
Quando siamo ripartiti con il sogno del Settimanale diocesano nel 2008, non pensavamo al centenario. E’ stata una scommessa al buio di un gruppo di giovani che raccoglievano una bella eredità ecclesiale, sociale e missionaria. Siamo andati avanti con passione e determinazione e dopo 17 anni possiamo raccogliere i primi frutti ringraziando Dio e la Chiesa diocesana che ha scommesso sul sogno di quella prima pattuglia di giovani giornalisti in erba. Via via ci siamo cimentati in avventure sempre nuove lasciandoci sorprendere dagli spazi innumerevoli di missione, di bene che abbiamo potuto visitare e raccontare.
Con poche forze, il sostegno della Chiesa italiana, della grande famiglia Fisc e la simpatia di tanti colleghi, amici e lettori, abbiamo tagliato tanti traguardi. Una continua meraviglia, un lavoro di squadra. Un giornale da soli non si scrive e non si realizza, e così, con alle spalle dei grandi uomini di pensiero e di penna, ci siamo giocati, sapendo di sottoporre, ogni settimana, il frutto del nostro lavoro ad apprezzamenti e critiche. E’ una scelta, quella di voler servire così la missione di portare la buona notizia, sottoponendosi anche al giudizio degli altri.
Ma noi abbiamo guardato avanti, tra successi ed errori, ma anche grazie alle tante possibilità che questo strumento della pastorale ci ha offerto: incontrare i piccoli della storia e anche i grandi, guardare i volti, maturare un pensiero, dire la nostra.
Oltre 50 giovani si sono aperti a questa professione. E Parola di Vita ha offerto, a chi non voleva restare in poltrona, non solo una via professionale ma una grande e bella avventura umana e cristiana. Oggi dobbiamo dire grazie ai nostri ragazzi (ormai giovani e adulti), ai nostri collaboratori, che con grande sacrificio ogni settimana chiudono un numero di questo giornale, sempre bello, sempre ricco, sempre nuovo. E anche se non sempre capiti (nei sacrifici) voglio ricordare proprio ‘a chi scrive questo giornale’ quanto è bella questa professione che, se la traduci in missione, ti fa tornare a casa carico di emozioni per aver fatto la tua piccola parte per far avanzare un po’ il Regno. Carico per aver ascoltato e narrato il bene, carico per aver dato voce (senza aggressività) a tanti che voce non ne hanno.
Ho provato a fare un gioco. Mi sono fatto un elenco l’altra mattina per vedere se potevo collegare un volto ad ogni annata: cento volti per cento anni. Vi confido, con grande meraviglia, che il numero di relazioni costruite – come scrive il nostro vescovo (mons. Giovanni Checchinato, ndr) nell’editoriale di apertura, l’abbiamo superato ampiamente. Parola di Vita non è solo un giornale ma è un progetto pastorale, un progetto di Chiesa che in continuità (e da un secolo) sogna di uscire, costruire ponti, creare dialogo, e suonare una musica un po’ diversa dal solito, senza restare ingabbiati nei linguaggi e nei muri delle sagrestie.