Leone XIV. Morandini: “Mantenga il forte ruolo di sentinella della Terra”

Per il vicepreside dell’Istituto San Bernardino, c’è la speranza che il Pontefice “prosegua, con la sua sensibilità di agostiniano, nell’approfondimento e nel recupero della Teologia del Creato che Francesco ci ha offerto in particolare nella Laudato si’ e anche in tanti messaggi per le Giornate del Creato”

(Foto SIR)

È urgente passare “dal discorso all’azione” di fronte all’aggravarsi della crisi ambientale.

È l’appello lanciato dall’allora card. Robert Francis Prevost, in qualità di presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, il 28 novembre 2024, nel seminario “Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si’ e della Laudate Deum, esperienze in America Latina”, a Palazzo San Calisto. Una sfida, ha affermato in quell’occasione l’attuale Leone XIV, che richiede una risposta radicata nella Dottrina della Chiesa. Il “dominio sulla natura” delegato da Dio all’uomo non deve essere “dispotico”, egli è “amministratore che deve rendere conto del suo lavoro” in un rapporto di “reciprocità” con l’ambiente. “Per questo, la nostra missione è quella di trattarlo come fa il suo Creatore”, le parole di Prevost, condannando “azioni tiranniche a beneficio di pochi”. Pur riconoscendo gli “effetti importanti” dello sviluppo tecnologico, l’allora cardinale ha messo in guardia dalle sue conseguenze “nocive” e ha evidenziato l’impegno della Santa Sede per la sostenibilità. Nell’incontro con il Corpo diplomatico, accreditato presso la Santa Sede, il 16 maggio, Leone XIV ha sottolineato che “la verità non ci allontana, anzi ci consente di affrontare con miglior vigore le sfide del nostro tempo, come le migrazioni, l’uso etico dell’intelligenza artificiale e la salvaguardia della nostra amata Terra. Sono sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può pensare di affrontarle da solo”. Parole che accrescono le speranze per un impegno forte per la custodia del Creato sotto il pontificato di Leone XIV, aspetto di cui parliamo con il teologo Simone Morandini, vicepreside dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino.

(Foto: Redazione)

La custodia del Creato e la lotta ai cambiamenti climatici sono temi di grande attualità. Quali sono le attese rispetto a questo nel pontificato di Leone XIV?

Papa Leone è un uomo attento alla condizione dei poveri, capace anche di ascoltarne il grido che ripensando alla Laudato si’ s’intreccia con quello della terra. Il nome Leone XIV probabilmente è anche un richiamo a Leone XIII, l’uomo che ha dato un colpo d’ala alla Dottrina sociale della Chiesa. Poi c’è questa sua conoscenza dell’America Latina, in cui l’attenzione per i temi ambientali anche all’interno dell’episcopato è forte. Soprattutto, il contatto con i vescovi e con le Chiese di tutto il mondo, nel suo ruolo finora di prefetto del Dicastero per i vescovi, ci pone dinanzi un uomo che certamente sa percepire la dimensione globale delle sfide ambientali attuali. Né possiamo dimenticare il suo impegno quando da vescovo in Perù promosse l’ecologia integrale, tema caro a Papa Francesco e particolarmente rilevante in una regione come Lambayeque, che stava subendo gli effetti del cambiamento climatico, dell’inquinamento e dello sfruttamento non sostenibile delle risorse naturali. Prevost promosse allora programmi di educazione ambientale nelle scuole cattoliche, sostenne progetti di agricoltura biologica e uso responsabile dell’acqua, partecipò a iniziative ecumeniche e interreligiose per la difesa dell’ambiente. Quindi molte attese e molte speranze, del resto già nel suo intervento a novembre del 2024 sottolineava questa dimensione pratica, passare dal discorso all’azione, la capacità di intenderci come amministratori e non dominatori del mondo creato. E nell’incontro con il Corpo diplomatico, il Papa ha ricordato che una delle sfide del nostro tempo è “la salvaguardia della nostra amata Terra”.

Che cosa si può sperare allora?

