Giovanni Paolo II: Navarro Valls, “un gigante della storia della Chiesa”

Un libro postumo rivela momenti inediti degli oltre vent'anni trascorsi da Joaquin Navarro Valls accanto a Giovanni Paolo II. Tra le pagine, la strategia comunicativa del direttore della Sala Stampa della Santa Sede

(Foto: AFP/SIR)

“Sono stato un privilegiato”. Così Joaquin Navarro Valls, per oltre vent’anni direttore della Sala Stampa della Santa Sede al tempo di Giovanni II, nel libro “I miei anni con Giovanni Paolo II” (Mondadori) –  pubblicato dopo la sua morte per volere dell’autore – descrive la sua esperienza di portavoce accanto ad un santo. Fin dagli esordi, rivelano i suoi appunti personali, aveva ben chiaro quale dovesse essere il nuovo della sala stampa vaticana, per riuscire a tenere il passo di un papa comunicatore e globetrotter. “Avevo chiesto a Dziwisz se fosse possibile discutere con il Santo Padre di alcune questioni riguardanti al sala stampa”, scrive l’11 settembre 1986: “le esperienze positive degli ultimi due anni, alcuni problemi dovuti all’assenza di coordinamento, l’allargamento del nostro campo di azione oltre quello della stampa italiana, i risultati concreti derivanti dagli sforzi per incidere in misura maggiore sull’opinione pubblica e la possibilità per la sala stampa di fare un passo in avanti e commentare le attività del papa e della Santa Sede, senza limitarsi alla trasmissione di discorsi e documenti”.  La sua capacità propositiva e innovativa, propria di un portavoce a 36o° che intende in primo luogo  governare il flusso informativo, si scontra però  con i tentativi di frenata degli ambienti curiali.

“Il problema – annota nell’agosto del 1990 – sta in queste complicazioni della Curia, che derivano – in larga misura – dalla mancanza di una metodologia di lavoro. Non è chiaro che abbia l’ultima parola e i problemi passano da un ufficio all’altro senza che nessuno si assuma la responsabilità di decidere”.

Il piglio decisionista di Navarro, che per noi giornalisti che l’abbiamo conosciuto aveva a che fare con l’autorevolezza e il carisma, comportava il coraggio di “metterci la faccia” su operazioni comunicative allora inedite, come quelle di superare il “tabu’” della salute di un Pontefice informando in tempo reale sull’insorgere e l’evoluzione delle malattie, fino all’annuncio rotto dalla commozione, in sala stampa, della morte di Karol Wojtyla. Audace, per allora, anche la decisione di creare il sito Internet, vatican.va, che al momento del lancio ha registrato in pochissimi giorni milioni di accessi alla home page.

“Nonostante il successo – commenta Navarro il 29 gennaio 1996 – molti in Vaticano guardano al progetto con disinteresse: non è malizia, è mancanza di sensibilità nel dare valore alla dimensione delle cose che non rientrano nella propria esperienza diretta”.

I toni più intimi del libro li troviamo nella narrazione ricca di particolari inediti delle vacanze con il Papa, costellate dell’ammirazione del suo portavoce per la resistenza tenace, anche quando le condizioni di salute non glielo permetterebbero.

“Ogni volta – scrive narrando il soggiorno ad Aosta nel luglio 1997, quando il Parkinson era ormai conclamato – vedo sempre più chiaramente quanto siamo insignificanti, di fianco a questo Santo Padre che nonostante i suoi limiti fisici è sempre, palesemente, un gigante della storia della Chiesa”.

Man mano che trascorrono gli anni, tuttavia, gli ostacoli alla sua strategia informativa, fatta di un sapiente rapporto con i giornalisti e dell’abilità a rintuzzare con gli argomenti giusti quelle che oggi si chiamano “fake news”, si moltiplicano:

“Ottenere informazioni – si legge in un appunto del 14 marzo 1999 – è sempre più complicato. I responsabili della Segreteria di Stato hanno la tendenza a chiudersi, a moltiplicare la ‘prudenza’, a diventare più cauti. Stanno sempre sulla difensiva e non sono mai propositivi. Il loro leitmotiv è: ‘Non dica niente, ma se domandano…’. In questo modo l’iniziativa è sempre di altri, di chi mette in circolazione delle voci, mai nostra”.

Ci sono poi momenti topici, quando per veicolare informazioni importanti non si può contare neanche sull’aiuto delle tecnologie. E’ il caso dell’apertura del Giubileo del 2000 o di uno degli ultimi ricoveri al Gemelli, quando non riesce a diffondere via Internet i relativi testi. Di grande attualità la linea informativa scelta per comunicare i casi di abusi:

“Non possiamo dare l’impressione, come qualcuno vorrebbe – sostiene Navarro il 10 marzo 2002 – che la Santa Sede voglia ‘insabbiare’ questa faccenda. D’altra parte, bisogna rispettare i diritti di ciascuno, compresi quelli del presunto colpevole e delle presunte vittime di violenze sessuali”.

Ricorrente, via via che la salute di Giovanni Paolo II peggiora, è nel libro il tema delle dimissioni. “Chiedete che io possa condurre fino alla fine il mio ministero”, la volontà del Papa polacco, che come in un ritornello esorta i suoi collaboratori a pregare per lui in questi termini. Quando scoppia la guerra in Iraq – anche questo un monito per l’oggi – è Navarro a farsi portavoce della posizione della Santa Sede:

“Chi decide che si sono esaurite le vie pacifiche messe a disposizione dal diritto internazionale, si assume una grande responsabilità di fronte a Dio, alla propria coscienza e alla storia”.

Magistrale è il modo in cui, negli ultimi mesi di vita del Papa a cui è stato accanto per oltre vent’anni, descrive il proprio modo di comunicare:

“La nostra linea informativa continua a essere quella di fornire dati oggettivi di carattere clinico, aggiungere qualche particolare personale di questi giorni e, ogni tanto, un pizzico di umorismo, come quando dico che il papa segue l’evoluzione delle sue malattie attraverso i giornali”.

E quando, il 21 marzo 2005, si diffonde la falsa notizia della morte del Papa, Navarro dice ai giornalisti: “Non voglio smentire niente. Semplicemente ribadisco che, ogni volta che c’è stata una novità sullo stato di salute del Santo Padre, lo abbiamo comunicato. E così sarà anche in futuro”. Il resto, è storia.

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