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Santa Sede e Stato vaticano. Card. Ghirlanda: “La Curia si rinnova per servire meglio la Chiesa”

In occasione del Giubileo della Santa Sede, il card. Gianfranco Ghirlanda chiarisce differenze tra Santa Sede e Stato della Città del Vaticano e riflette sulla riforma della Curia. “La diplomazia vaticana non difende interessi, ma promuove la persona umana”, afferma, sottolineando il valore di una Chiesa sinodale e prossima

(Foto AFP/SIR)

“La diplomazia della Santa Sede ha senso solo se resta al servizio della persona e della pace”. Il card. Gianfranco Ghirlanda, gesuita, canonista e professore emerito alla Pontificia Università Gregoriana, già rettore dell’Ateneo e consultore di numerosi dicasteri vaticani, offre una riflessione articolata e profonda sul significato del Giubileo della Santa Sede, in programma il 9 giugno: un’occasione per rileggere natura, missione e attualità della Curia romana alla luce del Vangelo e della storia.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Eminenza, si fa spesso confusione tra Santa Sede e Stato della Città del Vaticano. Ci aiuta a fare chiarezza?
La Santa Sede, o Sede Apostolica, può designare sia la persona del Papa sia la Curia romana, a seconda dei contesti. È fondamentale distinguere la Santa Sede, intesa come centro di governo della Chiesa, dallo Stato della Città del Vaticano, che fu istituito con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929 per garantire al Pontefice la piena libertà nell’esercizio del suo ministero. Già nel 1871 lo Stato italiano promulgò la legge delle guarentigie, un atto unilaterale che cercava di regolare i rapporti con la Santa Sede, ma che fu rifiutato da Pio IX perché subordinava il Papa all’autorità italiana. Solo nel 1929, con un accordo bilaterale si giunse a una regolazione definitiva. È la Santa Sede, non lo Stato vaticano, ad avere soggettività giuridica internazionale e a intrattenere rapporti diplomatici.


Il centralismo romano è spesso oggetto di critica. Come risponde a questa osservazione alla luce di Praedicate Evangelium?

La struttura concreta del governo ecclesiale varia nel tempo, adattandosi ai mutamenti storici, pur conservando inalterati i principi fondamentali rivelati. Praedicate Evangelium si colloca nella prospettiva di una maggiore decentralizzazione, già auspicata dal Concilio Vaticano II. Tuttavia, la sua piena attuazione richiede tempo.

La funzione del governo centrale, affidata alla Santa Sede, è quella di custodire l’unità della fede, dei sacramenti e della morale.

Questo ruolo deve però armonizzarsi con l’autonomia e la responsabilità pastorale delle Chiese particolari, affidate ai vescovi. La sinodalità, promossa con decisione da Papa Francesco, è una via concreta per rafforzare questa armonia. Il recente Sinodo, costruito a partire dalle parrocchie, ne è un esempio eloquente.

Chiavi di San Pietro

La definizione di Santa Sede

La Santa Sede è un soggetto di diritto internazionale distinto dallo Stato della Città del Vaticano. Intrattiene relazioni diplomatiche con oltre 180 Stati, partecipa come osservatore permanente presso le Nazioni Unite e stipula trattati internazionali. A differenza degli Stati, il suo ruolo si fonda sulla missione spirituale del Papa quale pastore della Chiesa universale. Lo Stato della Città del Vaticano, invece, è nato con i Patti Lateranensi del 1929 per assicurare l’indipendenza del ministero petrino.

Come evitare la contrapposizione tra centro e periferia…
È indispensabile non contrapporre le due dimensioni, ma riconoscerne la coessenzialità. Le Chiese particolari non sono semplici articolazioni amministrative della Chiesa universale, né i vescovi meri funzionari del Papa. Hanno una consistenza di diritto divino, al pari della Chiesa universale. Allo stesso modo,

una visione esclusivamente locale rischia di ridurre la Chiesa universale a una federazione di Chiese indipendenti, prospettiva teologicamente errata. Il vero equilibrio consiste nel riconoscere che la Chiesa è al tempo stesso universale e particolare.

Quando si enfatizza un solo aspetto a scapito dell’altro, si compromette la visione cattolica della comunione ecclesiale.

Quali sfide concrete intravede nell’attuazione di Praedicate Evangelium nella vita quotidiana della Curia?
Come accade con ogni testo legislativo, la validità e l’efficacia di una riforma si verificano nel momento della sua attuazione. Praedicate Evangelium dovrà essere applicata con gradualità, tenendo conto delle necessarie correzioni e degli assestamenti che emergeranno dall’esperienza. Questo è un passaggio fisiologico e sano nel processo di riforma.

Cupola di San Pietro

Santa Sede, Vaticano e Curia romana: le differenze

La Santa Sede è il governo centrale della Chiesa, guidato dal Papa e dalla Curia romana. Lo Stato della Città del Vaticano è l’entità territoriale, minima ma sovrana, che garantisce al Papa piena libertà e indipendenza. La Curia romana è l’insieme dei dicasteri che coadiuvano il Papa nel suo servizio alla Chiesa universale. Solo la Santa Sede possiede personalità giuridica internazionale e rappresenta ufficialmente la Chiesa nei rapporti con gli Stati.

(Foto AFP/SIR)

Qual è l’origine del ruolo internazionale della Santa Sede?
La Santa Sede ha acquisito rilevanza internazionale per la sua natura spirituale. Fin dal IV secolo, con il riconoscimento della libertà religiosa al cristianesimo, la Chiesa ha iniziato a stabilire rapporti con l’autorità imperiale.

Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, essa rimase l’unica forza unitaria nel caos politico, assumendo gradualmente un ruolo sempre più visibile anche sul piano internazionale.

Dal V secolo compaiono figure come gli apocrisari, rappresentanti del Papa presso le autorità civili. Nei secoli successivi si sviluppano gli Stati pontifici, i legati missi e, nel XV secolo, le prime nunziature. La storia ha attribuito alla Santa Sede una funzione diplomatica, radicata però nella sua missione spirituale: promuovere la pace, difendere i diritti umani, tutelare la dignità della persona.

La diplomazia vaticana ha caratteristiche peculiari.
La definirei una diplomazia umanitaria. Non è orientata alla tutela di interessi di potere, ma alla promozione della persona umana. In questo senso, la Santa Sede ha il compito, a volte scomodo, di denunciare le violazioni dei diritti fondamentali, ovunque esse si verifichino. L’esperienza maturata nei secoli è preziosa, ma deve restare sempre a servizio del Vangelo.

È più difficile esercitare questa funzione senza gli strumenti tipici di uno Stato?
Indubbiamente, ma è proprio questa condizione che esalta la specificità della missione. La Santa Sede è chiamata ad agire nel mondo, senza lasciarsi mondanizzare. È qui che entra in gioco il discernimento. Come insegna Sant’Ignazio, i mezzi devono restare mezzi. Se diventano il fine, si perde la coerenza evangelica. Quando strumenti mondani prendono il sopravvento, la Chiesa rischia di smarrire la propria identità, finendo per difendere prestigio e potere anziché la persona umana. Questo sarebbe un grave fallimento della sua missione.

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