A bordo dell’Amerigo Vespucci. Don Falcone: “La speranza si costruisce”

Sull’Amerigo Vespucci, chiesa giubilare in mare, don Marco Falcone racconta: “Navigare non è facile, vivere da cristiano non è facile. Però lo diventa, perseverando, passo dopo passo. C’è un legame tra la perseveranza e la speranza, parola chiave del Giubileo 2025”

Ha trascorso la Settimana Santa in Puglia, tra i porti di Brindisi e Taranto, l’Amerigo Vespucci, la nave più antica della Marina militare, in tour mondiale da luglio 2023. Ripartita questa mattina alla volta di Crotone, dopo circa 46mila miglia nautiche e 30 Paesi in 5 continenti, farà la sua ultima tappa a Genova il prossimo giugno. Un lungo viaggio segnato dalla fede e dalla speranza, racconta al Sir il cappellano, don Marco Falcone, mostrando, nella cappellina sottocoperta dove celebra la messa anche in condizioni di meteo avverse, il tanto semplice quanto evocativo crocifisso, “protagonista” della Domenica delle Palme a Brindisi, realizzato dai nocchieri con le cime intrecciate.

“Provvidenzialmente – racconta – siamo poi arrivati nella città di Taranto durante la Settimana Santa, la più importante per ogni cristiano, ancora di più alla luce delle antiche tradizioni tarantine. Giovedì santo ho avuto l’opportunità e il privilegio di celebrare la messa in Coena Domini presso la cappella aragonese al Castello, accanto alla nave, con la lavanda dei piedi ai membri dell’equipaggio. Poi ho portato il Santissimo Sacramento a bordo. Proprio con l’equipaggio e alcuni nocchieri abbiamo allestito l’altare della reposizione, che non è solo il luogo dove è conservato Gesù ma vuole essere anche espressione di una comunità che prega. Abbiamo arricchito l’altare con una simbologia propria del mondo del mare: l’ancora, una tovaglia blu, delle cime e dei nodi. È stato un momento unico perché, nell’anno santo della speranza, anche l’Amerigo Vespucci è chiesa giubilare su volontà dell’Ordinario militare emerito, l’arcivescovo Santo Marcianò”.

“Nel periodo in cui cominciava il Giubileo la nave era in Asia, già impegnata nel giro del mondo – prosegue -, quindi era davvero difficile per l’equipaggio vivere il dono della misericordia e del perdono. Poi la fortuna, o meglio la ‘Dioincidenza’, una volta arrivati a Taranto, è stata proprio questa: avere a bordo anche i Perdoni, i confratelli del Carmine, che con passo lento si avvicinavano, due a due, al sepolcro sull’Amerigo Vespucci. Il loro incedere lentissimo, quasi un dondolio, la ‘nazzecata’ in dialetto tarantino, mi ha ricordato quello stesso della nave, molto antica e lenta, soprattutto durante la traversata del Pacifico. Non a caso, il suo motto recita: ‘Non chi comincia, ma quel che persevera’”.

Parole attribuite a Leonardo da Vinci, che non si discostano molto da quanto pronunciato nei Vangeli: “Chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa” (Lc 11,9-10). “C’è un legame – spiega ancora don Falcone – tra la perseveranza e la speranza, parola chiave del Giubileo 2025. Vivere a bordo non è facile, navigare non è facile e vivere da cristiano non è facile. Però lo diventa, perseverando, passo dopo passo. In questi giorni ho avuto modo di celebrare la santa messa sul cassero, la parte posteriore della nave, dove è stato allestito l’altare della reposizione. C’era il finito, il mare, che si univa con quel cielo blu infinito, e mi sono venute in mente le parole di madre Teresa di Calcutta: ‘Quello che noi facciamo, il nostro modo di essere, pensare, agire è come una goccia d’acqua nell’oceano. Ma se quella goccia d’acqua dovesse venir meno, l’oceano sarebbe più piccolo’. Questo è il messaggio che nave Amerigo Vespucci vuole lasciare per il Giubileo: perseverare. Il Paradiso è proprio questo: non l’aldilà, ma qualcosa che costruiamo oggi, perseverando quotidianamente”.

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