
Non ho conosciuto direttamente Chiara ma l’impatto che la sua storia ha avuto sulla mia vita è stato fortissimo. Poco prima che lei morisse mi avevano coinvolta in un gruppo che pregava per lei e avevo saputo del suo ultimo viaggio a Medjugorie nel quale lei, accompagnata dai familiari e gli amici di sempre, aveva chiesto, ho saputo dopo, non di guarire per forza ma di poter avere “la grazia di accogliere la grazia”.
Desiderava consolazione per chi la aveva accompagnata e per chi pregava con lei e per lei. Che tutti potessimo avere nel cuore che compiere fino in fondo la volontà di Dio e lasciarsi amare da Lui, anche sulla croce della malattia, ci avrebbe donato la vera e piena felicità di una vita vissuta da figli Suoi.Conoscendo bene alcuni suoi amici carissimi, il giorno del suo funerale desiderai partecipare a quella che fu una festa indimenticabile. In più di mille cantavamo con lacrime inarrestabili, testimoni di una serenità in suo marito Enrico e nei suoi genitori e sua sorella, che solo chi vede il Cielo aprirsi sulla sua testa può provare.
Ecco, penso spessissimo a Chiara, prego per la sua intercessione quando mi sento smarrita davanti alle piccole e grandi croci nel mio quotidiano.
Le chiedo di accompagnarmi nelle mie scelte di madre e sposa perché anch’io abbia la grazia di accogliere le grazie che spesso Dio ci dona come regali incartati male ma che certamente ci fanno fare salti incredibili nella vita di fede.
In fondo Chiara mi ha insegnato che ciò che conta soprattutto è conoscere Dio e sentirlo davvero Padre amorevole, lasciarsi amare da Lui anche quando ci sembra di non capire e non poter accettare quanto ci accade, fidarci che questo amore non va meritato ma sperimentato e che
la croce, se abbracciata con fede, è una strada maestra sulla quale incontrarLo.