
Sarà Papa Leone XIV, con la messa nella basilica di San Pietro la mattina di domenica 15 giugno, a concludere il Giubileo dello sport (14 e 15 giugno) che tuttavia ha conosciuto una sorta di “anteprima” domenica 1° giugno quando il Pontefice ha accolto e salutato i ciclisti del Giro d’Italia al passaggio, in modalità non agonistica, nello Stato della Città del Vaticano prima della partenza ufficiale della tappa conclusiva della corsa.
“Siete modelli per i giovani di tutto il mondo”,
ha detto loro, tra l’altro, il Pontefice invitando a prendersi cura “di tutto l’essere umano: corpo, mente, cuore e spirito”. “L’incoraggiamento di Papa Leone XIV ai ciclisti – dice al Sir Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana, la polisportiva ufficiale della Santa Sede – costituisce un grande abbraccio a tutto il mondo dello sport, professionistico e amatoriale. Il progetto è nato nel 2021 su iniziativa di Athletica Vaticana che ha portato avanti il proprio ruolo di servizio sulle strade e credo che più di tante parole parlino le immagini del Santo Padre che accoglie, saluta, incoraggia e benedice i ciclisti, espressione di uno sport popolare, di fatica”. Ma non solo loro: “Nel suo saluto – precisa Mattei – il Papa accoglie tutto il mondo dello sport perché guardi non soltanto all’aspetto agonistico, o fisico come ha detto lui, ma alla persona nella sua interezza. Credo sia un messaggio straordinario che raggiunge il mondo dello sport in un momento in cui si ha tanto bisogno di riscoprirne i valori anche per costruire esperienze di pace attraverso l’attività sportiva”.

(Foto Vatican Media/SIR)
Ma il ciclismo è “di casa” in Vaticano e vanta precedenti illustri. A partire dall’udienza concessa il 26 giugno 1946 da Papa Pio XII ai ciclisti del Giro d’Italia nel Cortile di San Damaso, o dalla presenza dei partecipanti al 33° Giro all’udienza generale, sempre con Pio XII nella basilica di san Pietro il 14 giugno 1950. E ancora, l’udienza con Paolo VI a Castelgandolfo il 30 maggio 1965; e la benedizione dello stesso Pontefice, il 4 luglio 1973 nel piazzale Santa Marta in Vaticano, del monumento che si trova davanti al santuario della Madonna del Ghisallo, patrona dei ciclisti. Ancora Paolo VI che, ricevuti i ciclisti nel Cortile di san Damaso il 16 maggio 1974, ha dato simbolicamente il “via” al 57° Giro d’Italia. Ultimo incontro, il 12 maggio 2000, tra Giovanni Paolo II e i partecipanti all’83° Giro nella Sala Clementina.
“Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo”:
Mattei fa sua l’affermazione, il 20 maggio 1972, dell’allora patriarca di Venezia Albino Luciani (futuro Giovanni Paolo I) dando il via al 55ª edizione della gara.
Lo slancio della speranza. La mattina di sabato 14 giugno – spiega il presidente di Athletica Vaticana – “il Dicastero per la Cultura e l’Educazione, sotto la cui egida è posta la polisportiva ufficiale della Santa Sede, promuove all’Auditorium Augustinianum un convegno che intende essere un momento di riflessione sul legame tra speranza e sport, con la presenza del presidente del Cio, Thomas Bach, e testimonianze di atleti ‘simbolo’ di alto livello (olimpici e paralimpici) come Leslie Tebogo, Valentina Vezzali, Amelio Castro Grueso”.

(Foto Athletica Vaticana/SIR)
Da Parigi la Croce degli sportivi. Nel pomeriggio si terrà il pellegrinaggio da Piazza Pia alla Porta Santa di san Pietro, aperto dalla Croce degli sportivi che ha visto la luce a Londra, durante le Olimpiadi 2012, quando l’arcidiocesi cattolica di Westminster ebbe l’idea di creare un punto di riferimento spirituale per gli atleti, i tifosi e tutto il mondo dello sport, e scelse una croce di legno molto semplice. Una Croce che nel 2016 venne passata all’arcidiocesi di Rio de Janeiro e poi, saltando Tokyo – un’edizione olimpica un po’ sacrificata a causa del Covid –, approdò a Parigi 2024 dove venne collocata nella cappella degli sportivi della chiesa della Madeleine. “Portata già a Roma, in occasione del Giubileo verrà consegnata dall’arcidiocesi di Parigi e dalla Conferenza episcopale francese ad Athletica Vaticana alla presenza del card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione”, annuncia Mattei. Ma la Croce si prepara a partecipare anche a Milano-Cortina 2026: “La consegneremo loro in un secondo momento, probabilmente dopo l’estate”, dice il presidente di Athletica Vaticana alla quale la Croce ritornerà, una volta conclusi i Giochi invernali, in attesa di partire per Los Angeles 2028
“in una sorta di passaggio di testimone spirituale da un continente all’altro di grande valenza simbolica”.
Come si è preparata Athletica Vaticana al Giubileo e come lo vivrà? “Se dovessi sintetizzare in una parola il senso della nostra associazione, questa parola è ‘servizio’ – risponde il presidente -. Siamo semplicemente una comunità di sportivi – ormai quasi 500 e di diverse discipline – che si sforzano di crescere insieme nell’esperienza della fede, del servizio e della testimonianza. Tra noi vi sono due cardinali – Jean-Paul Vesco, arcivescovo metropolita di Algeri, e Fernando Natalio Chomalí Garib, arcivescovo metropolita di Santiago de Chile -, alcuni vescovi, sacerdoti e suore ma siamo soprattutto laici che tentano di testimoniare la propria fede nello sport, in famiglia e nel lavoro: insomma in ogni ambito della nostra vita. Il tutto con grande umiltà, all’insegna della solidarietà, dell’inclusione e della fraternità. Se non fosse così non avremmo proprio nulla da dire agli altri.
Anche il Giubileo ci chiama al servizio.
- (Foto Athletica Vaticana)
- (Foto Athletica Vaticana/SIR)
- (Foto Athletica Vaticana)
Come Athletica Vaticana – nella nostra squadra abbiamo anche atleti con disabilità – abbiano già prestato servizio al Giubileo delle persone con disabilità; anche il 14 giugno saremo disponibili curando le preghiere, i canti e l’accoglienza, anche di atleti disabili”. Del resto, conclude Mattei, “quando partecipiamo alle competizioni internazionali, non andiamo certamente per vincere o solo per divertirci: per noi
l’evento sportivo diventa occasione di testimonianza e strumento di presenza solidale e inclusiva”.