Intanto,

l’auspicio che mantenga quel forte ruolo di sentinella della Terra che Francesco in qualche modo ha assunto, ben al di là della comunità ecclesiale,

anche in momenti in cui l’attenzione della comunità politica era diretta altrove. E quindi continui a indicarci la grande sfida del mutamento climatico come qualcosa rispetto a cui non si può girare la testa. Poi la speranza è che il Pontefice prosegua, con la sua sensibilità di agostiniano e quindi anche di un uomo del mondo della Teologia, nell’approfondimento e nel recupero della Teologia del Creato che Francesco ci ha offerto in particolare nella Laudato si’ e in tanti messaggi per le Giornate del Creato, per così offrire anche una fondazione spirituale a questa pratica così necessaria di cura della terra. Inoltre, che prosegua nella sensibilizzazione a vivere stili di vita “leggeri”, in qualche modo sostenibili, che non impattino eccessivamente sul nostro pianeta. Credo che tutte queste siano attese e speranze che possiamo certamente riporre nel nuovo Pontefice. Aggiungerei due idee.

Ci dica…

La prima è sul nome Leone. Come ha spiegato lo stesso Pontefice, nell’incontro con i cardinali, diverse sono le ragioni della scalta, ma soprattutto per il Papa Leone XIII. Tuttavia, è difficile dimenticare che frate Leone è stato il seguace più prossimo di Francesco d’Assisi, quello che ha raccolto alcune delle sue confidenze, il racconto della perfetta letizia, quello a cui Francesco ha affidato una benedizione personale, addirittura uno dei pochi testi autografi che abbiamo di frate Francesco. Allora questa speranza in una continuità nell’attenzione al Creato, che Francesco d’Assisi aveva cantato così mirabilmente, nel ricordo anche di frate Leone, è, certamente, un bello scherzo che lo Spirito ha fatto in una di quelle coincidenze che forse coincidenze non sono.

E l’altra idea?

L’altra “attesa-speranza” riguarda quanto è stato espresso alla fine del Simposio ecumenico tenutosi alla Cittadella di Assisi dal 5 al 7 maggio da rappresentanti delle diverse Chiese con un forte consenso all’ipotesi di una Festa del Creato.

Si tratta di un processo ecumenico che dura ormai da un po’ di anni auspicando un rafforzamento della Giornata del Creato che già celebriamo il 1° settembre per iniziativa di Papa Francesco, un rafforzamento nel senso di approfondire la dimensione liturgica e celebrativa, perché in fondo non abbiamo una Festa del Dio Creatore nel calendario liturgico come ce l’ha invece l’Oriente cristiano, incluso le Chiese orientali cattoliche. All’idea di questa Festa stanno aderendo parecchie Chiese, certamente quelle ortodosse, ma anche molte Chiese nel mondo protestante, per giungere a una data comune di una celebrazione del Dio Creatore. Chissà se Papa Leone vorrà prendere in considerazione questo appello condiviso, tra l’altro, da tre Conferenze episcopali continentali, quella latinoamericana, quella africana, quella asiatica: sarebbe un bel passo anche per celebrare questo 2025, 1.700° anniversario del Concilio di Nicea, in forma ecumenica. Questa proposta ha trovato forte risonanza nel recentissimo Simposio ad Assisi. Nei prossimi giorni le Chiese che già si sentono pronte a fare questo passo firmeranno una dichiarazione comune. Su questa proposta ci sono stati già in passato momenti di approfondimento a cui sono stati invitati teologi e liturgisti cattolici per capire quali possibilità potrebbero esserci. Ormai si parla di un “processo di Assisi” su una proposta che sta cominciando a raccogliere consensi consistenti in una parte significativa dell’ecumene cristiana. Sarà un’ipotesi che il nuovo Pontefice troverà dinanzi a sé, se riterrà opportuno evidentemente scegliere anche questa forma di valorizzazione dell’attenzione ambientale.

Sarebbe un bel segnale…

Sarebbe un bel segnale, naturalmente sono cose che hanno bisogno di tempo, riflessione, discernimento, per riprendere un termine così caro a Papa Francesco, ma le speranze possono sempre essere espresse in attesa che possano concretizzarsi. Aggiungo un’ultima cosa: ho parlato con due amici agostiniani ed entrambi hanno uno splendido ricordo di Leone XIV, dicono che è una persona bella, di grande intensità spirituale, nobile, tutti e due, incontrati in contesti diversi, hanno usato questo termine. Non è qualcosa che abbia una diretta rilevanza con l’ambiente ma certamente è qualcosa che ci parla di una persona disponibile a leggere i segni dello Spirito. Un uomo più riservato rispetto al Papa precedente, ma il suo primo discorso dalla Loggia delle benedizioni è stato coinvolgente con questo intervento forte sulla pace. Che in questo momento il primo Papa americano parli immediatamente di pace, dinanzi al mondo e quindi a Donald Trump, non è banale.

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