Domenica della Parola: Dio ci ha parlato ed è entrato nella storia

Non si tratta solo (e neppure tanto) di cogliere l’utilità della fede mettendola a servizio del bisogno di senso dell’uomo, ma di vedere il tipo di umanità realizzata e vissuta da Cristo come il fondo più vero dell’umano. Essa, la fede, è decisione dell’impossibile rispetto alle normali possibilità umane e, quindi, sfida alle presunte certezze della ragione. Il Dio rivelato in Gesù Cristo oltrepassa gli schemi logorati della logica umana e del cerchio dei bisogni e desideri di gratificazione istantanea. È il riconoscere che Dio cammina con noi oggi

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Essere credenti significa essere interpreti del mondo e della storia, a partire dalla consapevolezza che l’esperienza della storicità dell’uomo esige una continua capacità di interpretazione. La fede è dinamica, movimento dell’esistenza, inquietudine per la salvezza che rappresenta l’interrogativo essenziale dell’uomo e che si manifesta come tensione all’autenticità e alla felicità. Ma si è in cammino con altri, continuamente chiamati dal Dio che è entrato nella storia e nelle vicende degli uomini e delle donne. Lo specifico della fede è proprio quello di tenere aperta l’esistenza e la storia alla Parola che ci dà sempre a pensare, stella di orientamento che muta la comprensione della fede in un di più rispetto alla sola interpretazione concettuale. È la via per esercitare e confermare quotidianamente la decisione dell’affidarsi, perché tale scelta richiede all’uomo la capacità di fare esodo verso l’inesauribile creatività del progetto salvifico di Dio, laddove Dio è Altro, non riducibile alla misura dell’uomo, né risolvibile entro condizioni predeterminate. Per questo occorre non smarrirne mai il tratto originale, di un Dio che ci ha parlato ed è entrato nella storia. Il credere è “critica e crisi di ogni certezza”, indicazione di un senso che non si costruisce da solo, ma che proviene dall’incontro di due libertà: quella di Dio e quella dell’uomo. Essa è decisione dell’impossibile rispetto alle normali possibilità umane e, quindi, sfida alle presunte certezze della ragione. Per questo dinamismo la fede convive con l’incredulità e il dubbio, che non sono un limite, ma permettono la naturale evoluzione dell’atto di fede. In tale ottica, la fede è un itinerario del senso, che nella molteplicità dei dinamismi del credere, innestata nell’umano, è capace di orientare e di portare a pieno sviluppo ciò che vi è di più autentico nell’uomo. Non si tratta solo (e neppure tanto) di cogliere l’utilità della fede mettendola a servizio del bisogno di senso dell’uomo, ma di vedere il tipo di umanità realizzata e vissuta da Cristo come il fondo più vero dell’umano.

Essa, la fede, è decisione dell’impossibile rispetto alle normali possibilità umane e, quindi, sfida alle presunte certezze della ragione.

Il Dio rivelato in Gesù Cristo oltrepassa gli schemi logorati della logica umana e del cerchio dei bisogni e desideri di gratificazione istantanea. È il riconoscere che Dio cammina con noi oggi.

La Domenica della Parola è occasione propizia per ricordare all’intero popolo di Dio il fascino mai offuscato della proposta cristiana che, come ricorda il Concilio, “Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es. 33, 11; Gv. 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar. 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” (DV 2). Questo processo di comunicazione personale “avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto” (Ib). Il tutto trova poi il suo apice nella vicenda del Figlio incarnato, il “Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la rivelazione.” Per conoscere Dio e poterlo annunciare ad altri, è necessario quindi raccontare l’insieme di eventi e parole che costituiscono la sua rivelazione. Senza il racconto non possiamo infatti accedere agli eventi così come questi, senza le parole che ce li trasmettono, resterebbero muti. Il Concilio ricorda che l’intero popolo di Dio è chiamato a far maturare e addirittura crescere questa straordinaria notizia che ogni donna è ogni uomo sono cercati da Dio (DV 8).

Il Sussidio, che accompagnerà anche quest’anno la preghiera e la meditazione in occasione della Domenica della Parola di Dio, è centrato sul kerygma, che indica il contenuto fondamentale dell’annuncio cristiano: Gesù Cristo morto e risorto. Intorno al tema del kerygma anche quest’anno si sono ritrovati vari Uffici della Cei: l’Ufficio catechistico nazionale, tramite il Servizio dell’Apostolato biblico, l’Ufficio liturgico nazionale, l’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto.

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