Card. Bychok (Melbourne), il più giovane dei cardinali, “entrato in Sistina, ho avuto la pelle d’oca. Poi dal balcone una vista mozzafiato”

La “pelle d’oca” entrando nella Cappella Sistina, “sotto la scena del Giudizio Universale” e poi l’affaccio dal balcone per l’annuncio al mondo del nome del nuovo Pontefice. “Era semplicemente mozzafiato”. E’ il card. Mykola Bychok, Eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini, a raccontare al Sir i momenti più emozionanti del Conclave. Classe 1980, 45 anni, era il più giovane dei cardinali in Conclave.

Card. Mykola Bychok, Eparca di Melbourne per gli ucraini (Foto Ugcc)

Card. Mykola Bychok, Eparca di Melbourne per gli ucraini (Foto Biagioni/Sir)

L’entrata dentro la Cappella Sistina, l’affaccio su piazza San Pietro, gremita di gente, nel giorno in cui il mondo conosceva finalmente il nome del nuovo Pontefice, il rapporto “fraterno” con gli altri cardinali e il peso di una scelta che avrebbe determinato la vita della Chiesa nel mondo. Di tutto questo parla il Card. Mykola Bychok, Eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini, in questa intervista al Sir. Classe 1980, era il più giovane dei cardinali in Conclave.

Eminenza, cosa significa vivere un Conclave a 45 anni? Come è andata?

In effetti, essere il più giovane tra i cardinali è stata un’esperienza che difficilmente avrei potuto immaginare più di sei mesi fa, quando, a ottobre, ho ricevuto la notizia della mia nomina da parte di Sua Santità Papa Francesco. All’epoca, mi trovavo a Brisbane per la festa parrocchiale della Protezione della Madre di Dio, e quel momento ha segnato l’inizio del mio percorso come membro del Collegio Cardinalizio. Sono entrato ufficialmente a farne parte dopo il concistoro, che si è svolto all’inizio di dicembre. Quest’esperienza è importante non solo per me personalmente, ma, credo, per l’intera Chiesa.

Quali emozioni ricorda in modo particolare?

Durante il conclave, molte sono state le emozioni e ho provato quella che la gente chiama “pelle d’oca” in due occasioni. Il primo momento è stato nella Cappella di San Paolo, da dove siamo partiti in processione per la Cappella Sistina. Quando il coro ha iniziato a cantare e la processione è iniziata, ho sentito quella pelle d’oca. E ho pensato tra me e me: cosa succederà tra pochi minuti? Stiamo per entrare nella Cappella Sistina, stare sotto la scena del Giudizio Universale dipinta dal celebre Michelangelo, le porte saranno chiuse ed eleggeremo il successore dell’Apostolo Pietro. Quello è stato il primo momento profondamente emozionante per me.

La seconda?

La seconda volta è stata dopo che l’elezione era già avvenuta. Stavamo aspettando prima di uscire sul balcone, e poi è arrivato il momento dell’annuncio del nuovo Santo Padre e del nome che aveva scelto: Leone XIV. È stato qualcosa di davvero incredibile. Quando ti affacci sul balcone e guardi fuori, vedi centinaia di migliaia di persone radunate per ascoltare questa gioiosa notizia, con telecamere e giornalisti in piazza, sui tetti e in ogni spazio disponibile. La vista dal balcone della Basilica di San Pietro era semplicemente mozzafiato.

Come l’hanno accolta gli altri cardinali?

Riguardo al modo in cui gli altri cardinali mi hanno accolto, ho sentito davvero un forte senso di fratellanza. Essere parte di questo processo comporta una grande responsabilità: non solo nella scelta del prossimo Papa, ma anche nel contribuire a plasmare il futuro della Chiesa cattolica, che oggi conta 1,4 miliardi di fedeli. Questa decisione non riguardava solo vescovi e sacerdoti, ma l’intero Popolo di Dio.

Cosa l’ha colpita di più?

Sono emozioni quasi impossibili da esprimere a parole, perché ciò che avviene è qualcosa di straordinario all’interno della Chiesa di Cristo. È anche un evento completamente diverso, qualcosa che non può essere paragonato all’elezione di presidenti o primi ministri nel mondo secolare. Dobbiamo comprendere che qui è il Signore Dio stesso, che ha fondato la Chiesa di Cristo, alla ricerca di colui che accetterà questa profonda responsabilità: quella di guidare la Chiesa di Cristo in tutto il mondo. Questo conclave ha dimostrato che molte previsioni umane si smentiscono perché lo Spirito Santo opera in modi misteriosi e inaspettati. Ho sentito profondamente questa responsabilità e la necessità di una preghiera costante per la Chiesa.

Conosceva il card. Prevost? Ha parlato con lui durante i giorni che hanno preceduto il Conclave?

Personalmente, non ho avuto l’opportunità di parlare con lui personalmente. Tuttavia, ho ascoltato alcune delle sue dichiarazioni pubbliche. Quando mi sono avvicinato al Santo Padre per la prima volta, mi sono presentato dicendo: ‘Sono il vescovo per gli ucraini in Australia. Le porgo i miei saluti dall’Australia. Le assicuro le nostre preghiere per il suo pontificato’. Ho anche chiesto al Santo Padre di ricordare l’Ucraina e di pregare per una pace giusta e la fine della guerra in Ucraina.

Tra le prime telefonate, Leone ha ricevuto quella del presidente ucraino Zelensky che lo ha invitato in Ucraina… pensa che sarà possibile?

Prima dell’inizio ufficiale del suo pontificato, Papa Leone XIV ha avuto un’udienza privata anche con il Padre e Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), Sua Beatitudine Sviatoslav, durante la quale il Santo Padre ha espresso la sua vicinanza al popolo ucraino e gli ha assicurato il suo sostegno. Durante quell’incontro, anche Sua Beatitudine Sviatoslav ha invitato il Papa a visitare l’Ucraina. Credo che una tale visita sia effettivamente possibile e vedremo col tempo se e come si concretizzerà.

Cosa si aspetta ora da Papa Leone?

Credo che il suo primo messaggio fosse già un segno potente. Iniziò dicendo: “La pace sia con tutti voi”. E credo che abbiamo una grande speranza, non solo perché il 2025 è stato dichiarato Anno della Speranza per l’intera Chiesa cattolica, ma perché Papa Leone XIV non solo parlerà di speranza; la vivrà. Questa speranza, in particolare, si manifesterà nel suo impegno per una pace giusta in Ucraina, ma anche in tutte le parti del mondo dove infuria la guerra. E non solo la pace che il mondo dà, ma la pace che viene da Cristo stesso.

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