto Caritas Ucraina

Foto Caritas Ucraina

“Nelle nostre preghiere – prosegue mons. Ryabukha – che Dio ci porti un Papa capace di toccare i cuori delle moltitudini, di cambiare i cuori e portare alla conversione. Sono le nostre intenzioni, sono i nostri sogni, sogni che mettiamo nelle mani di Dio”. Al vescovo, chiediamo di “tratteggiare” il profilo del Papa che l’Ucraina attende. “Certamente ci sono attese umane”, risponde. “Ci si aspetta cioè un Papa che sia come un pompiere che sappia spegnere i fuochi delle guerre, un grande maestro che sappia incoraggiare i cuori e indirizzarli al bene o un grande dottore che sappia curare le ferite e i dolori della gente. Certo, sono tutte le attese umane. Ma in tutta questa umanità, sicuramente aspettiamo dal Papa che sia un uomo di Dio che sappia accogliere tutta l’umanità e sappia accompagnare e affidare a Dio il cammino dei popoli verso la pace, la giustizia, la libertà e il bene per tutti”.

Il vescovo Ryabukha sottolinea l’approssimarsi della Festa della Madonna di Fatima, il 13 maggio. Nell’ottobre del 2023, l’Esarcato di Donetsk ha ricevuto dal santuario di Fatima una statua della Madonna che è andata in pellegrinaggio in tutte le parrocchie accessibili e ancora fuori dall’occupazione russa. “È stato un momento molto commovente. La gente poteva pregare di fronte alla Madonna e portarle la propria vita, le sofferenze, i sogni, le paure, le attese. A lei oggi affidiamo la missione del Papa che verrà eletto. Saperlo eletto nei tempi della sua festa, ci dà un segno di speranza più forte, perché un Papa Mariano, nato al suo servizio pontificale nel periodo della sua festa ci dà ancora di più la certezza che sarà un Papa capace di portare il suo affetto materno, ma anche la sua potente protezione, a tutti coloro che aspettano l’aiuto della Madre celeste”.

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