Non avere paura della croce, è l’altra faccia dell’amore

Gesù ci chiede di osare, di non avere paura, di sporcarci le mani, di seminare il bene. Si vive una volta sola. Bisogna fare centro. Respirare questo nostro tempo– prezioso, unico, irripetibile - a pieni polmoni. Imparare a costruire ponti per permettere all’altro di attraversare i fiumi dello scoraggiamento, del dolore, dell’angoscia, della morte. Chi ama – come Gesù - sente il bisogno di dare, dare, dare. Le proprie cose, il tempo, le attenzioni, le coccole, la vita

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Anche questa sera, tra le braccia della mamma, Davide non sa darsi pace. Con il ditino indica il grande crocifisso che sovrasta l’altare e chiede: “Chi gli ha fatto la bua? È cattivo…”. Non si rassegna, Davide; fa domande, cerca risposte. Non riesce a capire chi e perché abbia potuto fare male a quell’uomo che – istintivamente – sente essere un uomo buono.

Ero di ritorno dal convento dei frati francescani. Ero andato a confessarmi. Sentivo il bisogno di rifare pace con Dio; di dirgli, ancora una volta, grazie; sentivo la necessità di ricominciare daccapo, con più zelo, più generosità. L’ho fatto. Con estrema semplicità. Il Signore mi attendeva. Non mi ha cacciato fuori, non mi ha rimproverato, come forse avrei meritato. Non sempre, infatti, ho trafficato i tanti doni ricevuti. Non sempre ho fatto attenzione al fratello incontrato sul mio cammino. Non sempre mi sono fermato a curare le ferite degli “scarti” dell’umanità. A volte anch’io ho fatto finta di non vederli, i poveri; di non sentire il pianto dei piccoli che annegano nei nostri mari. “Signore, perdonami!”. E Lui lo ha fatto. Subito. Non mi ha detto: “Torna domani”. Non ha posto condizioni. Una gioia grande ha invaso il mio cuore. Ho gettato sulle sue spalle i miei peccati, la mia pigrizia, ho ricevuto in cambio comprensione, amicizia, pace.

Avrei dovuto dire a Davide che, tra i cattivi che hanno fatto la bua all’uomo con le braccia spalancate, c’ero anch’io. Non ne ho avuto il coraggio, non avrebbe capito, lo avrei confuso. L’ho stretto forte forte a me, gli ho sorriso, gli ho dato due bacioni.

Non avere paura della croce, è l’altra faccia dell’amore.

Di tutto ciò che vedi, solo l’amore resta, dona gioia, genera vita vera. Chi ama non è mai tirchio, fa cose che agli altri potrebbero apparire esagerate, fuori luogo. È paziente, pesa le parole, misura il tono della voce. Sa chiedere scusa, farsi da parte al momento opportuno. Non invidia, non è geloso. Gode del benessere altrui.

Gesù ci chiede di osare, di non avere paura, di sporcarci le mani, di seminare il bene. Si vive una volta sola. Bisogna fare centro. Respirare questo nostro tempo– prezioso, unico, irripetibile – a pieni polmoni. Imparare a costruire ponti per permettere all’altro di attraversare i fiumi dello scoraggiamento, del dolore, dell’angoscia, della morte.

Chi ama – come Gesù – sente il bisogno di dare, dare, dare.

Le proprie cose, il tempo, le attenzioni, le coccole, la vita. Chi ama teme, trema, soffre per la persona amata. Veglia su di lei, la custodisce. L’accompagna con il pensiero, la preghiera. Rispetta e promuove la sua libertà. L’altra faccia dell’amore, quella più autentica, è la croce. Dio, in un modo misterioso, soffre perché ti ama. Fermati. Inginocchiati. Fissa il crocifisso e capirai.

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