Milano: oratori estivi, la carica dei 300mila. Don Guidi (Fom): “Chiamati a giocare e a metterci in gioco”

Un migliaio di strutture educative aperte fra giugno e luglio, con 40mila animatori e numerosi adulti che danno una mano sul versante organizzativo. Gli oratori ambrosiani accolgono dai più piccoli delle elementari fino agli universitari, passando per una schiera di adolescenti cui è riservato un occhio particolare. Lo slogan è “TuXTutti”. Le visite dell’arcivescovo Delpini, il ruolo della Fom. Un servizio che prosegue tutto l’anno

(Foto chiesadimilano.it)

I numeri dicono molto, ma non tutto. Nell’estate degli oratori ambrosiani – un migliaio nella diocesi più grande d’Europa – ci sono gioco, amicizie, preghiera, sport, gite. Ma soprattutto si incontrano una infinità di bambini, adolescenti, giovani che stanno bene insieme e crescono anche grazie a questa esperienza dalle profonde radici storiche. Sono 300mila i ragazzi che frequentano quest’anno gli oratori estivi dell’intera diocesi, 40mila gli animatori e gli educatori, circa 10mila gli adulti volontari. Solo nella città di Milano sono in funzione le proposte formative e aggregative in 157 oratori, con 30mila bambini coinvolti, 8mila animatori e duemila volontari adulti. Perché l’oratorio estivo, che mediamente dura tre o quattro settimane a partire dalla fine delle lezioni scolastiche, richiede giovani, sacerdoti e religiosi che accolgono e vivono il servizio educativo, assieme a mamme, papà e pensionati che si occupano degli aspetti organizzativi, di pranzi e merende, di trasporti, di pulizie…

Delpini: “siate felici”. “Non dovete perdere l’occasione per amare. Non lasciate che qualcuno vada via da voi senza un sorriso… Infine, non sottovalutatevi mai. Questo vale soprattutto per gli educatori, perché gli adolescenti, talvolta, non sono contenti di loro. Invece vi dico che siete capaci, per esempio, di servire i più piccoli. Ma, anzitutto, pensate che siete fatti a immagine di Dio e perciò siete autorizzati ad avere stima di voi, perché Dio ha stima di voi. Non dimenticatevi mai di essere felici”. Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ogni anno tiene fede a una serie di visite agli oratori. Queste parole le ha pronunciate incontrando nei giorni scorsi le realtà della Valsassina, in montagna, e di Lecco città. Poi ha proseguito con Trezzano sul Naviglio (inaugurando i campi sportivi dell’oratorio della parrocchia di San Lorenzo al Quartiere Zingone). Martedì 27 giugno ha visitato gli oratori del decanato di Rho, alle porte di Milano. Infine mercoledì 28 è stato a Veniano (in provincia di Como, ma diocesi di Milano).

Accompagnare i più piccoli. Gli educatori hanno ricevuto il mandato dell’arcivescovo a fine maggio: ne erano presenti 5mila in piazza Duomo, per una serata coloratissima e vivace. Si erano formati nei mesi precedenti per il delicato compito di accompagnare i più piccoli, certamente nel gioco, ma anche nella preghiera e nell’ascolto. All’oratorio estivo arrivano ragazzi dalle elementari fino agli studenti delle superiori e dell’università: una comunità che accoglie ragazzi che già frequentano la comunità cristiana, altri arrivano a digiuno di tale esperienza, e ci sono anche numerosi ragazzi di altre fedi religiose. Non ci si nasconde che negli ambienti parrocchiali si riscontra una “emergenza educativa”, che talvolta arrivano minori provenienti da famiglie in difficoltà affettive o economiche, che vi siano tanti ragazzi di altre nazionalità, non ultimi gli ucraini. Così l’oratorio diventa anche un presidio sociale che richiede la collaborazione con le famiglie stesse.

Don Stefano Guidi (foto chiesadimilano.it)

Accoglienza incondizionata. Il direttore della Fondazione oratori milanesi (Fom), don Stefano Guidi, spiega il senso dello slogan di quest’anno: “TuXTutti”. “L’oratorio si apre a un’accoglienza incondizionata, per tutti e tutte, e ha uno sguardo di predilezione e di affetto soprattutto per gli adolescenti”, i quali, forse più che in passato, affacciandosi al mondo dell’oratorio portano con sé tutta la complessità della loro età, comprese alcune fragilità. Del resto un perno fondamentale degli oratori estivi sono le migliaia di “ado” che si danno da fare mettendosi al servizio dei più piccoli. Guidi aggiunge: “l’oratorio non è un servizio di cui siamo utenti, una proposta di cui fruiamo passivamente. È un’esperienza che si realizza con la partecipazione di tutti; ciascuno a partire da ciò che sa fare, da ciò che gli piace fare, dall’età che ha. In oratorio scopriamo di non essere soltanto chiamati a giocare, ma a metterci in gioco, con l’atteggiamento del servizio, che è l’essenza del Vangelo». Nell’esperienza dell’oratorio, inoltre, “la dimensione spirituale e quella sociale si compenetrano l’una con l’altra, in giornate che sono piene di passione, di esperienze, di incontri”.

