“Dignitas infinita”: anche il web tra le minacce alla dignità umana

Dopo cinque anni di lavoro a cura del Dicastero per la Dottrina della fede, a settantacinque anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, finalmente è stata resa pubblica la dichiarazione “Dignitas infinita”. Una pietra miliare nell’antropologia cristiana che mira a sancire, in questo frangente di transizione sociale, la dignità ontologica della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio e destinataria dell’amore infinito di Dio Padre

(Foto Calvarese/SIR)

“Dignitas infinita” è il titolo della dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede sulla dignità umana, resa pubblica ieri dopo 5 anni di lavoro. Nel testo, ricco di richiami al magistero della Chiesa, si ritrovano alcuni temi cardine cari a Papa Francesco. Ne è scaturito un documento suddiviso in quattro parti: le prime tre riportano aspetti teologico-spirituali e riferimenti biblici, la quarta è dedicata ad “alcune gravi violazioni della dignità umana”. Un elenco che, accanto all’aborto, all’eutanasia, al suicidio assistito, alla teoria gender, alla maternità surrogata, allo scarto dei diversamente abili, contempla anche la guerra, il dramma della povertà e dei migranti, la tratta delle persone. Accanto a questi temi sui quali sempre la Chiesa si è espressa, uno spazio importante di riflessione il Papa lo dedica ai rischi del mondo d’oggi, legati alla “violenza digitale” in termini di lesione della dignità.

Nuove forme di violenza e social media. Scrive il Papa: “Il progresso delle tecnologie digitali, che pure offrono molte possibilità per promuovere la dignità umana, inclina sempre più alla creazione di un mondo in cui crescono lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza, che possono arrivare a ledere la dignità della persona umana”. Nuove forme di violenza, viene evidenziato nel testo, “si diffondono attraverso i social media, ad esempio il cyberbullismo; il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale o tramite il gioco d’azzardo”. Nella comunicazione digitale “si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo”. Già Papa Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2013, esprimeva le potenzialità delle reti sociali – “porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione” – ed anche i rischi, ma è l’attuale Pontefice che di anno in anno ne ha espresso punti di forza e pericoli in termini di lesione alla dignità umana, con particolare ai giovani: “un ragazzo su quattro – scriveva Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2019 – è coinvolto in episodi di cyberbullismo”. “Occorre riconoscere che le reti sociali, se per un verso servono a collegarci di più, a farci ritrovare e aiutare gli uni gli altri, per l’altro si prestano anche ad un uso manipolatorio dei dati personali, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti”. Inoltre, “spesso sui telai della comunicazione, mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità (Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 2020)”. Lungi da ogni forma di sterile vittimismo, nel Messaggio del 2015, Papa Francesco investiva la comunità cristiana tutta del compito di affiancare le famiglie nell’“insegnare ai figli a vivere nell’ambiente comunicativo secondo i criteri della dignità della persona umana e del bene comune”.

 

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