Giancarlo Cesana: “Don Giussani? Ha dato senso alla mia vita”

Il racconto di chi ha affiancato per lunghi anni il fondatore del movimento di Comunione e liberazione. “Era un uomo e un prete controcorrente. Il suo messaggio appare oggi ancora più essenziale, vero e necessario”. “La vita cristiana consiste nell’appartenenza alla Chiesa e quindi alla comunità”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“I miei genitori mi hanno donato la vita, don Giussani le ha dato senso. Provo per lui una gratitudine infinita”. Giancarlo Cesana, classe 1948, professore di Igiene presso l’Università di Milano Bicocca, è stato sin dagli anni ’70 vicinissimo alla figura del fondatore di Comunione e liberazione, che ha affiancato nella conduzione del movimento ecclesiale. Sir lo ha intervistato in occasione della prima sessione pubblica della Fase testimoniale per la causa di beatificazione e di canonizzazione del Servo di Dio – nato a Desio il 15 ottobre 1922 e morto a Milano il 22 febbraio 2005 – che si tiene giovedì 9 maggio nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.

(Foto ANSA/SIR)

Cosa rappresenta per lei la figura di don Giussani?
Direi anzitutto che lo sento ancora molto vicino, ancora più vicino per tutto ciò che ha testimoniato. È una delle persone cui devo di più proprio perché mi ha aiutato a dare senso alla mia esistenza. Era veramente un “fattore di movimento”, stando con lui ti sentivi chiamato e mandato. Lo ritengo un maestro e un segno della presenza di Cristo.

Il movimento di Cl lo ricorda come un grande educatore…
Direi che scopo essenziale del movimento è esattamente l’educazione, coniugando libertà e verità. È, se ci pensiamo, un percorso che va nella direzione opposta al mainstream. Lo stesso Giussani era un uomo e un prete controcorrente. Il suo messaggio appare oggi ancora più essenziale, vero e necessario di quando egli stesso ha cominciato e svolto la sua missione.

Quale l’aspetto – se così possiamo dire – più originale della sua testimonianza?
Il suo insegnamento ruota attorno alla presenza di Cristo risorto nel mondo e nel tempo. D’altro canto la vita cristiana consiste nell’appartenenza alla Chiesa e quindi alla comunità: questa è il corpo mistico di Cristo, reso presente nell’Eucarestia. La fede non è un patrimonio spirituale, “individualistico”.È affidamento e sequela: “Cristo, la compagnia di Dio all’uomo”. Don Luigi indicava presenze vive, testimonianze ed esempi da imitare.

Una parola-chiave che lei sottolineerebbe raccontando oggi di mons. Luigi Giussani?
Certamente la parola “novità”. La novità tutta intera dell’esperienza cristiana. Essere cristiani è un modo nuovo e vivo, originale, di essere donne e uomini veri e liberi anche nel rapporto con la realtà che ci circonda. L’origine della vita cristiana è un entusiasmo, “Dio nell’uomo” come suggerisce l’etimologia . Come diceva don Giussani: “Un altro mondo in questo mondo”.

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