Essere giovani in Bosnia ed Erzegovina. Don Maršić (resp. giovanile Sarajevo): “Le nuove generazioni possono creare un futuro migliore”

Continua il lavoro della Chiesa cattolica in Bosnia ed Erzegovina per cercare di aiutare i giovani, definiti da Papa Francesco "fiori di una primavera" in quanto generazione nata dopo la guerra iniziata 30 anni fa, ad incontrarsi, andare avanti e rompere i pregiudizi che animano il Paese. L'intervista a don Šimo Maršić, responsabile della pastorale giovanile dell'arcidiocesi di Sarajevo e direttore del Centro di Pastorale Giovanile San Giovanni Paolo II, il primo centro giovanile che vuole aiutare le nuove generazioni a creare ponti verso gli altri

foto SIR/Marco Calvarese

“Tutti parlano della pace: alcuni potenti della terra parlano e dicono belle cose sulla pace, ma sotto vendono le armi! Da voi io aspetto onestà, onestà fra quello che pensate, quello che sentite e quello che fate: le tre cose insieme …da voi, da questa prima generazione del dopoguerra, mi aspetto onestà e non ipocrisia. Unione, fare ponti, ma lasciare che si possa andare da una parte all’altra. Questa è fratellanza”. È uno dei passaggi del discorso di Papa Francesco ai giovani di Bosnia ed Erzegovina incontrati il 6 giugno 2015 nel Centro di Pastorale Giovanile San Giovanni Paolo II di Sarajevo. E certamente uno dei modi per dare seguito e sostanza a quelle parole è sicuramente il Centro di Pastorale Giovanile San Giovanni Paolo II di Sarajevo.

foto SIR/Marco Calvarese

“È il primo centro giovanile  presente nel nostro Paese, perché durante il comunismo era vietato per la Chiesa cattolica e tutte le comunità religiose lavorare con i giovani. Solo nell’ambito della parrocchia si poteva un po’ preparare per i sacramenti”, spiega don Šimo Maršić, responsabile della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Sarajevo e direttore del Centro di Pastorale Giovanile San Giovanni Paolo II, che ricorda la visita di Bergoglio e l’invito rivolto ai tanti giovani raccolti in quel luogo, non solo cattolici ma anche musulmani e ortodossi, a costruire ponti e non muri. “Nel nome Giovanni Paolo II sono contenute la visione e la missione di questa realtà. Un luogo dove i giovani si sentono a casa, dove possono crescere nella propria fede, dove possono anche incontrare gli altri con cui noi come cattolici viviamo in questo Paese”. “L’obiettivo a lungo termine del centro – prosegue don Maršić – è quello di fornire ai giovani l’opportunità di dimostrare i propri talenti e capacità attraverso varie attività e progetti, e di superare i pregiudizi e costruire ponti verso gli altri, indipendentemente dalla nazionalità, dall’età , sesso o razza”.
Non solo. Tra le attività della struttura la formazione degli animatori, il festival della musica, la scuola di volontariato ma anche sport, salute, ambiente e numerosi altri progetti organizzati dal centro giovanile della diocesi di Sarajevo che, non ultimo, non disdegna un certo interesse per la politica.

foto SIR/Marco Calvarese

“Proviamo ad aiutare i giovani a crescere nella conoscenza della politica e dei valori democratici, con un progetto che si chiama ‘Visione è una decisione’”.Nel titolo l’idea del progetto, che si propone di far conoscere al meglio i principi della democrazia, elemento essenziale e fondamentale per qualsiasi rapporto di pace.

“Come comunità religiosa vogliamo creare spazi dove i giovani possano incontrarsi, andare avanti, rompere i tanti pregiudizi presenti sorti questo Paese dopo la guerra”.
Le vie principali attraverso cui passa e si snoda la missione del centro sono la spiritualità, gli incontri e la formazione. Tre direttrici attraverso le quali si sviluppano i progetti che da una parte rafforzano la spiritualità, dall’altra promuovono il volontariato e l’attivismo giovanile, oltre che sviluppare il dialogo interreligioso, la democrazia, la protezione e conservazione dell’ecologia, la protezione dei bambini e dei loro diritti, la cura dei gruppi di giovani emarginati e altro ancora. “I programmi interreligiosi sono una parte molto importante di questo centro”, sottolinea don Šimo Maršić fermamente convinto dell’indispensabile forza e generosità dei giovani per la costruzione di una società migliore.

“Giovanni Paolo II ha avuto sempre fiducia nei giovani e noi come centro giovanile cattolico che porta il suo nome , abbiamo veramente fiducia nelle nuove generazioni, sicuri, come il pontefice polacco, che possono creare un futuro migliore”.

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