Progetto Giovani in cammino. Una annotazione particolare merita il fatto che l’oratorio estivo, chiamato anche Grest, non è certo una proposta isolata, bensì uno dei punti più alti, e partecipati, della proposta oratoriana ambrosiana che si dipana lungo tutto l’arco dell’anno. Con esperienze educative che vanno in profondità. Fra queste, anche per il 2022-2023 è stato rinnovato il progetto Giovani in cammino, un’iniziativa multilivello – spiegano alla Fom – dedicata alla prevenzione del disagio tra i giovani (14-25 anni) che prevede la realizzazione di 150 interventi divisi per aree tematiche. L’impegno nasce dalla collaborazione tra Odielle (Oratori diocesi lombarde) e Regione Lombardia (assessorato ai Giovani) “per stimolare l’aggregazione giovanile attraverso la tradizionale presenza educativa degli oratori in un territorio che ne conta oltre 2.300” (il 40% degli oratori di tutta Italia). L’obiettivo di Giovani in cammino è “ripensare il sistema educativo delle parrocchie con discernimento pastorale e creatività, ponendosi in ascolto dei giovani che più di altri hanno sofferto l’isolamento dei due anni di pandemia e valorizzando le loro risorse”. In questo contesto gli oratori “rappresentano più che mai un ponte fra la strada e la Chiesa, uno strumento pastorale chiamato a conoscere e approfondire vecchie e nuove forme di disagio”. Sono quattro le linee progettuali. Giovani INsieme volto a sviluppare l’aggregazione. Giovani IN campo che intende valorizzare lo sport come strumento generativo di valori. Giovani IN formazione vuole attivare percorsi formativi di orientamento in un contesto sociale sempre più complesso. Giovani Indipendenti, infine, per far sperimentare forme nuove, quotidiane e comunitarie di autonomia e di primo distacco dalla famiglia.

L’esempio di Varese. Un esempio viene dalla città di Varese: l’oratorio della basilica di San Vittore Martire, nel centro della città, ha aderito al progetto “Giovani in cammino”. Destinatari dell’iniziativa, che si articola in due linee operative, sono stati quest’anno 350 ragazzi dagli 11 ai 25 anni italiani e stranieri della città e provincia. La prima proposta, intitolata AdOratorio, ha offerto ogni giorno agli studenti delle medie, dalle 14 alle 18, un dopo-scuola con uno spazio compiti e per attività ricreative. “Finite le lezioni, si ritrovano a pranzare in oratorio e poi, con la supervisione di due educatrici professionali e di volontari, studiavano insieme, seguendo anche il metodo della peer education, educazione tra pari”, spiega un responsabile. “L’obiettivo è di offrire un luogo educativo a supporto degli studenti e delle loro famiglie in sinergia con la scuola e vivere momenti di socializzazione ed integrazione alternativi rispetto alle dinamiche relazionali che vivono quotidianamente con il gruppo dei pari e sui social”. Non mancano i laboratori artistici, le attività sportive (calcetto, basket, pallavolo e giochi di gruppo), e momenti di formazione e condivisione. “E si arriva persino a dimenticare il cellulare!”.

Happiness, esperienze di socialità. Il secondo progetto a Varese si chiama Happiness, in funzione da due anni, e si rivolge in particolare agli adolescenti spesso privi nel territorio di spazi aggregativi, se non di natura commerciale. “Ad Happiness i ragazzi possono trovare un luogo accogliente dove vivere esperienze di socialità e incontrare figure adulte di riferimento: una vera casa. Sono coinvolti giovani che frequentano le scuole della città, spesso a rischio dispersione, ma anche altri che non studiano né lavorano, i cosiddetti Neet esposti al rischio della marginalità sociale”. Educatori professionali, due psicologhe e volontari qualificati, “dedicando il loro impegno a seguire ed entrare in empatia con i ragazzi, cercano di intercettare i loro bisogni specifici. Il progetto si fonda sulla libera partecipazione, sulla costruzione comune di percorsi finalizzati a rispondere alle specifiche esigenze di ciascuno così come emergono”.

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